Prestanome dei clan, criminali e faccendieri: i rapporti pericolosi di Durigon a Latina
Claudio Durigon, attuale sottosegretario al Tesoro del governo Draghi, viene eletto in Parlamento nel 2018 nella lista della Lega quando era ancora vicepresidente del sindacato Ugl. Anche grazie alla discesa in campo del sindacalista, il partito di Matteo Salvini per la prima volta registra un boom nel Comune di Latina, tradizionalmente vicino alla destra ma mai leghista. Da quel momento il sud Pontino diventa la roccaforte di Salvini nel Lazio, nel complesso di una trasformazione che porta la Lega a diventare davvero una forza di respiro nazionale.
Nei mesi di preparazione alle urne, Durigon sceglie e nomina come responsabile della campagna elettorale il giovane Andrea Fanti. Investito dalla carica di responsabile delle sedi del partito di tutta la provincia di Latina, è Fanti che coordina e tiene i contatti con quanti vogliono contribuire al successo delle liste della Lega. Il nome di Andrea Fanti viene fatto al pool antimafia della procura di Roma da uno dei pentiti che sta facendo tremare la politica, Agostino Riccardo, che lo accusa di aver pagato una mazzetta da cinquemila euro per dei favori in occasione di una vecchia competizione elettorale. Circostanza che Fanti smentisce, ma che è tuttora all'attenzione dei magistrati.
Quello che però è certo è che Andrea Fanti è molto amico di Simone di Marcantonio, un altro giovane imprenditore di Latina a capo della Gestione & Soluzioni. Il nome di Simone Di Marcantonio compare in diverse inchieste su cui stanno lavorando gli inquirenti. Tra queste c’è quella della Dda romana "Alba Pontina" che ha svelato le infiltrazioni mafiose nelle elezioni amministrative del 2016 nel basso Lazio. Un testimone ha raccontato alla polizia di essere stato avvicinato da Di Marcantonio mentre si recava alle urne e di aver ricevuto un’offerta da 50 euro in cambio di un voto per il candidato della destra.
Ma non solo. Secondo la Dda, attraverso la società Ride Srl, Di Marcantonio sarebbe uno dei prestanome di Sergio Gangemi, personaggio noto alle cronache giudiziarie perché già condannato a 9 anni in primo grado dalla procura di Velletri per estorsione con metodo mafioso. Che Di Marcantonio e Gangemi fossero amici, dentro e fuori i bar, non era un mistero per nessuno in città. Così come era nota ai più anche la vicinanza di Gangemi all’omonima famiglia ‘ndranghetista. Lo spessore criminale di Gangemi si capisce bene dalle immagini di sorveglianza che riprendono la spedizione punitiva che ha organizzato nei confronti di una vittima di estorsione ad Aprilia: in due a volto coperto sparano una raffica di colpi contro il cancello della vittima.
Di Marcantonio compare in diverse iniziative elettorali della Lega di Salvini nel Pontino. Il contributo che Di Marcantonio ha portato a Durigon deve essere stato abbastanza importante visto che il neo deputato appena arriva a Montecitorio, come ultimo atto prima di dimettersi dalla carica di vicepresidente Ugl, lo nomina dirigente sindacale per le partite Iva nel Lazio.
Il ruolo di Di Marcantonio rispetto a queste vicende giudiziarie è ancora tutto da chiarire da parte dei pm. Rimane la domanda su quanto sia opportuno che un onorevole si circondi di persone tanto chiacchierate e le inviti all'interno del ministero del Lavoro dove ricopre la carica di sottosegretario.
Oltre a Di Marcantonio, tra le persone che Fanti presenta a Durigon c’è anche l'imprenditore di successo Luciano Iannotta, titolare della Italy Glass ed ex presidente di Confartigianato Latina. Coinvolto nell’inchiesta della Dda “Dirty Glass”, nel settembre 2020 Iannotta è stato arrestato dalla mobile di Latina perché accusato di mantenere i rapporti del mondo di mezzo tra l'imprenditoria pontina e i clan.
A suo carico pendono pesanti accuse come corruzione, estorsione e detenzione di armi. Nelle pagine dell’ordinanza della procura si legge addirittura di un sequestro di persona ai danni di un funzionario pubblico. A preoccupare i magistrati ci sono in particolar modo le relazioni pericolose che Iannotta era riuscito a costruire con i poliziotti e gli uomini della guardia di finanza diventati sue talpe all’interno del sistema che lo indagava. Tra questi anche Alessandro Sessa, il colonnello dei carabinieri già coinvolto nel caso Consip.
Grazie alle rivelazioni di una fonte protetta, siamo in grado di ricostruire che anche Iannotta si sarebbe adoperato attivamente per agevolare l’ingresso in politica di Durigon offrendogli un appartamento nel centro di Latina nel palazzo “Pegasol” come base per il comitato elettorale. Tra gli eventi che collegano Durigon a Iannotta ci sono anche le serate di apertura e chiusura della campagna elettorale delle politiche che l'onorevole aveva organizzato al locale "Chalet" sulla via del Lido di Latina. Il ristorante era infatti gestito da uno dei sodali dell'imprenditore oggi al centro delle indagini.