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Presidenzialismo, Meloni vuole accelerare e convoca le opposizioni: sarà faccia a faccia con Schlein

Giorgia Meloni ha invitato le opposizioni a un confronto sul presidenzialismo, martedì 9 maggio. Sarà il primo faccia a faccia ‘privato’ con Elly Schlein. Nella minoranza c’è scetticismo: la riforma sembra una scusa per non parlare dei problemi più importanti, anche se Renzi è favorevole al “sindaco d’Itali”.
A cura di Luca Pons
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha invitato i rappresentanti dei partiti di minoranza a un confronto, martedì 9 maggio, alla Camera dei deputati. Formalmente l'invito è per un "confronto sulle riforme istituzionali", che sostanzialmente significa una cosa: presidenzialismo. La riforma della Costituzione che Meloni ha annunciato già nel suo discorso inaugurale in Parlamento, da anni pallino della destra, potrebbe iniziare il suo percorso ufficioso la settimana prossima.

Con Meloni ci saranno anche Tajani e Salvini, vicepresidenti del Consiglio, oltre alla ministra per le Riforme istituzionali Casellati. Presente anche il consigliere giuridico di Meloni, il costituzionalista Francesco Saverio Marini. Il calendario prevede che, dalle 12.30 di martedì in avanti, gli incontri si susseguiranno dal gruppo parlamentare più piccolo a quello più numeroso. Il primo sarà +Europa, mentre al Terzo polo (che si presenterà insieme, rappresentato da Carlo Calenda, Maria Elena Boschi e i capigruppo Paita e Richetti) toccherà alle 15.30. Alle 17 ci sarà il Movimento 5 stelle, e per ultimo, alle 18.30, il Partito democratico di Elly Schlein.

La ministra Casellati oggi, all'evento di Forza Italia a Milano, si è detta "fiduciosa" che arriverà un accordo con le opposizioni e ha dichiarato: "Le riforme dello Stato sono una scelta obbligata per dare credibilità al nostro Paese e rafforzare il circuito democratico. Se ne parla dal 1983 e ci sono stati moltissimi tentativi da parte del centrodestra e del centrosinistra. Non mi interessa se una cosa è difficile, la domanda che dobbiamo farci è se ne vale la pena ed è certo che ne valga la pena. In 75 anni di vita repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una durata media di 14 mesi. Ci serve stabilità per dare respiro ai cittadini".

Cosa proporrà Meloni e come risponderanno le opposizioni

Schlein ha già annunciato che convocherà la segreteria del partito il giorno prima, lunedì 8, per confrontarsi sui temi. All'incontro con Meloni il Pd dovrebbe essere rappresentato, oltre che dai capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, anche dalla stessa segretaria. Sarà la prima occasione di un incontro diretto tra Schlein e Meloni, a parte quelli avvenuti pubblicamente in Aula al Parlamento. Sul tavolo ci potrebbero essere diversi contrappesi: ad esempio la riforma sull'autonomia differenziata delle Regioni e sul ballottaggio nelle elezioni comunali, che il Pd potrebbe chiedere di ritirare in cambio della sua collaborazione.

Al contrario, dal Movimento 5 stelle Giuseppe Conte non parteciperà. Il suo staff ha detto che sarà impegnato a Brescia nella testimonianza per l'inchiesta sul Covid, anche se l'udienza è ufficialmente fissata per il giorno successivo, il 10 maggio. L'assenza di Conte sarà letta anche come un segnale politico di diffidenza: il sospetto, per molti nell'opposizione, è che il governo voglia ora concentrare l'attenzione sul presidenzialismo per non parlare delle ultime misure sul lavoro, o dei ritardi sul Pnrr, o della gestione dei migranti. Insomma, i punti più critici dell'attuale gestione.

Dall'incontro di martedì non dovrebbero arrivare importanti novità concrete. Per adesso, secondo le indiscrezioni, il governo sarebbe disposto a lavorare su modelli diversi – dal presidenzialismo, con elezione diretta del presidente della Repubblica, a un ‘premierato forte' con l'elezione diretta del capo del governo. Ci sarebbero comunque alcuni paletti: ad esempio, per cortesia istituzionale, bisognerebbe in ogni caso includer una clausola per non far entrare in vigore la riforma fino alla fine dell'attuale mandato di Sergio Mattarella.

Il confronto con le opposizioni servirà soprattutto per misurare le distanze. M5s e Pd si sono detti più volte contrarie a riforme di tipo presidenziali, mentre nel Terzo polo Matteo Renzi non ha mai nascosto di essere favorevole al formato del "sindaco d'Italia", come ha ribadito anche oggi su Twitter.

Cosa deve fare il governo per cambiare la Costituzione

Intanto, la ministra Casellati avrebbe già elaborato almeno una prima bozza di testo, partendo proprio dall'idea del ‘premierato forte'. Si tratta comunque di una base ancora poco strutturata. Anche perché il centrodestra dovrà decidere se proporre poi di creare una commissione parlamentare ad hoc che lavori sulla riforma, o se proporre direttamente il testo al Parlamento. In questo caso, il testo potrebbe arrivare anche nelle prossime settimane.

Dopodiché, l'iter sarebbe lungo: Camera e Senato dovrebbero approvare due volte ciascuna, ad almeno tre mesi di distanza tra le due votazioni. Se al secondo voto ci fosse una maggioranza dei due terzi dei parlamentari, la riforma sarebbe approvata definitivamente. Altrimenti, se si raggiungesse solo la maggioranza assoluta, si potrebbe chiedere un referendum popolare senza quorum, come quello affrontato (e perso) nel 2016 dal governo di Matteo Renzi.

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