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Premierato, tutte le posizioni in campo: chi è a favore e chi è contro la riforma costituzionale

La bozza della riforma costituzionale, che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio, andrà probabilmente al Cdm di venerdì. Renzi si è detto disponibile a considerarla, anche se attende il testo definitivo.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nuova bozza sul premierato, che probabilmente finirà nel Cdm di venerdì, incontra il favore di Italia viva. Matteo Renzi ieri ha esplicitato ieri la sua posizione: "Se la Meloni porta la riforma costituzionale con l'elezione diretta del Premier, noi ci siamo". Ma il suo partito è l'unico a condividere l'idea dell'elezione diretta del presidente del Consiglio. Le posizioni in campo restano sostanzialmente identiche a quelle emerse mesi fa quando Giorgia Meloni incontrò a Montecitorio le opposizioni per un confronto sulle riforme costituzionali. Oggi Pd, M5S, Avs, Più Europa e anche Azione, confermano la bocciatura: no all'elezione diretta del presidente del Consiglio.

L'unico pronto a sostenere il simil ‘sindaco d'Italia' è appunto Matteo Renzi, anche se l'ex premier è cauto, in attesa di leggere il testo definitivo. Per Renzi finché non ci sarà quello "parliamo del niente. Come del resto abbiamo parlato del niente dal decreto rave party alle norme sul Pos, dalla carne sintetica a tutti i provvedimenti di Adolfo Urss. Però la notizia del giorno è che la ministra Casellati ha partorito la riforma. E dunque è giusto che prendiamo sul serio le aspirazioni dell’Esecutivo facendo finta di credere che il Governo abbia davvero licenziato le riforme".

La bozza in 5 punti su cui la maggioranza ha trovato l'accordo verrà esaminata venerdì in Cdm, e probabilmente l'iter parlamentare partirà dalla Camera, visto che il Senato è già impegnato con l'autonomia. Nella bozza di premierato proposta dal governo Meloni si accenna anche alla legge elettorale. Ma c'è solo un titolo: premio di maggioranza al 55%. Nessuna altra indicazione. Sarà il Parlamento poi ad entrare nel dettaglio delle diverse opzioni.

Ma se sul no al premierato le opposizioni sono compatte, sulla legge elettorale potrebbe essere più complicato parlare con una sola voce. Un punto di partenza potrebbe essere quello di superare i listini bloccati: ridare potere di scelta agli elettori, anche per combattere l'astensionismo. Elly Schlein, ospite dell'assemblea di Azione, ieri ha ribadito che serve "una legge elettorale che restituisca il potere di scelta dei rappresentanti agli elettori e questa discussione va fatta subito senza aspettare di arrivare in fondo alla legislatura".

No fermo invece sul premierato, perché con la riforma l'Italia rischia di "regredire. Siamo in presenza di un complesso pasticciato di norme che scassa la Repubblica parlamentare e serve come arma di distrazione di massa per sviare l'attenzione e coprire le mancate risposte sui problemi economici e sociali del Paese", ha detto a Repubblica il senatore Alessandro Alfieri, responsabile per le riforme del Pd. "Una tipica soluzione all'italiana – ha aggiunto ancora – che oltre a stravolgere l'equilibrio tra premier e capo dello Stato, non affronta la vera emergenza istituzionale: l'abuso della decretazione d'urgenza".

Sulla norma anti-ribaltone, "se il premier cade o si dimette, il Colle deve conferire l'incarico o allo stesso premier o a un altro parlamentare della medesima maggioranza che però non è stato eletto direttamente dal popolo. Un'incoerenza totale". La proposta dem era "la sfiducia costruttiva, presente sia nel sistema spagnolo sia in quello tedesco che hanno dato prova di ben funzionare, regalando stabilità agli esecutivi. Insieme a una legge elettorale che superi le liste bloccate e restituisca ai cittadini la libertà di scegliersi i rappresentanti. Il Pd aveva dato la sua disponibilità a lavorare a un testo condiviso, in cambio dello stop all'autonomia differenziata. La maggioranza invece non solo non intende fermarsi sull'autonomia, ma non è venuta incontro a nessuna richiesta. Siamo pronti a dare battaglia, in Parlamento e nelle piazze", ha assicurato Alfieri.

"Abbiamo fatto una proposta per l'elezione diretta del premier nero su bianco nel programma del 2022 del Terzo polo e, a differenza di altri, noi non abbiamo cambiato idea. Abbiamo presentato un ddl in Senato a prima firma Renzi per il ‘sindaco d'Italia' mesi fa. Se la proposta del governo sarà seria e coerente, voteremo a favore", ha ribadito al Corriere della sera Maria Elena Boschi, deputata di Iv ed ex ministra per le Riforme costituzionali. È un segnale alla destra? "Assolutamente no. È la dimostrazione di serietà verso chi ci ha votato. Noi siamo disponibili a confrontarci con il governo sulle riforme che sono le regole del gioco di tutti, così come sulla riforma della giustizia se garantista. Allo stesso modo, non facciamo sconti ad un governo che aumenta le tasse, penalizza donne e famiglie, ha una gestione disastrosa del fenomeno migratorio e rischia di farci perdere i fondi del Pnrr".

Prima vediamo i testi, anche della legge elettorale. Dopo il balletto indecoroso sulla legge di Bilancio con norme che entravano e uscivano via tweet anziché in Cdm, comprenderà la nostra diffidenza rispetto a bozze che girano e poi magari viene fuori che nessuno le ha lette. Nemmeno i leader della maggioranza", ha aggiunto però al Corsera l'esponente di Iv, spiegando, in particolare riguardo alla fiducia costruttiva: "Noi siamo per un meccanismo semplice e chiaro: i cittadini eleggono il premier e contestualmente la sua maggioranza in Parlamento; se quel premier viene sfiduciato, la parola torna ai cittadini. Altrimenti, non cambia nulla e continueremo ad avere governi instabili". "Ma soprattutto – ha sottolineato Boschi – i cittadini saranno sempre convinti che il loro voto non conti nulla".

"La Riforma proposta dalla Meloni non è diversa dall’istituzione della norma contro i ‘Rave'. Appartengono entrambe all’ambito della comunicazione. L’illusione che si vuole dare è che ‘i cittadini conteranno di più'. Ma non sarà così. Già oggi il leader del partito che prende più voti viene incaricato e quando le maggioranze cambiano è perché falliscono nel governare il paese. Ad un certo punto a forza di spacciare illusioni, deludere e così indurre un aumento dell’astensione, sarà la democrazia a cadere. Premierato o meno", ha scrutto su X il leader di Azione, Carlo Calenda.

"Avviso ai naviganti: il premierato, annunciato in pompa magna contestualmente al deposito tardivo della manovra alle Camere, non è altro che merce di scambio tra il partito di Meloni e Forza Italia, cui è stato imposto di non presentare emendamenti alla legge di bilancio. Ancora una volta sulla nostra Costituzione si gioca il baratto tra partiti alla ricerca di consenso per le imminenti elezioni europee, nonché un succulento banchetto per distrarre l'opinione pubblica dai problemi reali che la manovra di Meloni non risolve, anzi aggrava. That's all!", ha scritto su Facebook, Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio.

Soddisfatto invece Matteo Salvini, che parlando di premierato ha spiegato che "si va nella direzione di rendere più efficienti e moderne le nostre istituzioni nel pieno rispetto della volontà popolare. E sono orgoglioso che questo governo, di cui la Lega e' protagonista, possa realizzare un cambiamento atteso da troppi anni".

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