Premierato, in Senato parte l’ostruzionismo dell’opposizione: ci sono tremila emendamenti da discutere
La "madre di tutte le riforme", come l'ha definita più volte Giorgia Meloni, è arrivata al suo primo dibattito parlamentare: ieri nell'Aula del Senato si è svolta la discussione generale sul premierato, e oggi partirà quella sugli emendamenti. Le opposizioni non intendono fare passi indietro: sono circa tremila le proposte di modifica al testo, e la volontà è quella di discuterle tutte. Dall'altra parte, la maggioranza non ha presentato nemmeno un emendamento, nonostante anche ieri qualche parlamentare abbia sollevato delle perplessità.
È indubbio, infatti, che ci siano ancora delle questioni irrisolte. Una di queste è quella degli italiani all'estero. Sono quasi cinque milioni di elettori, e oggi in Parlamento sono rappresentati da una quota ristretta di parlamentari (8 deputati e 4 senatori). Ma se il presidente del Consiglio venisse eletto direttamente, quei cinque milioni di voti varrebbero moltissimo, circa un decimo dell'elettorato (anche se l'affluenza è piuttosto bassa, meno del 30% alle ultime elezioni nazionali). Dunque potrebbero avere un'influenza enorme nel decidere chi vince.
La ministra Casellati difende il premierato dalle critiche di Liliana Segre
Sul tema la ministra delle Riforme Maria Elisabetta Casellati ha detto che le soluzioni arriveranno "nella legge elettorale", che sarà presentata quando il testo del premierato passerà dal Senato alla Camera. Italia viva ha chiesto che proprio la legge elettorale venga discussa e approvata prima del via libero definitivo al premierato, per chiarire meglio le conseguenze concrete della riforma. Nel suo intervento conclusivo in Senato, Casellati ha risposto anche alle critiche di Liliana Segre, senatrice a vita che aveva lanciato un allarme democratico.
"La cara amica Liliana Segre ha fatto riferimento alla legge Acerbo del 1923, che prevedeva l'attribuzione dei due terzi alla lista che avesse superato il 25% dei voti validi", ha detto Casellati: "Ma chi si è mai sognato di scrivere una legge di questo tipo? Nella riforma si fa riferimento ad un premio di maggioranza legato al principio di rappresentatività. Non ho mai ipotizzato una soglia inferiore al 40%, in sintonia con la giurisprudenza costituzionale". La ministra ha anche difeso il testo per quanto riguarda il presidente della Repubblica ("Le sue prerogative non sono state toccate, anzi"), che dalla riforma potrebbe uscire indebolito secondo molti costituzionalisti.
Le opposizioni puntano sugli emendamenti: "La maggioranza diserta il confronto"
Come detto, gli emendamenti sono circa tremila: "Interverremo tutti su ogni emendamento, e l'opposizione sarà durissima", hanno fatto sapere il Pd, il M5s e Alleanza Verdi-Sinistra con i rispettivi capigruppo Francesco Boccia, Stefano Patuanelli e Peppe De Cristofaro. Sul fatto che dalla maggioranza non sia arrivata nemmeno una proposta di modifica, lo stesso Boccia è intervenuto chiedendo un confronto tra i capigruppo: "La maggioranza ha deciso di disertare il confronto. La leggiamo come la volontà del governo di andare avanti a testa bassa. La volontà di confrontarci da parte nostra c’è".
Pera (FdI): "Dei difetti ci sono, bisogna ancora lavorarci"
Nonostante non ci siano emendamenti, anche la maggioranza non è priva di critiche alla riforma. Marcello Pera, senatore di lungo corso eletto con Fratelli d'Italia, che aveva già sollevato diversi dubbi in commissione, ha ribadito che il testo "è difettoso", anche se il premierato "non è il regime del capo della tribù, ma una forma di governo democratica". I problemi sono, ad esempio, "la fiducia iniziale da togliere" (non ha senso far votare la fiducia a un presidente del Consiglio che è stato eletto con la maggioranza dei voti), e "i contrappesi da aumentare".
In più, ha detto Pera, al momento "il progetto del governo prevede che il presidente del Consiglio sia eletto direttamente ma non dice come. Tutto è demandato ad una legge elettorale, e io ho seri dubbi che una legge elettorale, da sola, possa risolvere il problema del voto estero, del possibile diverso esito elettorale Camera-Senato, della divisione dei poli politici in tre anziché in due, della soglia per ottenere il premio. Questo vuol dire che si deve ancora lavorare. Ci sono punti da correggere affinché la riforma non abbia difetti di costituzionalità".
Tra gli interventi c'è poi stato anche quello di Mario Monti, che ha sottolineato come con il premierato diventerebbe impossibile formare "governi di larga collaborazione" come il suo, che servì "a superare la crisi finanziaria", o quello "di Giulio Andreotti nel 1978 per combattere il terrorismo e quello di Mario Draghi, per debellare il Covid. Che cosa avrebbe fatto in quel momento un premier di parte? Con un presidente della Repubblica che non potrebbe nemmeno esortare all’unità, e un secondo premier vincolato al programma di anni prima".