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Premierato, il governo apre a modifiche sulla riforma, Casellati: “Testo non è blindato”

Il governo apre a modifiche sul ddl sul premierato: “Se le modifiche saranno coerenti sono pronta a discuterle”, dice la ministra Casellati.
A cura di Annalisa Cangemi
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La ministra delle Riforme Elisabetta Casellati apre a modifiche sul ddl sul premierato, approvato venerdì scorso, purché siano "coerenti con la ratio della riforma".

"Il Parlamento è il luogo naturale del dibattito politico per cui un testo non può mai considerarsi ‘blindato'. Se le modifiche saranno coerenti sono pronta a discuterle. L'importante è che l'approccio delle opposizioni non sia ‘pregiudiziale', nel senso che il dialogo non si traduca in un monologo". Casellati risponde così alla domanda di Affaritaliani.it sulla riforma costituzionale che introduce l'elezione diretta del presidente del Consiglio.

In mancanza dei due terzi in Parlamento il referendum confermativo potrebbe essere inevitabile, ma la maggioranza ostenta sicurezza. Il presidente del Senato Ignazio La Russa non nasconde però di sperare in una maggioranza dei due terzi in modo da non dover neanche passare dalla consultazione popolare: "È difficile, ma io ci spero e lavorerò per questo obiettivo. Se le opposizioni vogliono migliorare la legge troveranno ascolto, se invece preferiscono non cambiare nulla lasciando che siano gli accordi politici, a volte poco trasparenti, a scegliere i premier, non arriveremo ai due terzi. A quel punto, sarà il referendum a decidere".

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano dice invece che la maggioranza non ha paura del referendum: "Se non ci sarà condivisione andremo al referendum senza alcun timore. Se invece ci sarà una condivisione del testo ampia ne saremo lieti, ma non la perseguiamo a costo di fare venire meno punti qualificanti della riforma".

Le opposizioni però promettono battaglia contro il ddl, continuando a paventare uno svuotamento del Parlamento e rischi anche per la figura del capo dello Stato. Secondo Nicola Fratoianni "La proposta della destra di premierato è un Frankenstein giuridico istituzionale, un modo per demolire la Costituzione che invece dovrebbe essere attuata fino in fondo e meglio di quanto si sia fatto fino ad oggi. Ed è un Frankenstein che ha un obiettivo: dare tutti i poteri in mano ad una sola persona". Mentre per Angelo Bonelli "La proposta di riforma costituzionale della premier Meloni è una svolta autoritaria. Promuoveremo la costruzione di comitati in difesa della Costituzione e del presidente della Repubblica in tutta Italia".

"Giù le mani dal presidente della Repubblica", scandisce Elly Schlein, in un intervento su La7 alla trasmissione In Onda, bocciando senza possibilità di appello la riforma costituzionale proposta dal governo Meloni. Non solo perché riduce la presidenza della Repubblica a un "elemento di arredo", ma anche perché "indebolisce ulteriormente il Parlamento" e "scardina" la forma di repubblica parlamentare. La leader del Pd, interpellata sulla riforma proposta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, esordisce così: "Facciamoci qualche domanda se il premierato non esiste in nessun altro Paese. C'è stato in Israele per qualche anno, poi sono tornati indietro perché evidentemente è un sistema che sradica l'equilibrio dei poteri della Costituzione. È una riforma che indebolisce ulteriormente il Parlamento, e non ne abbiamo bisogno davanti a un governo che si sta dimostrando campione nell'uso e nell'abuso della decretazione di urgenza". Ma c'è un altro motivo altrettanto importante secondo Schlein: "È una riforma che indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica".

Oggi è Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera, a tornare sull'eventuale referendum: "Meloni si deve dimettere se perde il referendum sulle riforme? Ci sarebbero già motivi per farlo, ma sicuramente se definisci questa la ‘madre di tutte le riforme', non puoi fischiettare e non trarne le conseguenze. Ma al di là di questo, vedo un modello rovinoso: l'uomo o la donna sola al comando. Sparisce il governo parlamentare, la forma stabilita dai padri costituenti. C'è un impianto ideologico e culturale che ha l'obiettivo di costruire una nuova Repubblica in cui la pregiudiziale antifascista non c'è più. È innegabile che ci sia l'accentramento di poteri in un'unica figura, senza pesi e contrappesi", sottolinea in una intervista a La Repubblica. Il Pd, spiega, propone una "sfiducia costruttiva, voto a data certa dei decreti legge, forme di partecipazione popolare, stop alle liste bloccate. Ma in questo disegno di legge non ce n'è traccia. L'opposizione non si farà solo in Parlamento, ma nel Paese", prosegue Braga, che su una possibile battaglia comune delle opposizioni conclude: "È doveroso, oltre che utile, unire le forze. Su questo tema, come sulla finanziaria. Questa riforma viene buttata sul tavolo adesso per mascherare una manovra che non aiuta la crescita, taglia su sanità e scuola, sulle pensioni, penalizza le donne. Noi ci opporremo in Parlamento. E saremo in piazza sabato anche per questo, per difendere le istituzioni. E per la pace". 

Anche secondo Maria Elena Boschi, deputata di Italia viva, ed ex ministra per le Riforme costituzionali, se Meloni dovesse perdere il referendum dovrebbe lasciare Palazzo Chigi: "Per me chi perde un referendum si deve dimettere. Lo hanno fatto Renzi e Cameron, lo fanno tutti i leader coerenti. Però spero che la riforma cambi, di votare a favore e che il referendum passi. Voteremo la sfiducia alla Meloni per come governa, non per il Sindaco d'Italia che noi del Terzo polo avevamo messo nel programma. Dire di no alle sue riforme per partito preso sarebbe masochista e incoerente", dice oggi in una intervista a La Stampa.

Riguardo al testo, spiega, "mi piace l'elezione diretta del premier. Non mi piace il mancato superamento del bicameralismo, la mancanza del ballottaggio, l'assenza del limite dei mandati, l'impossibilità per il Premier di nominare e revocare i ministri. E poi la loro norma anti-ribaltone non funziona".

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