In un certo senso le motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il Porcellum nei suoi aspetti centrali (assenza di preferenze e premio di maggioranza) rappresentano un ulteriore problema politico. Già, perché a questo punto il Parlamento non ha davvero più abili e, conoscendo le regole d'ingaggio ed i confini entro i quali muoversi, non potrà esimersi dal procedere in maniera spedita verso la stesura della nuova legge elettorale.
Ma andiamo con ordine, chiarendo i punti su cui la Corte ha ritenuto necessario intervenire. La prima censura è relativa all’attribuzione del premio di maggioranza su scala nazionale alla Camera e su scala regionale al Senato, declinata secondo disposizioni che "violerebbero l’art. 3 Cost., congiuntamente agli artt. 1, secondo comma, e 67 Cost., in quanto, non subordinando l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e, quindi, trasformando una maggioranza relativa di voti, potenzialmente anche molto modesta, in una maggioranza assoluta di seggi, determinerebbero irragionevolmente una oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica". Ma non basta, perché tale attribuzione risulta "manifestamente irragionevole, poiché, da un lato, sarebbe in contrasto con l’esigenza di assicurare la governabilità, in quanto incentiverebbe il raggiungimento di accordi tra le liste al solo fine di accedere al premio, senza scongiurare il rischio che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio possa sciogliersi, o uno o più partiti che ne facevano parte escano dalla stessa. Dall’altro, provocherebbe un’alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio sarebbe in grado di eleggere gli organi di garanzia che restano in carica per un tempo più lungo della legislatura". Infine, si tratta di una evidente forzatura del principio di eguaglianza del voto, con un meccanismo "irrazionale normativamente programmato per determinare tale esito".
Per quel che concerne la possibilità di esprimere preferenze la Corte è altrettanto chiara, spiegando che le disposizioni contenute nel Porcellum "violerebbero gli artt. 56, primo comma, e 58, primo comma, Cost., i quali stabiliscono che il suffragio è diretto per l’elezione dei deputati e dei senatori; l’art. 48, secondo comma, Cost., in virtù del quale il voto è personale e libero" (dal momento in cui si chiede all'elettore di votare una lista bloccata), nonché il principio che "riconosce al popolo il diritto alla scelta del corpo legislativo", che non può essere in alcun modo delegata ai partiti. Insomma, le motivazioni abbattano definitivamente le fondamenta del Porcellum e indicano precise responsabilità del legislatore che verrà. Lo spiega bene Ainis sul Corsera, parlando di "una sonora bocciatura del passato, ma anche una lezione per il futuro. Significa che gli elettori vanno rispettati, perché la sovranità appartiene al popolo, non alle segreterie politiche. E significa, al contempo, che le esigenze della governabilità non devono andare a scapito della rappresentatività del Parlamento".
Ma oltre il dato politico vi sono evidenti conseguenze di tipo normativo. Innanzitutto la Consulta chiarisce che non si è determinata un'assenza normativa, dal momento che, dopo le sforbiciate a premio di maggioranza e a liste bloccate, resta sempre un sistema proporzionale puro con la possibilità di esprimere (almeno) una preferenza. Poi, avalla implicitamente alcuni dei progetti in discussione nelle ultime settimane, sancendo anche la possibilità di preservare liste bloccate purché "ridotte" in modo che sia chiaro all'elettore "per chi" sta votando (è uno dei motivi per i quali il Mattarellum, che ha quota proporzionale con liste bloccate, è considerato accettabile) e spiegando che il limite enorme del premio di maggioranza del Porcellum era la sua manifesta irragionevolezza (per quantità di seggi assegnati e assenza di soglia di sbarramento). Insomma, in linea teorica ci sarebbe il via libera sia per il modello spagnolo (che ha liste bloccate) che per la legge dei Sindaci (che ha premio di maggioranza), sia per il ritorno al Mattarellum che per il doppio turno.
Infine le motivazioni sgombrano il campo anche dalle polemiche sulla legittimità delle istituzioni e dell'elezione avvenuta con il Porcellum. Su tutto infatti vige "il principio fondamentale della continuità dello Stato, che non è un’astrazione e si realizza in concreto attraverso la continuità dei suoi organi costituzionali" ed è la stessa "Costituzione a prevedere a seguito di elezioni la prorogatio dei poteri delle Camere precedenti finché non siano riunite le nuove Camere". Dunque nessun dubbio: Parlamento e Governo sono pienamente legittimi.