Ponte sullo Stretto, Santillo (M5s) a Fanpage: “Decreto è solo un contentino di Meloni per Salvini”
Il governo ha approvato il decreto sul Ponte dello Stretto di Messina, con la formula "salvo intese". Il Cdm del 16 marzo ha dato il via libera al testo che consente l'immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell'opera, che collegherà la Sicilia con la Calabria. Il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini ha spiegato che si riparte dal progetto definitivo del 2011, che prevedeva la costruzione del ponte sospeso strallato più lungo al mondo, 3,2 chilometri, che sarà rivisto in base alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. L'obiettivo del governo è ora quello di arrivare a un nuovo progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024, per poi avviare i lavori per la fine di quell'anno.
Ne abbiamo parlato con Agostino Santillo, vicepresidente del gruppo dei deputati del Movimento 5 Stelle alla Camera e coordinatore del comitato M5s Infrastrutture e Trasporti: "L’unica certezza è che si riattiva un carrozzone mangiasoldi, la “Stretto di Messina Spa”, e si crea una nuova girandola di poltrone. Tutto il resto è avvolto nella nebbia", ha detto a Fanpage.it.
L’approvazione del decreto per il Ponte sullo Stretto di Messina la formula ‘salvo intese’ si può considerare un passo avanti? O è solo l’ennesimo slogan?
Il decreto varato giovedì sul Ponte è un “contentino” della Meloni per Salvini, che ormai è sempre più “junior partner” di questa maggioranza. Oltretutto in genere un decreto legge deve rispondere a precisi criteri di urgenza: qui l’urgenza dov’è? La Meloni in tema di decretazione sta battendo ogni record. Eppure ricordiamo le sue grida ai tempi dei governi Conte dai banchi dell’opposizione: allora per lei non era mai urgente nulla. Comunque sul Ponte si va avanti a slogan e frasi fatte: l’approvazione “salvo intese” dimostra che non ci credono nemmeno loro. L’unica certezza è che si riattiva un carrozzone mangiasoldi, la “Stretto di Messina Spa”, e si crea una nuova girandola di poltrone. Tutto il resto è avvolto nella nebbia.
Salvini ha detto che il ponte sullo stretto sarà “un volano di crescita infrastrutturale” per Sicilia e Calabria. Ma stiamo parlando di due Regioni dove ci sono altre emergenze infrastrutturali, strade e autostrade, non si sarebbe dovuto partire prima da quelle?
Sicilia e Calabria pagano un gap storico a livello infrastrutturale rispetto al resto del paese. Negli anni passati al governo il M5s si è sempre battuto per maggiori investimenti al Sud: tra le tante opere finanziate con il Pnrr, la Sicilia fa la parte del leone tra le regioni italiane ed è giusto così. Dire che quei cantieri ferroviari e stradali siano prioritari rispetto al ponte è superfluo: avete mai provato ad andare in treno o in macchina da Agrigento a Messina? Sono viaggi della speranza. Però se lo dici vieni sempre accusato di benaltrismo.
Le analisi costi-benefici fatte fino ad ora indicavano una strada diversa?
I costi dell’operazione sono ignoti, e lo stesso Salvini non ha detto una parola in merito. Anche su chi dovrà coprirli il quadro è fumoso: sono alte le probabilità che alla fine paghi Pantalone. Sui benefici però i dubbi sono persino maggiori. Il rischio è quello di spendere miliardi per guadagnare qualche manciata di minuti rispetto all’attraversamento dinamico con i traghetti, il cui potenziamento costa cento volte meno. Poi c’è la questione delle merci, che per ragioni di volumi continueranno a viaggiare sulle navi da e per la Sicilia. E sono da valutare le possibili interferenze dell'ipotetico ponte con il traffico marittimo nello Stretto, specie in considerazione del gigantismo navale di oggi. Forse in Sicilia sarebbe preferibile investire sulle aree portuali e retroportuali: quello sì che sarebbe un volano di crescita per la regione.
Quell’aera è considerata ad alto rischio sismico, è sicuro costruire lì il ponte strallato più lungo al mondo che sarà lungo 3,2 chilometri?
Aspettavamo infatti il completamento degli studi di fattibilità rimessi in piedi dal precedente governo. La soluzione a campata unica, che poi è quella su cui si sta orientando il governo, era quella che presentava le maggiori incognite di staticità. Tanto che veniva paventato lo scenario di un ponte non percorribile nei giorni di forte vento, non infrequenti nell’area dello Stretto. Ci chiediamo se questi e altri nodi relativi alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale siano stati sciolti o meno: su questo Salvini fa lo gnorri.
A chi chiama in causa la sismicità dell’area però viene ricordato che ci sono ponti simili anche in Turchia e Giappone.
In quei paesi, per sapere se un’opera è realizzabile, si fanno prima studi accurati e non si lascia nulla al caso. Quando si va a posare la prima pietra di un ponte si sa al centesimo quanto costerà e chi pagherà. E specialmente in Giappone ogni nodo tecnico o legato alla sicurezza viene sciolto prima, altrimenti non si parte. Qui da noi Salvini, tra un meme sui social e una sparata ai microfoni, festeggia già il risultato come se il ponte fosse percorribile già dopodomani. Dice che al paese costerebbe più non fare il ponte che farlo: una castroneria risibile.
E poi c’è un problema di costi ambientali, come ha ricordato anche il WWF, che ha ricordato che l'area dello Stretto è ricompresa in due "importantissime Zone di Protezione Speciale".
I risvolti ambientali dell’operazione è chiaro che ci sono, e fanno parte delle incognite ancora non sciolte nei rilievi di fattibilità. Al di là del discorso sull’impatto paesaggistico, c’è un problema evidente di tutela della biodiversità. È chiaro però che certe questioni per Meloni e Salvini sono del tutto trascurabili: questo è il governo delle trivelle, degli inceneritori, della caccia aperta nei parchi protetti, del no alle auto e alle case “green” e del taglio ai fondi anti-dissesto. Non credo proprio che si siano posti gli interrogativi che si fa il Wwf: non ricordo un esecutivo tanto menefreghista sulla sostenibilità ambientale.
Nel M5s ci sono state discussioni interne in passato, quando l’allora sottosegretario al ministero dei Trasporti Giancarlo Cancelleri nel 2021 si dichiarò a favore della realizzazione dell’opera. C’è oggi una posizione unitaria nel Movimento?
Per il Movimento 5 Stelle la questione non è ponte sì-ponte no, ma fare le cose per bene, soprattutto quando si parla di infrastrutture. E farle se sono utili per i cittadini, e non solo ai soliti noti che vedono quest’opera come una gallina dalle uova d’oro. Ci hanno spesso accusato di essere il partito del no, ma con i due governi Conte abbiamo sbloccato decine di opere fondamentali in tutta Italia e ricostruito il ponte di Genova in tempi record. Su questo benedetto ponte la spesa vale l’impresa? Non lo sappiamo ancora. L'unica operazione conclamata con il dl varato giovedì è la moltiplicazione delle poltrone, senza contare che per i manager della risorta società “Stretto di Messina Spa” non varrà il tetto dei 240 mila euro di stipendio. Nel decreto, inoltre, il progetto fermato nel 2012 diventa "obbligatorio" se quindi si rivelasse irrealizzabile o si decidesse in futuro di cambiare idea, bloccare l'opera costerebbe centinaia di milioni.
Nel governo Conte bis era stato però avviato un gruppo di lavoro tecnico, che aveva messo nero su bianco una relazione in cui si parlava di “profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina”. Quella relazione non conta nulla?
Quel lavoro avviato dal governo Conte II fu poi portato avanti dal ministro Giovannini, che diede il via a uno studio di fattibilità unito a un’analisi costi-benefici su quattro opzioni: le due sottomarine, quella del ponte a tre campate e quella ad una campata sola. Noi come M5s avevamo chiesto di inserire tra le opzioni anche quella di non fare il ponte: quando si parla di mettere sulla bilancia vantaggi e svantaggi, questo scenario non viene considerato mai. Per chiudere: Salvini fa già le passerelle, ma non ha fugato mezzo dubbio e vende sogni. Il Sud però avrebbe più bisogno di solide realtà.