Ponte sullo stretto, niente più fondi dallo Stato
La notizia era già nell'aria da parecchio tempo; sebbene Altero Matteoli avesse assicurato appena una decina di giorni fa che il Ponte sullo Stretto di Messina si sarebbe fatto, le lungaggini e le notizie provenienti dal cuore dell'Europa lasciavano intendere che gli eventi avrebbero seguito un corso ben diverso da quello preannunciato ottimisticamente dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Prima, infatti, era arrivato lo smacco da Bruxelles: se l'Italia voleva il Ponte il suggerimento, non troppo velato in verità, era quello di costruirselo di tasca propria, giacché i 50 miliardi comunitari sarebbero stati destinati ad altre opere, tra cui il potenziamento di numerose vie ferroviarie da Nord a Sud. Un duro colpo assestato a questo ennesimo simbolo della «politica degli slogan», la cui storia non è mai iniziata, sebbene, paradosso tutto italiano, duri ormai da trent'anni e sebbene sia riuscito a far sparire fiumi di denaro.
Poche ore fa l'ultimo tassello che sembra voler porre definitivamente fine al «pozzo di San Patrizio degli sprechi» come è stato definito il ponte da due docenti universitari che da anni si occupano dell'impatto ambientale della costruzione sul territorio. Una mozione dell'Italia dei Valori sul trasporto pubblico locale approvata oggi dall'Aula della Camera, infatti, impegna l'esecutivo «alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, pari complessivamente a 1 miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad Anas s.p.a. per la sottoscrizione e l'esecuzione – a partire dal 2012 – di aumenti di capitale della società Stretto di Messina s.p.a».
La maggioranza si è astenuta dal voto, sebbene il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Aurelio Misiti, avesse espresso parere favorevole, pur presentando ulteriori modifiche che, tuttavia, l'IdV non ha accolto. Sfuma così, e senza essere mai esistito, almeno a quanto traspare da questi ultimi provvedimenti, il leggendario collegamento tra Scilla e Cariddi, che, nelle parole di quanti ne auspicavano la realizzazione, avrebbe risollevato le sorti di un Sud sempre più povero e malconcio, risolvendo problemi che affondano le radici nella notte dei tempi, quasi come se fosse stato una sorta di lampada dei desideri. (fonte ANSA)