Ponte sullo Stretto, due nuovi esposti in Procura potrebbero rallentare la costruzione dell’opera
Dopo l'esposto presentato a febbraio dai leader dei partiti d'opposizione, Bonelli, Fratoianni e Schlein (Giuseppe Conte, pur essendo contrario all'opera non ha firmato)la Procura di Roma ha aperto un'indagine, senza ipotesi di reato e indagati. Secondo Pd e Avs le opposizioni non sono state messe "nella condizione di analizzare gli atti" che riguardano il progetto e la realizzazione dell'infrastruttura, e denunciano l'assenza di trasparenza.
La Procura dovrebbe indagare in particolare sulla "reticenza della Società Ponte sullo Stretto e del Governo a rendere pubblici documenti cruciali per una piena comprensione dell'entità e delle procedure che hanno riguardato il progetto" del ponte che dovrebbe collegare la Sicilia e la Calabria, i cui lavori secondo il cronoprogramma di Salvini dovrebbero partire entro il 2024. "L'obiettivo è di aprire i cantieri nel 2024 e portare i colleghi del G7 a visitarli" già quest'anno, ha detto il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, nella conferenza stampa di chiusura del G7 Trasporti. E intanto per oggi è stata convocata alla sede del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la Conferenza dei servizi.
Quello di Pd e Avs non è tratta dell'unico tentativo di rallentare o bloccare l'opera. Sono stati infatti depositati infatti negli Uffici di Reggio Calabria e Messina due corposi esposti.
Cosa dicono i due esposti contro il ponte
Alla Procura di Messina e alla Corte dei conti, e per conoscenza alla Procura di Roma e al Cipess (il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), è stato depositato un esposto in merito alla regolarità di alcuni pareri e documenti presentati per la costruzione del ponte sullo Stretto: è stato firmato da un comitato di oltre quaranta professionisti messinesi, magistrati, persone che dovranno subire espropri, avvocati e docenti universitari.
Uno dei firmatari, un avvocato che da anni si batte contro il ponte sullo Stretto ha spiegato all'Ansa: "È un esposto strettamente tecnico, in cui i professionisti siciliani hanno puntato il dito contro gli ultimi due passaggi dell'iter del procedimento: il parere del comitato scientifico della Stretto di Messina e la successiva delibera di approvazione da parte del consiglio d'amministrazione della stessa società. I cittadini messinesi hanno chiesto all'autorità giudiziaria di verificare se il parere e la delibera non abbiano creato le premesse per un ingiusto e illecito depauperamento delle casse dello Stato".
"Ritengo – sottolinea ancora l'avvocato – che le persone che hanno presentato l'esposto siano molto competenti, non fanno parte di partiti politici o movimenti e non vogliono esporsi , danno i loro nomi, per non essere al centro dell'attenzione mediatica. I contenuti tuttavia sono molto appropriati e hanno indicato alcuni punti che potrebbero servire a bloccare l'opera".
Secondo il gruppo dei professionisti, le 68 prescrizioni ed osservazioni che il comitato tecnico scientifico ha espresso sul progetto definitivo aggiornato, "dimostrano la piena consapevolezza nei membri dello stesso comitato della irrealizzabilità dell'opera, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e delle sperimentazioni fatte". Inoltre l’esposto, ricorda il Post, chiede alla procura di esaminare tutti i contratti e le clausole stipulate tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, in particolare i cosiddetti "atti aggiuntivi" che stabiliscono chi dovrà coprire eventuali costi straordinari in caso di imprevisti. Questi accordi non sono mai stati pubblicati e i professionisti temono c he il costo finale dell'opera supererà di molto i 14,5 miliardi di euro previsti.
Anche l'esposto presentato alla Procura Reggio Calabria è stato inviato alla Corte dei Conti. In questo caso c'è la firma del Partito Democratico di Villa San Giovanni, che chiede chiarezza sull'iter seguito e sulla procedura che dovrebbe portare agli espropri, che in Calabria, a Nord di Reggio Calabria, dovrebbero riguardare circa 150 tra case e terreni. In totale il ponte e i cantieri dovrebbero occupare area di 3,7 chilometri quadrati, 2 in Sicilia e 1,7 in Calabria: secondo il Sole 24 si parla addirittura 300 fabbricati a rischio esproprio, con circa 4mila persone coinvolte.
Il problema dei costi è al centro anche dell'esposto presentato alla Procura di Reggio Calabria. I comitati, scrive ancora il Post, sostengono che lo scorso anno il governo abbia riproposto il vecchio progetto del 2012 senza avere certezze sui costi e sulla fattibilità dell’opera. Ai magistrati è stato chiesto quindi di verificare "se e in che misura sia legittimo un iter così pieno di buchi, omissioni e ingiustificate accelerazioni".