La conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha sciolto gli ultimi dubbi residui: la scuola riparte nei tempi prestabiliti, con qualche eccezione a livello regionale. Lunedì 14 settembre, dunque, il Paese comincerà una nuova sfida, forse la più complessa da mesi a questa parte, dopo aver vissuto settimane di grande incertezza a causa della risalita degli indicatori legati alla pandemia, dalla curva dei contagi al numero di ingressi in terapia intensiva. Ci arriviamo dopo mesi di furiose polemiche politiche e con il fiato corto, in un momento molto complesso dal punto di vista sanitario e con un’atmosfera di grande incertezza circa l’evoluzione della situazione.
Come noto, la questione scuole è una delle più spinose nel contesto di una crisi sistemica come quella determinata da una pandemia. C’è un’ampia letteratura pre-pandemia che sottolinea come tenere aperte le scuole sia estremamente rischioso, proprio perché si tratta di un sistema complesso, che coinvolge numerosi comparti (trasporti, logistica, ristorazione ecc.) e investe direttamente o indirettamente milioni di persone. Qui vi spiegavamo come da tutte le simulazioni fatte ad aprile dal Comitato Tecnico Scientifico evinceva che la riapertura delle scuole non fosse un’opzione percorribile, poiché “aumenterebbe in modo significativo il rischio di ottenere una nuova grande ondata epidemica con conseguenze potenzialmente molto critiche sulla tenuta del sistema sanitario nazionale". In questi mesi le condizioni sono certamente cambiate e le istituzioni hanno lavorato a una serie di protocolli che consentirebbero di minimizzare i rischi, rendendo di fatto possibile la riapertura degli istituti scolastici e, soprattutto, la gestione delle criticità che, è bene anticiparlo, inevitabilmente si determineranno.
Un concetto però andrebbe esplicitato con maggiore chiarezza: stiamo aprendo le scuole non perché sia “a rischio zero”, ma perché riteniamo imprescindibile che gli studenti tornino a una parvenza di normalità, aiutando il Paese a uscire da una fase che resta drammatica. Riaprire le scuole, insomma, è rischioso. Farlo in un momento in cui gli indicatori in tutta Europa evidenziano una recrudescenza della pandemia è rischioso. Sperare che bastino protocolli sperimentali e non sempre di accertata efficacia è miope e disonesto nei confronti di studenti, famiglie e insegnanti. Tacere della complessità di quello che è un "tentativo" significa ingannare gli italiani.
Il punto è che in un contesto del genere, il Paese avrebbe dovuto dare prova di grande compattezza, la politica avrebbe dovuto dimostrare maggiore coesione e gli addetti ai lavori remare nella stessa direzione. Così non è stato, ci siamo divisi su tutto e ridotto la questione a materia di scontro politico, ideologico e generazionale. Alla responsabilità collettiva si è preferito lo scaricabarile, il rimpallo di responsabilità, la delegittimazione degli interlocutori o il “maniavantismo”. Il Governo ha finito con il litigare con tutti: Regioni, presidi, insegnanti, sindacati, a breve lo farà anche con i rappresentanti degli studenti. La maggioranza si è divisa in fazioni, con partiti interi a delegittimare costantemente l’operato della ministra. L’opposizione ha usato in modo strumentale le difficoltà inevitabili del governo per recuperare consenso, con leader alla ricerca affannosa di visibilità per il tramite della battuta più pungente, del motto di spirito più efficace. L’approccio dei e verso i sindacati di settore è stato ambivalente: da un lato si chiedeva la massima collaborazione, dall’altro si organizzavano campagne denigratorie e strumentali, con l’unico risultato di avvelenare i pozzi di una discussione fondamentale. Le famiglie sono state chiamate in causa troppo poco e troppo tardi, per poi vedersi scaricare la “responsabilità” della tenuta del piano del governo, come se tutto dipendesse dai comportamenti individuali. Il risultato è stato quello di giocare divisi una partita che forse sarebbe impossibile vincere anche tutti compatti.
Ecco, lunedì la scuola riparte con gli stessi problemi degli anni scorsi (qui abbiamo fatto il punto su organico, strutture e investimenti), con l’aggiunta di vere e proprie incognite legate alla pandemia, soprattutto per quel che riguardo gli scenari futuri. E questa è già una sconfitta.