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Pnrr, con revisione approvata dalla Commissione Centro-Sud penalizzato: via 1.803 posti in area critica

L’Osservatorio sanitario nazionale della Fondazione Gimbe rileva “luci e ombre” sulla rimodulazione della “Missione Salute”, contenuta nella Proposta per la revisione del Pnrr inviata dall’Italia alla Commissione europea e approvata il 24 novembre scorso. Cartabellotta: “La rimodulazione al ribasso del numero di posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva di ben 1.803 unità risulta poco comprensibile”.
A cura di Annalisa Cangemi
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foto di repertorio
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La rimodulazione della missione Salute del Pnrr, contenuta nella Proposta per la revisione del Pnrr inviata dall'Italia alla Commissione europea e approvata venerdì 24 novembre, presenta secondo la Fondazione Gimbe "luci e ombre": aumentano i pazienti in assistenza domiciliare (+42mila) e gli assistiti in telemedicina (+100mila), vengono cancellate 312 case di comunità e 74 ospedali di comunità, con il rischio di una penalizzazione per il Centro-sud, mentre svaniscono 1.803 posti letto di area critica.

Sono i principali risultati dell'analisi condotta dalla Fondazione Gimbe sulla rimodulazione della Missione Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza: l'Italia, relativamente alla Missione 6, chiedeva di espungere la realizzazione di 414 Case di comunità, 76 Centrali operative territoriali (Cot), 77 Ospedali di comunità e 22 interventi di anti-sismica. Il documento conteneva inoltre la richiesta di differimento delle scadenze per tre target/milestone: Centrali operative territoriali (+6 mesi), persone assistite attraverso la telemedicina (+12 mesi), ammodernamento parco tecnologico e digitale ospedaliero (+12 mesi).

Nella proposta approvata dall'esecutivo Ue sono riportati i nuovi target quantitativi e le nuove scadenze, senza alcun riferimento a quelli della proposta iniziale per la revisione del Piano.

"La maggior parte delle modifiche – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è stata motivata dall’aumento dei costi dell’investimento e/o dei tempi di attuazione, oltre che di ritardi nelle forniture e difficoltà legate all’approvvigionamento delle materie prime".

"Nell’ambito delle attività del nostro Osservatorio sul Servizio Sanitario Nazionale – spiega Cartabellotta – abbiamo effettuato
un’analisi comparativa tra la proposta originale e il documento approvato al fine di fornire un quadro oggettivo sulle modifiche apportate agli operatori del settore, informare i cittadini ed evitare strumentalizzazioni politiche".

Riguardo alla componente 1 della Missione 6 del Pnrr, "Le modifiche approvate – ha spiegato Nino Cartabellotta – confermano le richieste di espungere varie strutture, ma i criteri e la distribuzione regionale al momento non son noti. Tuttavia, se ad essere espunte saranno le strutture da realizzare ex novo, saranno prevalentemente le Regioni del l Centro-Sud ad essere penalizzate". In dettaglio dovranno essere realizzate:

  •  Case della Comunità: 1.038, rispetto alle 1.350 iniziali (-312)
  • Centrali Operative Territoriali: 480, rispetto alle 600 iniziali (-120)
  •  Ospedali di Comunità: 307, rispetto ai 381 iniziali (-74)
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Secondo quanto riportato nel piano di rimodulazione, gli investimenti espunti dovrebbero essere finanziati con le risorse del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico (ex art. 20 L. 67/1988) non spese dalle Regioni. "Tuttavia è bene sottolineare – precisa il Presidente – che il documento approvato dalla Commissione Europea menziona tali fondi solo per compensare gli investimenti relativi all’antisismica". In particolare, è stata aggiunta la misura M6C2-10 bis che prevede l’erogazione di almeno il 90% di 250 milioni di euro per progetti finalizzati alla ristrutturazione e modernizzazione degli ospedali correlati agli Accordi di Programma di cui all’art. 20 della L. 67/88.

È previsto un incremento del target quantitativo, sia del numero di persone over 65 da prendere in carico in assistenza domiciliare (da almeno 800mila a 842mila), sia del numero di pazienti assistiti in telemedicina (da almeno 200mila a 300mila).

"Un impegno – commenta Cartabellotta – indubbiamente condivisibile, in linea con le necessità di potenziare ulteriormente l'assistenza domiciliare e, soprattutto, di espandere l'utilizzo della telemedicina. La cui vera implementazione è tuttavia condizionata dall'inserimento delle varie prestazioni nei livelli essenziali di assistenza, che oggi includono solo la tele-neuroriabilitazione". La rimodulazione prevede anche il differimento temporale del target relativo all'attivazione delle Cot dal 30 giugno 2024 al 31 dicembre 2024 (+6 mesi).

Quanto alla componente 2 della Missione Salute, le modifiche approvate confermano la riduzione del numero di interventi di antisismica negli ospedali e prevedono una riduzione dei posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva. In dettaglio sono previsti:

  • 84 interventi di antisismica rispetto ai 109 iniziali (-25);
  • 2.692 posti letto di terapia intensiva rispetto ai 3.500 iniziali (-808);
  • 3.230 posti letto di terapia semi-intensiva rispetto ai 4.225 iniziali (-995).

"La rimodulazione al ribasso del numero di posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva di ben 1.803 unità (ovvero 1 su 4) – commenta il presidente Gimbe – risulta poco comprensibile per almeno tre ragioni. Innanzitutto, non era prevista nella proposta di rimodulazione del 27 luglio 2023; in secondo luogo, riguarda un progetto già finanziato con i fondi del decreto rilancio; infine, il potenziamento di queste strutture rappresenta una misura chiave del nuovo piano pandemico".

Considerato che si trattava di un ‘progetto in essere', già finanziato con le risorse del decreto rilancio del 2020), dal documento approvato dalla Commissione Ue non risulta in alcun modo se i posti letto ‘svaniti' verranno comunque realizzati. E ancora: la rimodulazione prevede anche il differimento temporale del target relativo all'installazione delle grandi apparecchiature dal 31 dicembre 2024 al 30 giugno 2026 (+18 mesi).

"L'aumento dei costi di realizzazione di opere preventivate in era pre-pandemica e antecedenti alla crisi energetica – conclude Cartabellotta – hanno reso inevitabile espungere un numero consistente di Case e Ospedali di comunità e Centrali operative territoriali. Considerato che la distribuzione regionale delle opere da edificare non è omogenea, è indispensabile – ammonisce Cartabellotta – trovare un meccanismo di perequazione per evitare di lasciare indietro le Regioni meridionali nel processo di potenziamento e riorganizzazione dell'assistenza territoriale, visto che tra gli obiettivi trasversali del Pnrr vi è proprio la riduzione delle diseguaglianze regionali. Il rifinanziamento di queste strutture – come ripetutamente dichiarato dalle Istituzioni – con i fondi dell'ex. art. 20, oltre ad essere già stato ritenuto non applicabile dalle Regioni, non trova traccia nel documento approvato dalla Commissione Ue. Sicuramente positivo l'aumento degli over 65 assistiti in Adi e in telemedicina. Sull'incomprensibile taglio ai posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva sarebbe opportuno che le Istituzioni fornissero chiarimenti".

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