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Pnrr, Braga (Pd) a Fanpage: “Siamo ufficialmente in ritardo, ed è colpa del governo Meloni”

Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera, risponde a Fanpage.it sui ritardi del Pnrr – “gestito in modo irresponsabile e poco trasparente dal governo” – e sulla linea dei dem: “Il Pnrr è tra i temi su cui costruiremo la nostra opposizione, non accettiamo che siano messe in discussione le sue finalità”.
A cura di Luca Pons
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È arrivato il 30 giugno, e l'Italia è in ritardo sulle scadenze del Pnrr per la quarta rata, da 16 miliardi di euro. Mentre le trattative con la Commissione europea per la terza rata (19 miliardi di euro) continuano, le mancanze che il governo stesso aveva evidenziato nella relazione al Parlamento restano. Nel frattempo, i parlamentari restano all'oscuro dei dettagli tecnici.

Il Partito democratico la settimana scorsa ha presentato una mozione – poi bocciata – in cui chiedeva al governo di accelerare i tempi di attuazione del Piano. Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera, ha risposto alle domande di Fanpage.it sui ritardi, le intenzioni del governo e perché il Pd punterà proprio sul Pnrr per fare opposizione.

Ci sono varie ricostruzioni su quanto, esattamente, l'Italia sia in ritardo nell'attuazione del Pnrr. Lei ce lo sa dire?

No, abbiamo chiesto ripetutamente di avere una sessione dedicata, in Parlamento, in cui ricevere tutte le informazioni, i motivi dei ritardi e le modifiche su cui sta ragionando il governo. Non solo un'informativa del ministro Fitto, ma un momento di approfondimento sui singoli progetti. L'ultima volta l'abbiamo chiesto nella conferenza dei capigruppo di due giorni fa. Anche oggi abbiamo ribadito al presidente della Camera che il ruolo del Parlamento deve essere esercitato, è indispensabile avere le informazioni necessarie in modo trasparente.

E non avete ricevuto nessuna risposta su quando ci sarà un confronto in Aula?

No, e alla fine i nostri dubbi sono stati confermati. Siamo arrivati al 30 giugno senza avere raggiunto gli obiettivi previsti per la quarta rata.

Nel frattempo non si sa ancora cosa ne è stato della terza rata, da 19 miliardi di euro, che doveva arrivare a febbraio. Si diceva che si sarebbe sbloccata a giugno, ma così non è stato. Siete preoccupati?

Certo. La trattativa tra Commissione europea e governo italiano procede con molte difficoltà, da quanto leggiamo. Evidentemente il ministro Fitto e il governo Meloni non sono in grado di fornire elementi sufficienti per sbloccare il pagamento. Questo è ancora più grave con il rischio di perdere anche il treno della quarta rata. Da oggi ufficialmente siamo in ritardo sull'attuazione del Pnrr. E la responsabilità è tutta di questo governo.

Il governo punta molto sulla "rimodulazione" del Pnrr, da concordare con la Commissione Ue. È necessaria, dice, anche perché sono cambiate le circostanze economiche (inflazione, tassi d'interesse, costo dell'energia…). Su questo concordate?

È impossibile concordare, perché non abbiamo idea in che direzione e con quali modalità il governo voglia rimodulare il Pnrr.

Perché il governo non l'ha ancora comunicato? È una strategia politica o solo disorganizzazione?

Intanto c'è una difficoltà oggettiva a gestire il Pnrr, dopo aver sprecato sei mesi per rivedere la governance e aver paralizzato l'azione dei ministeri. Una difficoltà, quindi, causata da scelte sbagliate del governo. E poi c'è una chiara volontà di escludere il Parlamento da ogni discussione e valutazione. Questo è molto grave, denota una reticenza della maggioranza rispetto a una questione che non è appannaggio di Meloni o Fitto, ma del Paese. Alla fine non sono coinvolti nemmeno i Comuni o le Regioni, le forze economiche e sociali. Probabilmente il governo tratta su tavoli separati, con una logica corporativa, non in maniera trasparente come dovrebbe.

In generale sareste favorevoli a modificare alcuni aspetti del Pnrr?

Non possiamo accettare che si mettano in discussione le finalità del Piano. Purtroppo ci sono tentativi di snaturarlo completamente, ad esempio sulla transizione ecologica. Ma anche sul tema dell'occupazione femminile e dei giovani, dei divari territoriali che rischiano di essere allargati dal disegno pericoloso dell’autonomia differenziata. Non siamo disponibili a mettere in discussione quell'impianto del Pnrr.

Quindi le circostanze economiche sono più che altro una scusa del governo per cambiare gli obiettivi del Piano?

Esatto. Mi sembra evidente che il governo usi la scusa della rimodulazione del Pnrr perché non ne condivide gli obiettivi. Ma allora deve avere il coraggio di dirlo. Un pezzo delle forze che oggi sono in maggioranza stavano al governo quando questi obiettivi sono stati definiti e poi attuati, penso al governo Draghi. E invece oggi c'è la volontà di stravolgere quegli obiettivi sempre più attuali, come la lotta alla crisi climatica.

La segretaria Elly Schlein ha lanciato una "estate militante", in cui tra i temi ha posto anche il Pnrr. Lo ha fatto perché è un argomento su cui il partito può compattarsi e superare le divisioni interne?

Abbiamo messo il Pnrr tra i temi su cui costruire la nostra iniziativa politica perché è una questione che tocca molto da vicino la vita delle persone. Parliamo di asili nido, di case della comunità, di sanità pubblica per garantire il diritto a essere curati, di transizione ecologica, temi molto concreti. La nostra azione politica ci si concentrerà anche a livello territoriale, per denunciare cosa rischia di far perdere il governo, quando gestisce in maniera così approssimativa e irresponsabile il Pnrr.

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