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Pnrr, Alfieri (Pd) a Fanpage.it: “Ritardi del governo imperdonabili, e il Parlamento viene ignorato”

Il Partito democratico ha presentato in Parlamento una mozione che impegna il governo ad accelerare i tempi della realizzazione del Pnrr. Alessandro Alfieri, responsabile Pnrr per il partito, ha parlato a Fanpage.it: “I ritardi si accumulano, e Meloni che un tempo urlava per chiedere coinvolgimento delle Camere oggi non ci fa sapere nulla”.
A cura di Luca Pons
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Il Pnrr è uno dei punti cruciali su cui il governo Meloni misurerà la sua credibilità internazionale: ci sono 192 miliardi di euro di risorse in gioco, e per riceverle tutte dall'Europa è necessario rispettare il piano di riforme e progetti concordato. I ritardi al momento si stanno accumulando, e non è ancora chiaro quando il governo presenterà alla Commissione europea la proposta per modificare il Pnrr – rendendolo più realizzabile, nelle sue intenzioni. Il Partito democratico ha presentato una mozione in Parlamento per impegnare l'esecutivo ad accelerare i tempi, e anche a non usare i fondi del Piano per finanziare l'invio di armi in Ucraina. Alessandro Alfieri, senatore e responsabile Pnrr per il partito, ha risposto alle domande di Fanpage.it sul testo.

Partendo dalla stretta attualità: il Senato oggi ha approvato il Dl Pa, così il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr è saltato. Questo aumenta il rischio di far perdere fondi europei all'Italia?

In un certo senso sì, non tanto per i controlli in sé quanto per i ritardi. Il governo ci ha messo otto mesi a ristrutturare la governance del Pnrr, e ha rischiato di aprire un conflitto istituzionale con la Corte dei Conti di cui nessuno sentiva il bisogno. Non ha fatto altro che scaldare il clima e far perdere ulteriore tempo. I ritardi si stanno accumulando.

A proposito di ritardi, sono passati quasi tre mesi da quando l'Ue avrebbe dovuto versare all'Italia i 19 miliardi di euro della terza rata, ma il commissario Gentiloni ha detto che la questione sarà risolta entro giugno. La cosa vi tranquillizza?

Ma sì, i punti principali su quella specifica questione sono stati affrontati, siamo in dirittura d'arrivo. Al momento è la parte che mi preoccupa meno, se non per il fatto che a livello finanziario si contava di incamerare prima quei soldi. Ma l'aspetto veramente delicato è la quarta rata, da 16 miliardi, per le scadenze di giugno 2023. Lì ci sono ritardi importanti, si rischia di non cogliere alcuni obiettivi.

Al governo avete chiesto con la mozione di presentare al più presto alla Commissione Ue il piano di rimodulazione del Pnrr. È già troppo tardi?

Questo è il punto centrale. Il nostro primo incontro con Fitto è stato a marzo, da allora abbiamo sempre chiesto a più riprese di presentare i progetti che il governo voleva modificare. Lo avevano detto già in campagna elettorale, non era un'idea nuova o inattesa. Noi li abbiamo incalzati, perché per riuscirci con i tempi della pubblica amministrazione italiana si sarebbe dovuta aprire l'interlocuzione al più presto. Intanto la Germania ha già aperto e chiuso il negoziato, su due modifiche, anche se di portata minore. Altri Paesi come la Spagna hanno aperto il negoziato e addirittura chiesto risorse aggiuntive. L'Italia no.

Su questo il ministro Fitto ha detto che l'Italia ha il piano di spesa più ampio di tutti i Paesi Ue, quindi non ha senso fare paragoni.

Ma appunto perché abbiamo il piano più sostanzioso avrebbero dovuto partire prima. La lettera che Fitto ha mandato a tutti i ministeri per rivedere le priorità dei progetti è partita il 18 maggio, con un ritardo imperdonabile. In più, c'è tutto l'aspetto aggiuntivo del piano RePowerEu, che mette risorse per contrastare la povertà energetica, spingere sulle energie rinnovabili e sulle comunità energetiche. Su questo il tavolo con le aziende partecipate come Snam è partito a febbraio, e in Parlamento ancora non si sa niente. Fitto dice di aver presentato le prime schede a Bruxelles la settimana scorsa, anche lì con colpevole ritardo. E il coinvolgimento del Parlamento dov'è?

Durante il periodo in cui è stato all'opposizione, Fratelli d'Italia ha molto insistito che il Parlamento non veniva coinvolto a sufficienza nelle decisioni sul Pnrr. Ritenete che ora stia facendo la stessa cosa?

No, molto peggio. Nei governi Conte e Draghi noi abbiamo coinvolto le commissioni Bilancio di Camera e Senato per lavorare sul Pnrr. Adesso, quelli che urlavano per avere più coinvolgimento non solo non fanno le stesse cose fatte da Draghi e Conte, ma neanche ci dicono quali modifiche vogliono fare al Pnrr. Ci dicono solo che vogliono spostare le risorse su altri fondi, cosa che peraltro toglierebbe soldi alle Regioni del Sud per progetti che hanno una programmazione già definita.

Sul Pnrr al Senato avete presentato una mozione unitaria con M5s e gruppo misto. Il Pnrr è un punto di vicinanza tra le opposizioni?

Abbiamo reputato di dare un segnale di vicinanza, sì. Il segnale di una battaglia comune, che vorremmo estendere anche al Terzo polo. Vediamo come riusciremo a incrociare i voti in Aula.

La segretaria Elly Schlein ha messo il Pnrr al centro dell'agenda del Pd, e nel suo intervento in Aula oggi ha toccato anche uno dei punti più controversi: l'invio di armi in Ucraina.

Sì, abbiamo chiesto al governo di impegnarsi a non utilizzare i fondi del Pnrr per l'invio di armi a Kiev. Ci sono già altre risorse dedicate a questo aspetto, i soldi del Pnrr devono andare ai progetti stabiliti.

A inizio giugno il Pd si è spaccato, al Parlamento europeo, sul voto per il piano Asap che prevede proprio di mandare armi all'Ucraina. Ora queste divisioni sono superate?

Quel punto della mozione serve anche a rassicurare chi ha dei dubbi, da una parte e dell'altra: non vogliamo impedire lo strumento Asap a livello europeo, anche perché ci sono esigenze diverse tra i Paesi Ue sul tema della difesa. Penso ai polacchi e ai Paesi baltici, che hanno i carri armati russi a pochi chilometri dal confine e i missili puntati sulle loro città. Quindi è comprensibile che loro possano voler usare quei tipi di finanziamenti. Per noi, che abbiamo già assegnato risorse importanti ai progetti del Pnrr, non lo è.

Non c'è contraddizione nel votare il piano europeo per l'invio di armi, che prevede anche l'utilizzo di fondi del Pnrr, e poi chiedere al governo di non utilizzarli?

No, non c'è contraddizione perché il piano Asap è più comprensivo e generale. Poi, tra le altre cose prevede anche la facoltà, non l'obbligo, di usare i fondi del Pnrr. Una volta chiarito che il governo italiano non li utilizzerà, questo politicamente può rassicurare anche chi è dubbioso a dare il via libera. Il governo ha già detto a voce che non era sua intenzione farlo, rispondendo a una nostra domanda in Aula. Quindi non dovrebbe avere problemi a confermarlo con un atto parlamentare.

E se invece la maggioranza boccia la mozione?

Non vedo perché non dovrebbe approvarla. Ci aspettiamo che la mozione passi. Si chiede solo al governo di essere coerente con quanto ha già detto in più occasioni, con il ministro Crosetto e il ministro Fitto.

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