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Più vecchi, pagati poco e per fare meno lavoro: sono i professori il problema della scuola?

Gli insegnanti delle scuole (primarie e secondarie) italiane vengono pagati mediamente meno dei loro colleghi europei, soprattutto quelli tedeschi, olandesi, francesi e spagnoli. Il loro salario rispetto al Pil pro capite è comunque in linea con quelli degli altri paesi Ue. In Italia, però, vengono regolamentate solo le ore di insegnamento e non quelle complete di tutte le attività che vanno oltre le lezioni come accade negli altri paesi arrivando a un computo totale nettamente maggiore di ore settimanali.
A cura di Stefano Rizzuti
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“I docenti italiani sono quelli meno pagati in Europa”: una frase sentita e risentita e pronunciata da anni da tutta la classe docente ma anche da molti politici che più volte hanno sottolineato la necessità di rivedere gli stipendi degli insegnanti delle scuole italiane. Un tema che sta tornando a essere particolarmente caldo negli ultimi giorni, quando – come tutti gli anni con l’inizio dell’anno scolastico a settembre – si torna a discutere dello sblocco del contratto per i docenti e della possibilità di aumentare i loro stipendi. Che il tema sia sempre più attuale e da affrontare al più presto lo confermano anche le dichiarazioni della sottosegretaria all’Istruzione, Angela D’Onghia, a Fanpage.it: “Gli stipendi vanno assolutamente rivalutati, per avere la qualità che vogliamo le persone devono voler fare questo lavoro, chi lo fa deve essere orgoglioso”. L’affermazione della sottosegretaria, più volte ribadita da tutta la classe docente italiana, si basa su dati che la possono – almeno in parte – confermare. In Italia gli insegnanti guadagnano mediamente meno che in molti altri paesi europei confrontabili con il nostro per simili condizioni economiche o prestigio politico e internazionale: Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Austria, ma anche il Portogallo. Al di là della cifra – che vedremo più avanti – il confronto con gli altri paesi deve tenere conto di molte variabili da analizzare prima di fare un raffronto strettamente numerico.

Le caratteristiche degli insegnanti in Europa

Il rapporto ‘La professione docente in Europa: pratiche, percezioni e politiche 2017’, realizzato da Eurydice, la rete dell’Unione europea di informazione sull’istruzione, evidenzia come la maggior parte degli insegnanti in Europa siano donne: gli uomini sono solo un terzo del totale. Questo dato vale per quasi tutti i paesi, fatta eccezione per i Paesi Bassi dopo c’è una sostanziale equivalenza. I docenti europei non sono particolarmente giovani, secondo quanto emerge dal rapporto: nell’Ue il 33,6% è sotto i 40 anni. Un dato che è invece molto più preoccupante in Italia, dove solo il 10% dei docenti ha meno di 40 anni: l’Italia è il paese europeo con gli insegnanti più vecchi.

L’orario di lavoro degli insegnanti in Europa

Una delle variabili più significative riguardante gli stipendi degli insegnanti è sicuramente quella inerente al numero di ore di lavoro settimanali effettivamente svolte dai docenti. Quasi tutti i paesi europei hanno una regolamentazione che riguarda l’orario totale degli insegnanti, ovvero il numero totale di ore settimanali che un docente deve svolgere per le sue attività sia dentro che fuori la scuola, non limitandosi al tempo di effettivo insegnamento. La media delle ore totali settimanali in Europa è 39. Ogni paese ha diverse regole sul tema. Inoltre, in alcuni stati ogni scuola ha requisiti diversi, in altri le ore variano in base alla materia insegnata e in altre ancora dipende dalle singole regioni o stati federali.

In alcuni paesi sono regolamentate anche le ore totali di insegnamento a settimana. In Italia sono 18 per le scuole secondarie. In Europa si va da un minimo di 14 ore (Croazia, Polonia, Finlandia e Turchia) a un massimo di 28 (Germania). In media, le ore di insegnamento rappresentano il 44% dell’orario lavorativo totale. In due paesi, però, l’unica regolamentazione esistente è quella relativa alle ore di insegnamento. Ciò avviene in Belgio e in Italia. Il che vuol dire che in Italia non c’è un monte ore settimanale fisso da rispettare e che i docenti italiani, in effetti, potrebbero lavorare meno ore dei loro colleghi europei. Infatti, in quasi tutti i paesi europei le ore di insegnamento sono più che in Italia e quasi tutti i paesi prevedono contratti da circa 40 ore settimanali. In Italia l’unica regola inflessibile per i docenti è quella delle 18 ore di insegnamento. I contratti italiani, secondo quanto riporta lo studio, prevedono una disponibilità di 80 ore all’anno all’interno della scuola per attività collegiali e incontri con personale e docenti. In generale, i pochi paesi in cui le ore di insegnamento sono meno di 18, prevedono un monte ore di disponibilità a scuola o comunque lavorative totali ben maggiore.

Gli stipendi dei docenti italiani

È un altro report di Eurydice a fornire i dati riguardanti i salari dei docenti in Italia e in Europa nell’anno scolastico 2015/2016: Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in Europe. Secondo le tabelle della rete europea sull’istruzione, il salario dei docenti italiani varia in base al tipo di scuola. Per le primarie, lo stipendio minimo (lordo annuale) è di 23.051 euro e il massimo di 33.884. Per le secondarie inferiori, si va dai 24.849 euro di minimo a un massimo di 37.211. Infine, per le secondarie superiori il range va da 24.849 a 38.901.

Il confronto degli stipendi in Italia con gli altri paesi

Se confrontiamo lo stipendio lordo annuale degli insegnanti italiani con quello dei loro colleghi europei, quel che ne esce fuori è che si tratta di una cifra quasi sempre più bassa. In particolare, non regge il confronto con tutti gli altri stati che hanno caratteristiche simili o economie che dovrebbero essere trainanti come quella italiana. Parliamo, quindi, degli stati fondatori dell’Ue e degli altri paesi europei che fanno parte del G7. O, ancora, di paesi con caratteristiche simili dal punto di vista della loro posizione geografica.

Se andiamo a vedere gli stipendi dei docenti francesi, sia il salario minimo che quello massimo sono superiori a quelli italiani con differenze lievi (dai mille ai 3mila euro in più) per gli stipendi minimi e più marcate per le cifre massime (tra i 9mila e gli 11mila euro in base al grado di scuola). Ancora più netta la differenza con la Germania, dove un docente ha come minimo un salario annuale intorno ai 45mila euro lordi e come massimo quasi 74mila euro. Grossa differenza anche tra l’Italia e altri paesi come il Belgio (range dai 30 ai 65mila euro), la Scozia (da 37mila a 49mila), i Paesi Bassi (da 35mila a 75mila), l’Austria (da 33mila a 71mila) e il Lussemburgo, uno dei paesi in cui gli insegnanti guadagnano di più in assoluto (da un minimo di 72mila euro l’anno a un massimo di 142mila).

Facendo invece un confronto tra l’Italia e altri paesi del Mediterraneo, come la Spagna e il Portogallo, la situazione non cambia poi molto. In Spagna lo stipendio minimo dei docenti è ben più alto che in Italia (28mila contro 23mila), così come il massimo (45mila contro 39mila). Gli insegnanti italiani hanno invece stipendi minimi leggermente superiori ai loro colleghi portoghesi (23mila contro 22 mila), ma inferiori per quanto riguarda il tetto massimo (39mila contro 42mila). Gli insegnanti italiani guadagnano meno dei loro colleghi francesi, tedeschi, belgi, spagnoli e olandesi, quindi. Una breve parentesi meritano anche i dirigenti scolastici che in Italia guadagnano 47mila euro contro cifre ben più alte in paesi come il Belgio (fino a 78mila euro l’anno), la Francia (70mila) o il Regno Unito (dove si arriva fino a 117mila euro).

Tabella: il confronto tra gli stipendi degli insegnanti in Europa

 

Non mancano comunque i paesi europei in cui lo stipendio degli insegnanti è – in alcuni casi anche nettamente – più basso di quello italiano, come in Repubblica Ceca, Grecia, Croazia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Bosnia. Ma è difficile fare un confronto trattandosi di paesi che hanno monete molto più deboli dell'euro o comunque con economie deboli e non paragonabili a quella italiana.

Gli studi di Eurydice consentono poi di prendere in considerazione un’altra variabile: lo stipendio degli insegnanti in rapporto al Pil pro capite del paese in cui vivono. In 32 paesi sui 40 che rientrano nella rete analizzata, il salario minimo annuale è inferiore al Pil pro capite, con punte particolarmente basse in Lettonia, Lituania e Romania. Il salario minimo più alto rispetto al Pil si registra in Turchia, Macedonia, Montenegro, Portogallo e Spagna. Solamente in sette paesi, invece, il salario massimo dei docenti è inferiore al Pil pro capite.

Sulla base dei dati forniti da Eurydice sul Pil pro capite di ogni paese nel 2013/2014, si può evidenziare che l’Italia presenta un salario minimo dei docenti che corrisponde al 97% del Pil pro capite, e un salario massimo pari al 145%. Andando a vedere il dato degli altri paesi europei, parliamo di un dato in linea con quello di Belgio, Francia e Regno Unito. Differenze nette ci sono invece con la Germania, dove il salario minimo corrisponde al 140% del Pil pro capite e il massimo al 184%. Numeri molti simili si registrano anche in Spagna, con un salario massimo dei docenti che è pari al 197% del Pil pro capite, così come nei Paesi Bassi. In linea di massima, comunque, lo stipendio medio di un docente italiano rapportato al Pil pro capite del nostro paese fa registrare percentuali simili a molti paesi europei.

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