Più soldi ai ministri, meno al ceto medio: su Atreju piombano i nodi della manovra
Di Marco Billeci e Luca Pons
Nella legge di bilancio non arriverà un taglio dell'Irpef per il ceto medio, cioè quei redditi dai 28mila ai 50mila euro all'anno. Lo ha confermato il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, intercettato dai cronisti ad Atreju, la festa annuale di Fratelli d'Italia. I soldi recuperati con il concordato preventivo biennale non sono bastati.
In compenso, chi avrà un beneficio dalla manovra sono i ministri, viceministri e sottosegretari non eletti: il centrodestra ha proposto per loro un aumento di stipendio da oltre 7mila euro al mese. Anche su questo, gli esponenti della maggioranza hanno risposto – chi rivendicando la misura, chi dicendo che non è poi così rilevante. Ma l'aumento resta.
I soldi non bastano per tagliare l'Irpef: "Vedremo l'anno prossimo"
Per quanto riguarda il concordato preventivo, il viceministro Leo non ha chiarito quanti soldi sono arrivati con la seconda fase di adesioni: "Stiamo ancora facendo i conti", ha detto. Poi ha spostato l'attenzione: "Il dato che è più interessante è che una buona fetta dei contribuenti che hanno aderito erano quelli che erano sotto all'otto", cioè erano considerati poco affidabili dal Fisco. "Soggetti che in parte sono emersi", ha detto Leo.
Pressato sulla questione dei soldi e dei tagli all'Irpef, il viceministro ha confermato che comunque "certamente" le risorse incassate con il concordato non basteranno per ridurre l'aliquota. Ma ha rifiutato di definire la misura un flop: "È stato un meccanismo che mira anche a far emergere il sommerso, con un risultato abbastanza buono".
Leo ha lasciato aperto uno spiraglio per il prossimo anno, ma senza certezze: "Vediamo le risorse che saranno recuperate, poi l'anno prossimo sicuramente uno dei nostri obiettivi è ridurre la tassazione sul ceto medio". Ma nella manovra per il 2026 o già durante l'anno? "Vediamo, qua ogni giorno…".
Aumentano gli stipendi dei ministri, Crosetto: "Mi è indifferente"
Dall'altra parte, ha fatto molto discutere l'emendamento presentato ieri che porterebbe a un forte aumento di stipendio per i ministri, i viceministri e i sottosegretari che non sono anche parlamentari. Gli esponenti del governo e della maggioranza interpellati dai cronisti ad Atreju, però, hanno dato risposte piuttosto vaghe.
Lo stesso viceministro Leo ha rivendicato: "Alcuni ministri, non avendo l'indennità parlamentare hanno una remunerazione un po' più bassa". Dopo avergli fatto notare che però questa remunerazione è comunque di oltre 9mila euro al mese, il viceministro ha ritrattato: "È una scelta che si fa in Parlamento, se in Parlamento vogliono incrementare la retribuzione è una scelta loro".
Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, uno di quelli che beneficerebbe dell'aumento, ha risposto ai giornalisti. Inizialmente con una battuta: "Ho detto a un parlamentare che gridava allo scandalo, che secondo me farebbero bene i parlamentari ad adeguarsi a quello dei ministri", che è più basso. Un commento che suggeriva che il ministro fosse contrario all'aumento. Ma Crosetto ha subito evitato di prendere posizione: "Mi è totalmente indifferente".
Osnato (FdI) difende la misura: "Chi lavora va pagato"
Più deciso a difesa della misura è stato Marco Osnato, di Fratelli d'Italia, presidente della commissione Finanze alla Camera. Più volte il deputato ha sottolineato che l'aumento di stipendio dei ministri sarebbe una questione marginale: "Se vogliamo dire che questo è il problema del Paese, evidentemente vuol dire che altri problemi non ci sono", ha affermato. E ancora: "Voi oggi pensate che questo sia il problema del Paese?".
A chi gli ricordava che il ministro Giorgetti aveva parlato di una manovra che avrebbe richiesto "sacrifici a tutti", mentre ad alcuni membri del governo finisce per portare un aumento, Osnato ha ribattuto: "Vorrei farvi notare che dalle agenzie di rating in giù, tutti quanti hanno approvato questa manovra, hanno apprezzato la situazione economica dell'Italia".
Infine, il deputato non ha ceduto nemmeno a chi gli chiedeva se si trattasse comunque di un segnale, o di un esempio, che si poteva evitare: "Chi lavora va pagato, questo è l'esempio. Non è il centro della manovra, si poteva evitare o si poteva fare, non credo sia la cosa determinante".