“Più rimpatri e lotta ai trafficanti”: così Von der Leyen a porte chiuse prova a convincere FdI a votarla
Più rimpatri, più accordi con i Paesi di partenza e transito, lotta ancor più dura ai trafficanti, per gestire l'immigrazione. Sulla transizione verde serve pragmatismo, ma non si può tornare indietro. Questo è stato in sintesi il programma per i prossimi cinque anni che Ursula Von der Leyen ha offerto a Fratelli d'Italia, per provare a garantirsi i voti di Giorgia Meloni, nel corso dell'incontro con i deputati di Ecr. Una riunione a porte chiuse – di cui però Fanpage.it è in grado di rivelare nel dettaglio i contenuti – in vista dello scrutinio segreto con cui giovedì 18 luglio, il Parlamento europeo dovrà decidere se dare il via libera a un nuovo mandato di Ursula al vertice dell'Unione.
L'interrogatorio dei partiti Conservatori europei alla presidente designata della Commissione Ursula Von der Leyen è andato in scena di buon mattino, in una sala laterale al primo piano della sede del Parlamento europeo a Strasburgo. Dalle 9, per circa un'ora prima dell'inizio della sessione inaugurale del nuovo Parlamento, Von der Leyen si è confrontata a porte chiuse con i 78 parlamentari di Ecr. È stato forse l'incontro più delicato, tra quelli tenuti in questi giorni dalla politica tedesca con i diversi gruppi rappresentanti all'Europarlamento. Un po' perché nei Conservatori ci sono alcune delle voci più critiche verso la sua gestione dell'esecutivo Ue negli ultimi 5 anni, tra quelle ascoltate dalla presidente uscente nel suo giro di incontri (che ha escluso le due neonate formazioni della destra estrema, Patrioti per l'Europa e Europa per le Nazioni Sovrane).
Ma soprattutto perché tra le fila dell'Ecr siedono anche gli esponenti di Fratelli d'Italia e Vdl punta ancora al sostegno di Giorgia Meloni, quando giovedì 18 luglio cercherà la riconferma, nel voto a scrutinio segreto dell'Eurocamera. Grazie alla testimonianza diretta di chi ha ascoltato le parole pronunciate nel corso della riunione a porte chiuse, Fanpage.it è in grado di ricostruire i temi e i contenuti dell'incontro tra Von der Leyen e i parlamentari di Ecr. Dopo circa 30 minuti di presentazione, in cui la candidata alla presidenza ha esposto le linee programmatiche generali per i prossimi cinque anni, dallo sviluppo del mercato unico dei capitali al rilancio della competitività europea, si è passati alla fare più calda del confronto, quella delle domande da parte degli eurodeputati.
Le condizioni di Fratelli d'Italia a Von der Leyen
Il primo a prendere la parola è stato proprio il capodelegazione di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza, che nel suo intervento ha sollevato due temi cruciali per il partito di Giorgia Meloni. Il primo è quello del Green New Deal. Nell'analisi di Fidanza, le ultime elezioni europee hanno premiato i partiti critici verso le modalità di attuazione della transizione ecologica e punito chi l'ha sostenuta, con un approccio definito "eccessivamente ideologico". Da questo punto di vista, l'esponente di Fdi ha chiesto garanzie sul futuro, per recuperare una posizione più "pragmatica", che segni un cambio di passo, così da assicurare politiche ambientali "compatibili con la sostenibilità economica delle imprese".
Fidanza ha poi chiesto che non venga riproposta la figura di un super Commissario per il Green New Deal (si parla della socialista spagnola Teresa Ribeiro), attaccando il ruolo ricoperto nell'ultima legislatura dall'olandese Timmermans, vera bestia nera delle destre europee. Secondo il europarlamentare meloniano, infatti, Timmermans avrebbe imposto una griglia ideologica a tutta la Commissione, che ha condizionato dall'alto le decisioni degli altri Commissari, nei settori interessati alla transizione verde. L'esempio portato da Fidanza è quello dell'agricoltura: "Abbiamo avuto quattro anni e mezzo di politiche fortemente penalizzanti per gli agricoltori, poi negli ultimi mesi c'è stato un cambio di visione". Per decidere se sostenere Von der Leyen dunque, Fratelli d'Italia vuole capire cosa quale sarà l'approccio nei prossimi cinque anni.
Il secondo tema sollevato da Fidanza è stato quello dell'immigrazione. Il capodelegazione di Fdi ha riconosciuto alla presidente uscente un'attenzione maggiore alla dimensione esterna dell'immigrazione, quella più cara a Giorgia Meloni. "Non possiamo continuare a dividerci su come redistribuire i migranti che arrivano, la strada è fermare l'immigrazione irregolare, come si è iniziato a fare tramite gli accordi con i Paesi terzi", ha spiegato Fidanza. Dopo aver ammesso che Von der Leyen ha "resistito alle pressioni delle sinistre, che volevano boicottare gli accordi con Egitto e Tunisia", il parlamentare meloniano ha concluso: "Ci auguriamo che si continui su questa strada", aprendo di fatto una non banale linea di credito a Von der Leyen sulla questione migratoria.
Le risposte di Ursula
Anche gli interventi dei deputati degli altri Paesi rappresentati in Ecr hanno insistito molto su Green Deal e immigrazione, ma hanno toccato anche altri temi, dagli eccessi della burocrazia fino all'Ucraina. Poi è arrivato il momento delle risposte di Von der Leyen. La presidente uscente della Commissione Ue ha cominciato la sua replica parlando proprio del tema migranti, sostenendo che "più l'Europa sarà dura nell'abbattere il traffico illegale, più sarà capace di creare canali legali di immigrazione", basata sulle competenze richieste dal mercato del lavoro dell'Unione. "Così possiamo distruggere la narrazione dei trafficanti – ha sostenuto Von der Leyen -, convincendo le persone che vivono nei luoghi d'origine dei flussi migratori a non rischiare la vita, ma ad affidarsi alle vie legali".
Riguardo ai rimpatri dei migranti irregolari, Von der Leyen ha parlato di una politica insufficiente all'interno dell'Unione europea, spiegando che "se guardiamo alle decisioni sui rimpatri prese in tutti gli Stati membri, solo il 25 percento in media è stato attuato". E ha proseguito: "Più lavoriamo come Europa per avere migliori accordi con i Paesi di origine, più ci potremo assicurare che i rimpatri siano effettivi". Ancora, in risposta alle richieste di protezione di confini esterni della Ue, la presidente in pectore ha ricordato come la Commissione già oggi si occupi della gestione, assieme agli Stati membri. La politica tedesca ha fatto l'esempio della Finlandia, dove lungo barriera con la Russia, l'Unione finanzia droni, sistemi di sorveglianza elettronica e altri equipaggiamenti, perché altrimenti un confine così lungo "sarebbe perforato immediatamente".
Dopo aver affrontato le critiche sugli eccessi della burocrazia nell'Unione europea, promettendo la nomina di un vicepresidente con l'incarico di coordinare gli sforzi della le per snellire le procedure, Von der Leyen ha iniziato a parlare di energia e ambiente. Prima di tutto, in risposta a una domanda della francese Marion Marechal sul nucleare, la candidata al secondo mandato per il vertice della Commissione Ue si è detta "profondamente convinta" che il nucleare debba far parte del mix di fonti di energia, per affrontare l'uscita dal fossile , pur rispettando le competenze degli Stati membri sulla materia.
Von der Leyen ha sostenuto che la transizione "deve essere equa, altrimenti non potrà funzionare" e a tal proposito ha ricordato che "ci sono molte risorse destinate a questo scopo nel Next Generation Eu e nel Just Transition Fund". Qua è arrivata forse l'unica stoccata al governo italiano, in difficoltà con l'utilizzo effettivo dei fondi del Pnrr, quando Vdl ha detto: "I finanziamenti sono lì, sarei felice se più soldi negli Stati membri fossero effettivamente spesi. Dobbiamo lavorare insieme per rendere possibile che il supporto finanziario arrivi ai Paesi e venga messo a terra".
Poi è arrivata la replica diretta alle accuse dei deputati Conservatori sull'applicazione del Green Deal. "Dobbiamo essere pragmatici e aperti alle nuove tecnologie", ha detto Von der Leyen, (riprendendo un termine usato anche da Fidanza), senza però prefigurare cambiamenti a 360 gradi, rispetto all'agenda verde dell'Europa negli ultimi anni. "Abbiamo costruito un cornice, ora dobbiamo implementarla", ha argomentato, facendo un parallelo con l'Inflation Reduction Act statunitense o con i massicci investimenti cinesi e dei Paesi del Golfo in auto elettriche e idrogeno pulito. "Qui è dove sta il futuro e l'Unione europea deve stare al passo – ha spiegato Vdl -. Gli investimenti in idrogeno ad esempio nel corso dell'ultimo mandato sono stati più di quelli di Usa e Cina messi assieme". E ha concluso augurandosi che quello dello sviluppo delle nuove tecnologie per la transizione possa essere il terreno comune, da trovare anche con Ecr, riguardo al processo di decarbonizzazione dell'Unione.
Tra le altre risposte fornite da Von der Leyen, vale la pena menzionare quella sui contratti con le case farmaceutiche per i vaccini durante la pandemia Covid, vicenda per la quale la presidente uscente dell'esecutivo comunitario è indagata, nell'ambito del cosiddetto Pfizergate. "La squadra dei negoziatori era composta dai rappresentanti di sette Stati membri oltre che da quelli della Commissione e i risultati dei negoziati sono stati approvati dagli Stati membri", si è difesa la politica tedesca. E ha proseguito: "I contratti poi sono stati firmati dai singoli Stati, non dalla Commissione, e i vaccini sono stati pagati da loro, quindi stava a loro decidere cosa era necessario e cosa no".
Il confronto tra Von der Leyen e i parlamentari di Ecr non è comunque bastato a sciogliere in un senso o nell'altro la riserva di Fratelli d'Italia, in vista del voto di giovedì all'Europarlamento. "Non ci sarà oggi una decisione", aveva detto ai cronisti già prima della riunione il copresidente meloniano di Ecr Nicola Procaccini. Per arrivare a un epilogo della vicenda, si aspetta nelle prossime ore possibile un contatto telefonico tra Von der Leyen e Giorgia Meloni. Solo dopo la premier dovrebbe decidere se indicare ai suoi di dare semaforo verde o rosso all'Ursula bis.