Avete mai bestemmiato in diretta televisiva, o anche solo a una cena di lavoro, a anche solo a un pranzo di domenica in famiglia? L’aveste fatto, avreste sperimentato il vero limite della libertà d’opinione, inciso sulla pietra delle nostre costituzioni materiali, quello del quale Mark Twain, nel 1905, parlava di “privilegio dei morti”, non di diritto universale dei vivi: il limite della convenienza.
Nemmeno Amedeo Grieco, del duo comico, Pio & Amedeo ha bestemmiato in prima serata nel nome della libertà d’espressione, anche perché altrimenti avrebbe salutato per sempre il piccolo schermo, come già successo ad altri suoi colleghi. Nella sua invettiva-monologo contro la presunta “dittatura del politicamente corretto” ha fatto, semmai, quello che i piccoli conformisti fanno da sempre: difendere la libertà dei tanti e dei forti di insultare e irridere i deboli e i pochi.
Perché di questo stiamo parlando quando parliamo di omosessuali (il 2,5% della popolazione italiana), di neri (1,9%) ed ebrei (0,075%): di minoranze quasi irrisorie dell’opinione pubblica, sovente discriminate in quanto tali. Tanto per dare due cifre, il 15,6% degli italiani nega la Shoa (Rapporto Italia 2020 di Eurispes) e il 16,1%, in aggiunta, ritiene vada ridimensionata la portata dell’Olocausto. E per 6 italiani su 10 i 252 episodi di odio antisemita registrati in Italia nel 2020 sono per l’appunto episodi, non legati a un problema complessivo di antisemitismo in Italia.
Andiamo avanti, se volete: il 24% degli omosessuali, uno su quattro, ha dichiarato di essere stata vittima di discriminazioni. E nel corso degli ultimi due anni – 2019 e 2020 – ci sono state oltre 300 aggressioni fisiche a persone “colpevoli” solamente di avere un orientamento sessuale diverso a quello della maggioranza degli italiani. Aggressioni, solitamente iniziate con un insulto.
È a causa di ultimi numeri, e non per colpa della dittatura del politicamente corretto che qualcuno, in Parlamento, ha pensato fosse il momento di proporre una legge contro l’omotransfobia, che ampliasse cioè l’ambito di applicazione dei delitti previsti dal Codice penale agli articoli 604 bis e 604 ter, aggiungendo alle discriminazioni per motivi etnici e religiosi quelle contro disabili, omosessuali, transessuali.
Quella proposta di legge si chiama Dl Zan, dal nome del suo primo firmatario, ed è quella in favore della quale si è schierato Fedez nel suo monologo durante il concerto del Primo Maggio, anch’egli in diretta televisiva su Rai Tre. Un monologo sottoposto a censura preventiva dalla direzione di Rai Tre, anche in questo caso per pura e semplice convenienza. Perché non è conveniente fare i nomi e i cognomi dei politici che, in Parlamento, stanno osteggiando quella proposta di legge. E di un presidente del Consiglio, Mario Draghi, che di questa proposta di legge – per ragioni di equilibrio della sua eterogenea maggioranza – non si interessa.
La differenza tra Pio e Amedeo e Fedez sta tutta qua. I primi difendono la maggioranza, il secondo difende una minoranza. I primi si allineano al pensiero dell’opinione pubblica e del potere politico per convenienza, il secondo commette una duplice sconvenienza – il monologo coi nomi e i cognomi, la pubblicazione della telefonata di censura – che probabilmente gli chiuderà in faccia le porte della Rai pure un bel po’. I primi sono dei piccoli conformisti che si “adeguano al sistema”, come in fondo lo siamo un po’ tutti. Il secondo, a questo giro, si è dimostrato migliore di noi, perché ha esercitato da vivo il privilegio dei morti.
Forse è anche per questo che alla maggioranza degli italiani, da oggi, Pio e Amedeo saranno più simpatici, e Fedez lo sarà un po’ di meno. Potere della dittatura della convenienza e del conformismo, altro che politicamente corretto.