Pilo (M5s): “L’Ue deve essere inclusiva. Sulla dichiarazione per i diritti Lgbtq+ governo italiano vergognoso”
"Le parole magiche per il futuro dell'Europa dovranno essere economia di scala". Ne è sicura Cinzia Pilo, candidata per il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee nelle Isole, che in un'intervista a Fanpage.it, spiega così le ragioni che l'hanno spinta a correre per il Parlamento Ue: "Mai come in questo momento c’è bisogno di costruire un'Europa più giusta, sostenibile e inclusiva". Secondo Pilo se si vuole scongiurare il ritorno dell'austerità nel vecchio continente, l'Europa deve muoversi nella direzione di "un debito comune per la Difesa comune" e non in quella tracciata dall'approvazione del nuovo Patto di stabilità, che la candidata sarda definisce "un enorme passo indietro".
La manager pentastellata parla anche di diritti civili e commenta così la decisione del governo italiano di non firmare la dichiarazione congiunta dell'Ue sulla promozione dei diritti della comunità Lgbtq+: "È vergognoso, ci riporta a un passato che vorremmo dimenticare". Infine, interrogata sul futuro del campo largo, l'intesa tra M5s e Pd, risponde: "il dialogo non si è mai interrotto, si dovrà lavorare molto per un terreno comune".
La sua candidatura, insieme anche a quella di Giuseppe Antoci, è tra le candidature proposte direttamente dal leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte. Com’è nata la decisione di entrare in politica?
È stata una scelta dettata dalla volontà di fare direttamente qualcosa per battaglie che porto avanti da tanti anni e che riguardano la salute, le malattie rare, i diritti di tutte le categorie discriminate oltre che dalla considerazione che stiamo vivendo un momento terribile per le tensioni mondiali che vanno a toccare prerogative universali. Ho pensato di mettere a disposizione del M5S e dei cittadini che credono in valori come la pace, la giustizia, l’ambiente e i diritti appunto, tutta la mia determinazione. Mai come in questo momento c’è bisogno di costruire un'Europa più giusta, sostenibile e inclusiva. E mai come questo in momento c’è la necessità di portare a Bruxelles le istanze di due isole meravigliose, come la Sicilia e la Sardegna, stanche di essere considerate dalla politica regioni di Serie B.
Alle sue spalle vanta una carriera nel settore bancario e della finanza. Competenze che immaginiamo voglia portare in Europa. Nella scorsa legislatura davanti alla crisi causata dalla pandemia le istituzioni europee si sono attivate per rilanciare l’economia tramite lo strumento del NextGeneration EU che ha indubbiamente segnato una svolta per l’Ue. Con l’emissione di strumenti di debito comunitario si è compiuto un primo passo verso un’unione fiscale europea. Dopo quest’esperienza, straordinaria ed emergenziale, lei crede che il debito comune debba diventare strutturale?
Il Next Generation Eu è nato durante la pandemia ed è stato molto importante per tutti i Paesi dell’Unione. Si è rivelato non solo indispensabile ma utile e attuale oggi. Purtroppo, si stanno facendo enormi passi indietro, basti pensare all’approvazione del nuovo Patto di stabilità che ci riporta a un regime di austerità. Dopo Il Recovery & Resiliece Facility si è posto un tema: non esiste Europa senza soluzioni comuni a problemi comuni, senza strumenti comuni l’Europa non avrà rilevanza rispetto ai colossi Cina e USA. Un chiaro esempio è rappresentato dalla Difesa. Il debito comune per la Difesa comune, che porterebbe enormi benefici per le economie di scala per tutti i Paesi, può essere il primo passo per evitare il ritorno dell’austerità vecchio stampo.
A giugno è atteso anche il rapporto sulla competitività che Mario Draghi proporrà alla Commissione. Anticipandone il contenuto l’ex presidente della Bce ha sottolineato la necessità di “ridefinire l’Unione”, a partire da un mercato unico dei capitali, per rendere l’Europa più attrattiva agli occhi dei grandi investitori che spesso finiscono per rivolgersi ad altri mercati come quello americano. Lei cosa pensa a riguardo?
Dobbiamo cambiare il nostro punto di vista. Le parole magiche per il prossimo futuro dovrà essere “economia di scala”. Solo se si avrà questo approccio potremo competere a pieno titolo con gli Stati Uniti e la Cina. A oggi, nelle classifiche economiche mondiali non compare nessuna azienda europea. Dobbiamo tornare a essere competitivi e rilevanti soprattutto in settori geopoliticamente strategici. Per fare questo credo sia più produttivo rifuggire il modello del liberismo sfrenato per avvicinarsi, invece, a un modello di maggiore partecipazione e condivisione degli utili generati che non lasci indietro nessuno. Un approccio che deve essere accompagnato da maggiori investimenti che possano spingere sullo sviluppo e la redistribuzione della ricchezza.
Si è occupata anche di discriminazione e disuguaglianze. Dopo le elezioni di giugno l’Europa probabilmente si ritroverà, se i sondaggi dovessero essere confermati, un Parlamento molto più a destra: cosa dobbiamo temere?
Il tema della discriminazione è centrale, lo dimostra quello che è successo in Ue, con il voto contrario di questo governo di destra che, insieme ai loro amici ungheresi, ha detto no a una Dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtq+. Una decisione vergognosa e che ci riporta a un passato che vorremmo dimenticare. L’Unione europea si fonda sulla coesione. I diritti vanno difesi e tutelati e l’Europa può fare la differenza. Possiamo, però, fare la differenza se esercitiamo il nostro diritto/dovere al voto, altrimenti al potere andranno le destre oscurantiste con un inevitabile aumento delle discriminazioni e delle diseguaglianze. Serve un cambio di rotta in Italia come in Europa per evitare che si facciano ulteriori passi indietro: la diversità non deve far paura, è un valore aggiunto, è qualcosa di bello e che va coltivato.
Lei, inoltre, è l’unica sarda tra i candidati nella circoscrizione isole. Che spazio intende dare a temi come continuità territoriale, insularità, lavoro e turismo in Europa?
La Repubblica Italiana riconosce l’insularità ed è stata inserita nell’art. 119 della Costituzione, con le sue peculiarità, ma l’autonomia differenziata, usata da questo governo come una bandierina elettorale, di fatto la cancella. La stessa destra che parla dell’unità della Nazione. La continuità territoriale non riguarda solo lo spostamento dei cittadini ma anche e soprattutto le merci che possono creare ricchezza per le isole. Dobbiamo assolutamente recuperare il gap che oggi vale ben 15 miliardi e spingere su nuove infrastrutture, innovazione digitale e migliorare la continuità territoriale. In questo senso, l’istituzione delle Zes (Zone economiche speciali) possono fare una grandissima differenza, ma è essenziale agire e investire. Dobbiamo portare in Europa le specifiche caratteristiche e potenzialità della Sardegna e della Sicilia e lavorare su questi temi.
La presidente della Sardegna Alessandra Todde ha salutato con entusiasmo la sua candidatura, parlando di lei come di "un’amica”. Dopo le elezioni sarde, abbiamo assistito alla rottura del campo largo tra Pd e 5 Stelle e con lo strappo delle primarie di Bari le tensioni tra i due partiti sono aumentate. Crede che un’alleanza sia possibile? Se sì, in che modo? Il Movimento 5 Stelle dovrebbe fare un passo indietro e riconoscere la leadership del Pd, al momento secondo partito a livello nazionale?
Ho conosciuto Alessandra durante la presentazione di un mio libro in Sardegna. Ci confrontammo sui diritti delle donne e di quelli delle persone con disabilità: in quell’occasione condividemmo un bel momento parlando della Carta de Logu, la costituzione della Sardegna promulgata dalla giudicessa Eleonora d’Arborea. Ebbene, nel prologo c’è una parola che richiama all’amore come virtù dei giusti, una frase che racchiude appieno i nostri valori e una visione comune di futuro, in Italia e in Europa. L’ho ringraziata per le bellissime parole che avuto nei miei confronti, la sua amicizia è ricambiata al 100% da parte mia. Sarà un’ottima governatrice della nostra Sardegna, dopo anni di disastri politici. Devo ringraziare anche il Presidente Giuseppe Conte, il senatore Ettore Licheri e tutto il MoVimento 5 stelle sardo per la fiducia sulla mia candidatura sui cui tutti convergono. Sul dialogo nel campo progressista c’è da dire che non si è mai interrotto, l’importante è mettere sempre al centro i temi. Si dovrà lavorare molto per fissare un terreno programmatico comune ma credo che alla fine, anche a livello nazionale, si raggiungerà l’obiettivo.