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Pillola abortiva, in Toscana si potrà somministrare Ru486 in ambulatorio: è prima Regione a farlo

Nei prossimi giorni la giunta della Regione Toscana, guidata da Enrico Rossi, approverà una delibera che permetterà di somministrare la pillola abortiva alle donne anche in ambulatorio e non solo in ospedale. Sarà la prima Regione a farlo. Una decisione che arriva pochi giorni dopo quella dell’Umbria di rendere più complicato l’aborto farmacologico.
A cura di Stefano Rizzuti
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Aiutare le donne che vogliono abortire permettendo loro di farsi somministrare la Ru486 anche in ambulatorio. Per questo motivo nasce la proposta della Regione Toscana che dovrebbe essere trasformata in una delibera della giunta guidata da Enrico Rossi il prossimo lunedì: si aprirà, quindi, alla somministrazione della pillola abortiva anche negli ambulatori. La Toscana sarebbe la prima Regione italiane ad applicare questa norma: ad oggi in quasi tutti gli ospedali italiani è necessario ricorrere al day hospital per consegnare il farmaco alle donne, prima delle dimissioni e del successivo ritorno per la somministrazione di un altro medicinale. La scelta della Toscana sembra essere in netta contrapposizione a quella dell’Umbria, dove si è reso più complicato per le donne ricorrere all’aborto farmacologico imponendo il ricovero ordinario.

Rossi stava lavorando a questa proposta già da tempo, da molto prima rispetto alla decisione dell’Umbria. Tanto da far riferimento a un parere dato nel 2014 dal Consiglio sanitario regionale che apriva a questa strada. Inoltre, sottolinea Repubblica riportando la notizia, il ricorso in Toscana alla Ru486 è aumentato durante il periodo di lockdown e di emergenza Coronavirus perché si tratta di un sistema meno rischioso, dal punto di vista infettivo, rispetto a un’operazione chirurgica.

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, rivendica: “Siamo stati i primi a somministrare la Ru486, acquistandola all’estero, perché la ritenevamo più appropriata rispetto all’aborto chirurgico in certe situazioni. Ben prima della sciagurata decisione dell’Umbria avevamo ritenuto di fare questa delibera, per evitare alle donne, quando è possibile, di recarsi nei reparti di ginecologia. Però è necessario che l’ambulatorio sia collegato all’ospedale, per risolvere eventuali problemi. È inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare di fronte a decisioni non certo semplici come quella di abortire. Solo chi intende punire le donne cerca di rendergli le cose più difficili”.

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