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Pietro Bartolo: “I porti devono rimanere aperti, il governo faccia marcia indietro”

Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa dallo scorso maggio diventato europarlamentare, commenta a Fanpage.it il decreto interministeriale che dichiara l’Italia un “porto non sicuro” per l’epidemia di coronavirus. “A bordo dell’Alan Kurdi ci sono 150 persone, vanno fatte sbarcare subito in Italia e si può fare rispettando le misure di sicurezza e senza rischio di contagio. Se l’Italia oggi non è un porto sicuro come può esserlo la Libia della guerra e delle torture? Il Governo modifichi subito il provvedimento”.
A cura di Valerio Renzi
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Pietro Bartolo è tornato a Lampedusa dopo un periodo di quarantena a Bruxelles. "Ho visitato le zone del contagio così ho dovuto passare due settimane in isolamento – racconta – Dopo l'Europarlamento ha chiuso e ho così deciso di fare ritorno a casa". Eletto lo scorso maggio con oltre 135.000 preferenze come indipendente nelle liste del Partito Democratico, il rappresentante di Democrazia Solidale sta osservando l'isolamento domiciliare in maniera scrupolosa: "Le misure di distanziamento sociale sono l'unica arma che abbiamo in assenza di vaccini e medicine efficaci. Capisco quesi sindaci e amministratori che fanno ordinanze specifiche per farle rispettare, è necessario che i cittadini siano scrupolosi, lo dobbiamo fare per la tutela della salute di tutti". Dal 1992 al 2019 è stato responsabile delle prime visite ai migranti che sbarcano sull'isola siciliano, diventando così per tutti ‘il medico di Lampedusa'. Un impegno quello a favore dell'accoglienza e della solidarietà che lo ha portato al Parlamento Europeo.

Il Governo si appresta a dichiarare l'Italia un "porto non sicuro", con il risultato di respingere l'approdo delle navi di migranti e delle Ong che salvano vite nel Mediterraneo. Ieri con altri esponenti del centrosinistra e dell'area di Governo ha chiesto ai ministri di ripensarci…

Siamo di fronte a un fatto epocale, di cui forse ancora non comprendiamo appieno la portata, le cui conseguenze nella società e nelle nostre abitudini quotidiane ci porteremo dietro per molto tempo. Di fronte a questo l'Italia decide di prendere un provvedimento poco efficace e che non rispetta le leggi internazionali. Se la Libia è per l'Italia un luogo sicuro dove riportare i migranti, nonostante le violenze, la guerra, le torture accertate e l'instabilità politica, perché l'Italia non dovrebbe esserlo per uomini, donne, bambini che già hanno sofferto tantissimo? Le misure di quarantena si possono applicare anche per i migranti dopo che sono stati soccorsi. È possibile fre i tamponi, allestire strutture adeguate di accoglienza o, come ha chiesto il sindaco di Lampedusa, attrezzare una nave che sia in grado di accogliere queste persone in condizioni umane prima di farle scendere a terra in piena sicurezza. L'Alan Kurdi non ha ancora una destinazione, eppure ci sono già molte città anche tedesche che si sono dette pronte ad accogliere i migranti che sono a bordo, vanno fatti scendere immediatamente nel porto più vicino.

I decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini sono ancora lì, ora la destra esulta per i porti chiusi ai migranti. La discontinuità tra il governo Conte I e il Conte II è ancora lontano su temi così importanti?

Ora è il momento per mostrare la famosa discontinuità nei fatti. E non basta tenere i porti aperti a chi salva vite in mare. Servono misure tempestive a tutela della salute dei migranti e di tutti. Guardo a quello che è accaduto in Portogallo, dove il governo ha regolarizzato tutti i migranti per permettergli di accedere ai servizi pubblici e al servizio sanitario. Una misura temporanea ma fondamentale per tracciare le persone che si trovano sul nostro territorio e tutelare la loro salute, che vuol dire nel bel mezzo di un epidemia tutelare la salute di tutta la società. Nessuno è al sicuro se qualcuno non lo è. In Italia sarebbe fondamentale prendere un provvedimento di questa natura. Pensiamo alla filiera agroalimentare, che non si può fermare, e dove la mano d'opera di migranti soprattutto irregolari è alla base del sistema produttivo. La ministra dell'Interno Lamorgese ha  dato un primo segnale importante consentendo a tutti gli ospiti di rimanere nei centri di accoglienza fino a emergenza conclusa, ma è insufficiente.

Anche durante un'emergenza così drammatica c'è chi ha trovato il modo di proseguire la battaglia contro le Ong…

Il ministro Luigi Di Maio è stato un accesso sostenitore dei porti chiusi e della battaglia contro le Ong, ma gli altri tre ministri che stanno sottoscrivendo il decreto di cui siamo venuti a conoscenza grazie alla stampa? Lamorgese, Speranza e De Micheli sono d'accordo anche loro? Le organizzazioni non governati stanno salvando vite nel Mediterraneo quanto negli ospedali delle zone rosse, dimostrando ancora una volta che la loro priorità è salvare vite umane, non fare polemica politica. Certo hanno i loro valori ed idee ma a questo non si può chiedere a nessuno di rinunciare. Sono uomini e donne che salvano vite: nel Mediterraneo, nelle zone di guerra, durante una pandemia come quella che stiamo vivendo. Per tutto il resto ci stanno le procure, ma tutte le indagini fino ad oggi non sono arrivate a conclusioni diverse da queste.

Coronavirus ed Europa. L'Eurogruppo ancora non ha trovato un accordo sugli strumenti da adottare per affrontare la crisi. L'alternativa è ancora una volta tra rigore e solidarietà? Così non rischiamo di vedere il progetto europeo definitivamente affossato? 

Una premessa: non è vero che che le istituzioni europee non hanno fatto e non stanno facendo niente. Sia il Parlamento che la Commissione hanno adottato e varato provvedimenti importanti per garantire ai paesi membri più colpiti di affrontare l'emergenza. Ma sono d'accordo bisogna fare di più. Il MES così com'è, con le clausole e le condizionalità, non va bene per affrontare l'emergenza, imporrebbe piani di rientro dolori. Gli eurobond o coronabond sono sicuramente lo strumento più adatto e spero che l'Eurogruppo oggi trovi un accordo. Tutti i paesi membri si devono rendere conto che questa è una crisi simmetrica, riguarda l'Italia quanto l'Olanda, la Germania come la Spagna. Va salvata l'Europa non un singolo. Quello che stiamo vivendo è un banco di prova importante: nei prossimi anni dovremmo affrontare nuove crisi, a cominciare da quella climatica, dobbiamo essere preparati.

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