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Guerra in Ucraina

Picierno: “Linea del Pd su armi a Ucraina non cambia, con queste differenze campo largo è complicato”

Il Parlamento europeo ha confermato il sostegno all’Ucraina, ma il Pd si è spaccato sull’articolo che chiedeva di permettere a Kiev di usare armi occidentali contro obiettivi militari in territorio russo. Una delle due eurodeputate dem che ha votato contro la linea di Schlein è stata Pina Picierno, che a Fanpage.it ha spiegato le sue ragioni. Sottolineando che, per adesso, immaginare un’alleanza tra partiti con posizioni così lontane è impossibile.
A cura di Luca Pons
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Il Parlamento europeo ha votato e deciso, con una mozione, di confermare ancora una volta il sostegno all'Ucraina sia sul piano politico che militare. Gli europarlamentari italiani si sono divisi, e soprattutto all'interno del Pd c'è stata una spaccatura evidente: sull'articolo 8, che chiedeva agli Stati dell'Ue di permettere a Kiev di usare le armi occidentali contro obiettivi militari in territorio russo, la metà dei dem ha votato contro, molti non hanno partecipato alla votazione e due si sono dette a favore. Tra queste due c'era Pina Picierno, già vicepresidente del Parlamento europeo nella scorsa legislatura.

A Fanpage.it, Picierno ha spiegato la propria posizione, negando che ci sia un problema nella linea del partito dettata da Elly Schlein. Ha anche riconosciuto che creare il ‘campo largo', un'alleanza che unisca tutta l'opposizione, al momento sarebbe impossibile, ma che è un "cantiere aperto". E ha criticato il governo Meloni, che a sua volta si è spaccato.

Il Pd si è diviso nettamente nel voto sull’articolo 8 della mozione. Tra i due voti favorevoli c’era anche il suo: perché ha scelto di seguire la linea del gruppo dei Socialisti europei e non quella del suo partito?

Mi sembra quella più adeguata a garantire una difesa efficace all’Ucraina e alle sue forze armate. I recenti avvenimenti bellici e in particolare l’attacco ai depositi strategici a Tver, in territorio russo, lo hanno ampiamente dimostrato. Se è prematuro parlare di svolta nel conflitto, hanno sicuramente ridotto la capacità aggressiva dell’esercito russo.

In generale, pensa che ci sia un problema con la linea del Pd sull’Ucraina? La direzione indicata dalla segretaria Schlein è sbagliata, o troppo vaga?

Non vedo pericoli di cedimento rispetto all’orientamento assunto dal Pd fin dalle prime ore dell’aggressione, ormai quasi tre anni fa. Giova sempre ricordare che senza quell’orientamento, condiviso con l’Europa, gli Stati Uniti, la Nato e grande parte del mondo libero, oggi probabilmente Putin avrebbe un ufficio nel cuore di Kyiv. Il sostegno al popolo e al legittimo governo ucraino è fuori discussione, così come lo è la ferma condanna alle mire espansionistiche di Putin nell’Europa orientale.

Forse manca, non in Schlein o nel Pd, ma nel Paese, la giusta misura storica della sfida in corso. Chi crede che sia un’aggressione ad una porzione del territorio ucraino si è sempre sbagliato e continua a sbagliare: è anche un’aggressione al processo di integrazione europea, al suo allargamento dopo la caduta del Muro, alle democrazie liberali e all’ordine mondiale fondato sul diritto.

Il Pd si è diviso sull’articolo 8 per poi ricompattarsi in parte sul voto complessivo alla mozione. Ma anche qui ci sono state due astensioni. È impossibile trovare una sintesi tra le posizioni che esprimete in Europa su questo tema?

La sintesi è tutta in quel voto, nella responsabilità dimostrata nella stretta finale. Comprese quelle due astensioni. Il sale delle democrazie liberali, che difendo con tutta me stessa, è per l’appunto il pluralismo. Che non significa confusione ma, in una cornice ordinata di responsabilità nazionale e continentale, rispetto per gli altri punti di vista, per gli altri orientamenti. Ma quella cornice non deve essere mai messa in discussione, e anche stavolta non lo è stata.

Il sostegno militare all’Ucraina è un tema divisivo per diversi partiti italiani. M5s e Avs sono contrari, mentre le forze di centro (Italia viva, Azione e +Europa) sono nettamente a favore. È possibile creare una coalizione quando le posizioni interne sono così diverse, come sembra voler fare Schlein?

Anche in questo caso quello che conta è la responsabilità. No, onestamente non credo che sia possibile un’alleanza con differenze così macroscopiche sulla politica estera. Le stesse differenze che sono emerse tra le forze di maggioranza, con la differenza di non poco conto che loro un'alleanza già lo sono e governano. Noi invece siamo un cantiere ancora aperto. Io credo che in Italia ci sia bisogno di assumere definitivamente un costume e una postura corretta: quello che vale a Roma, vale anche a Bruxelles, si è uniti a Roma solo se si è uniti sulle grandi questioni anche a Bruxelles. Deve valere per tutti.

Ritornando alla prospettiva europea: il voto di ieri segna ancora una volta la posizione dell’Ue sull’Ucraina. Restano, però, differenze nella disponibilità dei vari governi a sostenere lo sforzo bellico ucraino, e lo stesso vale per gli elettori. Qual è la linea da seguire, e cosa risponderebbe a chi chiede che gli sforzi si concentrino più sul piano diplomatico che su quello militare?

Non stiamo sostenendo solo lo sforzo bellico ucraino, che comunque è già in sé sostegno doveroso. Stiamo scrivendo una nuova pagina del nostro continente, stiamo costruendo la pace futura, vera, duratura. Tra le accuse che spesso leggo in giro quella che più mi offende è "guerrafondaia". Chi non ha espulso dal proprio orizzonte la guerra è Putin, sono i regimi autocratici che traggono la propria legittimazione dai conflitti. Ma il piano diplomatico non può essere svolto assumendo le cose come se fossero fatte, dopo aggressioni militari, perché non è né diplomazia, né pace. È resa. Non ricordo nella storia pace duratura costruita sulla resa. E non ce ne sarebbe oggi per l’Europa.

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