“Picchiati nel deserto prima di imbarcarci, qui sogno un futuro”: la storia di Abbas, da Lampedusa
Prima la partenza da casa, poi i respingimenti in Tunisia. Il deserto, le violenze. Un altro tentativo, quello buono. Una lunga traversata su una barca di legno e, infine, l'inizio di un sogno. Più semplice da realizzare di tanti altri: fare l'elettricista. È la testimonianza di Abbas, raccolta da Fanpage.it a Lampedusa, nei giorni più difficili per l'isola, che ha visto arrivare oltre 11mila migranti nell'ultima settimana. "Sulla barca c'erano 45 persone – racconta Abbas – È stato difficile, perché ci siamo dovuti restare per due giorni e una notte. È stato molto pericoloso". Un lungo viaggio, partito dal Gambia e continuato per tutto il Nordafrica.
"Prima di arrivare al mare siamo stati nel deserto – dice ancora Abbas – Per tre settimane, senza cibo. Abbiamo camminato. Molte persone sono morte lì, io ho perso due amici". Poi si cerca di passare la frontiera: "In Tunisia ci sono arrivato due volte, ma mi hanno catturato e riportato in Algeria". Al confine "ti picchiano, sul serio", racconta il giovane migrante. "Ho ancora delle ferite sulle gambe". Solo al terzo tentativo, Abbas è riuscito a entrare in Tunisia.
"La barca è partita da Sfax, per andare a Lampedusa – racconta – Per venire qui, normalmente passi dalla Libia. Ho visto Tripoli. Quando ti catturano ti portano in prigione". Poi Abbas spiega anche i motivi delle tensioni mostrate nei video circolati negli ultimi giorni: "I nostri fratelli erano stanchi e hanno cercato di farli sedere, ma senza cibo nello stomaco non si può". Per questo motivo "le persone spingono", per la fame. C'è chi si è persino ferito. "Dobbiamo uscire a cercare il cibo – dice ancora Abbas – Stanno provando a trasferirci per poterci far vivere in Italia". Ora, però, il suo futuro è qui, al sicuro: "Vorrei fare l'elettricista e realizzare il mio sogno".
Ha collaborato Tommaso Coluzzi.