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Piantedosi spiega cosa vuole fare il governo con i centri in Albania: “Possono diventare Cpr”

Il governo Meloni ha intenzione di convertire i centri per migranti in Albania in Cpr: “Potrebbero avere un ruolo per rafforzare il sistema per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia”, ha detto il ministro Piantedosi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi spiega per la prima volta il progetto del governo per riconvertire i centri in Albania, che in teoria avrebbero dovuto ospitare i migranti. Le strutture al momento sono vuote, inutilizzate, in attesa della sentenza – che non arriverà prima di fine maggio – della Corte di giustizia europea, a cui si sono rivolti i tribunali italiani che si sono occupati dei migranti trasferiti in Albania, per chiedere chiarimenti su quali richiedenti asilo debbano essere considerati provenienti dai "Paesi sicuri".

Fino ad ora i giudici italiani non hanno riconosciuto la legittimità dei fermi disposti nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti in Albania, perché provenienti da Paesi che il governo italiano ritiene sicuri, come Egitto e Bangladesh.

Del progetto di cambiare la destinazione d'uso dei centri di Gjader e Shengjin se ne parla da un po', e l'ipotesi di cui si sta discutendo da qualche settimana è quella di trasformarli in Cpr. Oggi è arrivata la conferma da parte del ministro dell'Interno, il quale ha spiegato che i centri albanesi di Gjader e Shengjin, finora rimasti vuoti, "potrebbero avere un ruolo per rafforzare il sistema per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia", ha detto alla Stampa.

Grazie alla nuova funzione di Cpr, ha aggiunto "potremo riportare a casa i soggetti che altrimenti finiscono per rendere le nostre città meno sicure. I rimpatri sono un tema che sta affermandosi nel dibattito politico in tutto il mondo, anche oltreoceano. A noi, oramai, lo chiede l'Europa. Finalmente. Dovremmo esserne tutti contenti".

Secondo il ministro la riconversione dei centri non comporterebbe ulteriori investimenti e lavori. "Contengono già al loro interno spazi dedicati a effettuare i rimpatri. La struttura è già predisposta per questa funzione. L'originaria funzione dei centri sarà mantenuta e l'effetto deterrenza è comunque accresciuto dal fatto che aumentiamo i rimpatri. Oggi siamo a +35% rispetto all'anno scorso".

Piantedosi sul caso del libico Ghani Al Kikli

Un passaggio dell'intervista è dedicato al libico Ghani Al Kikli, miliziano accusato da Onu e Usa di crimini contro l'umanità: "Al pari di Almasri, mai conosciuto questo signore che non ha mai interagito con noi per la gestione del fenomeno migratorio. Ho letto che girava liberamente all'interno dell'Ue grazie a un regolare visto e che non risulta alcun provvedimento giudiziario, nazionale o internazionale, da dover adottare nei suoi confronti. Mi sfugge lo scandalo".

Il libico era in Italia in questi giorni. Per Piantedosi però non vi è "assolutamente alcun nesso" tra la presenza di Al Kikli, e prima di Almasri, con gli accordi Italia-Libia sui migranti. Secondo il ministro, "Da sempre capita che cittadini libici vengano a curarsi in strutture sanitarie in Italia, apprezzate per la loro qualità".

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