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Piantedosi dice che il generale libico è stato scarcerato e rimandato a Tripoli perché “pericoloso”

Il ministro dell’Interno Piantedosi ha risposto durante il question time al Senato sulla scarcerazione del generale libico Najeem Osema Almasri Habish, accusato di crimini di guerra. Secondo ministro è stato “rimpatriato a Tripoli, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il governo ha provato a fare chiarezza sulla scarcerazione del generale libico Najeem Osema Almasri Habish, accusato di crimini di guerra, una vicenda opaca secondo le opposizioni, visto che nonostante il mandato di cattura spiccato dalla Corte penale internazionale dell’Aja, l'Italia ha riaccompagnato a Tripoli il capo della polizia giudiziaria libica, che era stato arrestato lo scorso 19 gennaio a Torino e portato in carcere.

Questo pomeriggio il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha risposto in Aula al Senato durante il question time a un'interrogazione del senatore Peppe De Cristofaro (Avs), e ha fatto sapere che la prossima settimana terrà un'informativa ad hoc in Parlamento.

Piantedosi ha messo in fila gli avvenimenti dei giorni scorsi, e ha detto che l'uomo è stato rimandato a Tripoli per via della sua "pericolosità", rimandando i dettagli della questione all'informativa della prossima settimana.

Lo scorso 19 gennaio il cittadino libico, ha ricostruito Piantedosi, "è stato sottoposto all'esecuzione del mandato d'arresto internazionale a fini di estradizione, emesso il giorno precedente dalla Corte Penale Internazionale. Ad avvenuta esecuzione del provvedimento, sono stati informati gli Uffici della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Roma e il competente Dipartimento del Ministero di Giustizia, oltre al difensore nominato d'ufficio e le autorità consolari. Il cittadino libico è stato temporaneamente associato alla locale casa circondariale ‘Lorusso e Cotugno' e, quindi, messo a disposizione dell'autorità giudiziaria competente, ossia la Corte d'Appello di Roma e la citata Procura Generale presso la stessa Corte d'Appello".

"Il successivo 21 gennaio, la Corte d'Appello di Roma, nell'ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a procedere sull'arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l'immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa. L'uomo è stato dunque rilasciato nella serata dello stesso giorno per poi essere rimpatriato a Tripoli, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto. Il Governo ha dato la disponibilità a rendere un'informativa di maggiore dettaglio sul caso in questione. Sarà quella l'occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda, ivi compresa la tempistica riguardante la richiesta, l'emissione e l'esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico", ha concluso Piantedosi.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che avrebbe dovuto fare richiesta alla procura della capitale di convalidare il fermo, ha detto di essere stato informato troppo tardi. L'uomo è stato riportato l'altro ieri in Libia su un aereo dell'Aeronautica militare, perché l'arresto, a causa di un vizio nell'applicazione delle norme, un cavillo tecnico ha fatto sapere il governo, non era stato convalidato. Per le opposizioni però il tutto è avvenuto non per un errore formale, ma per una precisa scelta politica.

Nell'ordinanza della corte di Appello di Roma, che ha disposto la scarcerazione del cittadino libico, capo del carcere di Mitiga, si legge: "Il Procuratore generale chiede che codesta Corte dichiari l'irritualità dell'arresto in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale; ministro interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito. Per l'effetto non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all'applicazione della misura cautelare. Ne deriva la immediata scarcerazione del pervenuto". Il generale libico è stato dunque espulso con un provvedimento proprio del ministro dell'Interno.

Il flash mob di Avs

Poco prima dell'interrogazione in Senato al ministro dell'Interno Piantedosi, Avs ha organizzato un'iniziativa di protesta.  "Attendiamo le dimissioni del ministro Nordio che ha mentito al paese, le questioni legate agli errori procedurali erano solo un alibi per consentire al trafficante di esseri umani, torturatore, stupratore e comandante libico" Almasri "di essere liberato e addirittura di essere accompagnato con un aereo di Stato", ha affermato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, nel corso di un flash mob. "Siamo di fronte a una vergogna di Stato, il nostro governo umilia l'Italia di fronte al mondo e al diritto internazionale – ha sottolineato dal canto suo Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana e deputato Avs -, abbiamo prima scarcerato poi riaccompagnato col volo di Stato un torturatore, un assassino, un criminale di guerra, accusato di crimini contro l'umanità nell'aeroporto costruito utilizzando i migranti in schiavitù e la costruzione di quell'aeroporto è proprio uno dei capi d'accusa che pendono sulla testa di Almarsi. Questa vergogna non può rimanere impunita, non se la caveranno con la storiella del cavillo, il cavillo non esiste, il cavillo ha un altro nome: si chiama complicità". Tra i cartelli esposti dagli esponenti di Avs si legge "Il boia nell'aereo di Stato" e "Il governo Meloni libera un torturatrore e uno stupratore".

Le opposizioni incalzano il governo per il caso Almasri

"Leggiamo che il ministro Piantedosi renderà la prossima settimana una informativa al Parlamento sulla vicenda Almasri. Il ministro Piantedosi è il benvenuto e domani ci aspettiamo che ci dia qualche chiarimento rispondendo alla nostra interrogazione al Question time. Ma come ho già chiesto oggi in aula è necessario che sia Giorgia Meloni a fare chiarezza sua una vicenda che, da dove la si guardi, getta una luce sinistra sulle scelte del governo. Dopo la conferenza stampa della Presidente del Consiglio, dopo le scelte sull'immigrazione fatte in questi mesi pretendiamo chiarezza da Giorgia Meloni: siamo di fronte ad una questione che tocca gli indirizzi complessivi del governo, la collocazione dell'Italia nello scenario mondiale e il diritto internazionale. Tutti temi che non possono essere piegato alle convenienze domestiche e devono essere chiariti", ha detto il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.

Il sottosegretario Alfredo Mantovano, intervenuto durante un incontro della conferenza delle regioni, a Roma, sul tema delle dipendenze, questa mattina aveva preferito non rispondere alle domande dei cronisti a margine sulla scarcerazione di Almasri. "Il governo risponderà da oggi nelle sedi opportune, figuriamoci se posso anticipare. Mancherei di rispetto alle istituzioni" è stato l'unico commento del sottosegretario alle tante domande.

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