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Covid 19

Pfizer, Figliuolo insiste su richiamo dopo 5 settimane, ma ai fragili si può inoculare a 21 giorni

Il generale Figliuolo ha chiarito, durante un incontro con le Regioni, che il richiamo del vaccino Pfizer va spostato a 42 giorni per tutti, ma alcune categorie più fragili, come i soggetti oncologici, possono continuare a ricevere la seconda dose dopo tre settimane. Le Regioni però si muovono in ordine sparso.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi pomeriggio si è svolto l'incontro tra Governo e Regioni sulla campagna vaccinale, con i ministri della Salute e Affari regionali, Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, il commissario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il capo della protezione civile Fabrizio Curcio.

Il generale Figliuolo ha specificato che per le somministrazioni fino alla fascia dei 50enni bisogna continuare a seguire le classi decrescenti di età e dei fragili, secondo la road map indicata dal Piano nazionale. Inoltre ha ribadito che le somministrazioni nelle aziende non partiranno prima dell'inizio di giugno. Mentre per quanto riguarda le disposizioni su vaccini e tempi per il richiamo, il punto di riferimento sono i pareri del Cts. Il riferimento è anche alla richiesta che lo stesso Figliuolo ha avanzato una settimana fa, quando ha chiesto di rendere esplicita la raccomandazione per l'immunizzazione degli under 60 con il siero di Astrazeneca, indicato in via pereferenziale per gli over 60, ma non vietato.

Non dovrebbe esserci invece alcun problema per le seconde dosi, perché le forniture previste per tutto il 2021 restano confermate, comprese quelle di Astrazeneca.

Seconda dose Pfizer a 42 giorni per tutti

Il commissario all'Emergenza poi ha fornito un'indicazione sui vaccini Pfizer, spiegando che alcune categorie considerate più fragili – per esempio i pazienti oncologici che hanno bisogno di completare al più presto il ciclo vaccinale per iniziare il percorso di cura – possono continuare a fare la seconda dose dopo 21 giorni dalla prima, come previsto inizialmente. Mentre per tutte le altre categorie è raccomandato lo spostamento della seconda inoculazione del siero dopo 42 giorni. "È possibile che, su richiesta del medico curante o dei centri che prendono in carico i pazienti, per alcune categorie vi sia una riflessione. È chiaro che si tratta di pochi elementi di nicchia, un esempio di scuola è l'incompatibilità tra il vaccino e le cure per pazienti oncologici o alcuni esami. Per il resto ci atteniamo alle raccomandazioni delle istituzioni nazionali, sarà poi Aifa ad avviare coi medici eventuali ulteriori riflessioni", ha spiegato il governatore della Liguria Toti dopo l'incontro.

In questo momento le Regioni si muovono in ordine sparso: un periodo tra i 21 e i 28 giorni di distanza per il richiamo è previsto solo in Val D'aosta, Abruzzo e Sardegna; fino a 35 giorni in Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. In tutte le altre Regioni si attende fino a 42 giorni.

Ma è stata la stessa azienda che produce Pfizer a bocciare l'allungamento a cinque settimane dell'intervallo tra prima e seconda dose. La casa farmaceutica dice che "il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su un più lungo range di somministrazione al momento non ce ne sono se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto nel Regno Unito".

Rassicurazioni arrivano dal direttore dello Spallanzani di Roma Francesco Vaia: "Non bisogna spaventare le persone perché la prima dose di Pfizer, in base agli studi effettuati da noi allo Spallanzani, ma anche in Israele e in Inghilterra è efficace per oltre l'80 per cento. L'obiettivo adesso è' vaccinare più persone possibile".

"Siccome è alta l'efficacia della prima dose non cambia spostarla di 10 giorni – ha spiegato Vaia – Mentre è opportuno, come fatto nel Lazio, che nei soggetti più fragili, ad esempio gli oncologici, si mantengano le tre settimane".

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