Petrocelli (ex M5s): “Non mi dimetto, Kiev legittima i nazisti, gli Usa uno schifo”
"Dimettermi? Assolutamente no". Il presidente della Commissione esteri del Senato, Vito Petrocelli, ripete di non voler fare un passo indietro, nonostante abbiano rassegnato le dimissioni tutti e 20 i membri della Commissione. L'oramai ex esponente del Movimento 5 stelle, da sempre non ostile alla Russia, per usare un eufemismo, contrattacca, con affermazioni destinate a far discutere molto la politica.
"L'ex presidente ucraino Poroshenko – dice Petrocelli in un'intervista a La Repubblica- ha riabilitato come eroe nazionale Stepan Bandera, il leader che combatté accanto ai nazisti durante la Seconda guerra. È come se l'Italia avesse rivalutato Mussolini. Poteva annullare l'onorificenza, invece non l'ha fatto. Anzi ha inserito il Battaglione Azov nella guardia nazionale".
La Giunta per il regolamento del Senato, però, potrebbe ora far decadere Petrocelli da presidente della Commissione, proprio viste le dimissioni di tutti i suoi membri causate dalle posizioni filo-russe. L'ultima parola spetterà quindi alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, anche se permangono dei problemi burocratici. Secondo il senatore, comunque, si tratterebbe di un'epurazione politica, solo in quanto lui è "contrario all'invio di armi all'Ucraina", mentre dice di non giustificare l'invasione, ma di capire "cosa vuol dire avere tutti gli armamenti Nato alle porte". Poi la stoccata contro Kiev. "Era una Paese fallito – aggiunge- ed è stato tenuto in piedi dagli americani con questo espediente. Questo lo dicevano anche i miei colleghi grillini Manlio Di Stefano e Marta Grande nella scorsa legislatura".
Secondo Petrocelli gli esponenti del Movimento avrebbero cambiato idea, a partire da Di Maio, con il suo "avvicinamento" al fronte atlantista, mentre lui si dice fedele al programma grillino del 2018. Quindi l'attacco anche nei confronti degli Stati Uniti. "Trovo l'escalation militare americana uno schifo" dice e poi invita tutti i colleghi grillini a votare per la sfiducia a Mario Draghi.