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Permesso di soggiorno? 30 crediti, grazie

E’ stato approvato ieri, dal Consiglio dei Ministri, l’Accordo tra lo straniero e lo Stato per il permesso di soggiorno. In due anni, lo straniero, dovrà imparare lingua, leggi, usi e costumi del Belpaese e arrivare a totalizzare 30 crediti. Sembra sia più facile perderli che guadagnarli…
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E' stato approvato ieri, dal Consiglio dei Ministri, il sistema del permesso di soggiorno "formativo", previsto dalla legge 94 del 2009, come una delle misure del "pacchetto sicurezza". Si chiama "Accordo di integrazione lo straniero e lo Stato", consultabile e scaricabile dal sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In sostanza porta tutti gli stranieri, che abbiano compiuto i 16 anni di età, a studiare la nostra lingua, le nostre leggi, la nostra Costituzione, la composizione del nostro Governo ma anche le regole civiche, gli usi e i costumi dell'Italia. Cose che, in maniera tragicamente diffusa, neanche un italiano molto spesso conosce.

I destinatari dell'accordo sono tutti gli stranieri che fanno per la prima volta capolino in Italia, ne sono esclusi chi fa istanza di permesso temporaneo, portatori di handicap tali da limitare l'apprendimento e le vittime di tratta, violenza e sfruttamento. Per le ultime il permesso di soggiorno sarà concesso con il completamento del percorso di protezione sociale.

Lo straniero dovrà totalizzare 30 crediti, in un percorso formativo di due anni. L'impegno, cita testualmente l'accordo, è quello di "acquisire la conoscenza base della lingua italiana e una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e degli obblighi fiscali". Per lo straniero non ci sarà più solo il test d'italiano ma si prevede un corso di formazione gratuito presso lo sportello unico, un excursus sul vivere civile italiano, della durata di 5-10 ore. Si parte da 16 crediti, ne possono essere subito decurtati 15 in caso di mancata frequenza alla sessione civica gratuita. L'incremento dei crediti resteranno, lungo i due anni, a totale discrezione dello straniero: svolgere determinate attività (dal conseguire un titolo di studio o frequentare corsi di formazione) e dimostrare di avere acquisito particolari conoscenze porteranno, mano a mano, al definitivo raggiungimento dei 30 crediti. Ovviamente se lo straniero riceve condanne penali, anche non definitive, se commette gravi illeciti amministrativi, si vedrà decurtare i crediti e, se al primo anno di "formazione", sarà come rimandato e avrà un altro anno di tempo per recuperare. Altrimenti lo Stato risolverà l'accordo e lo straniero verrà immediatamente espulso e, questo, potrà avvenire anche in caso di decurtazione punti tali da portare i crediti ad un numero pari o inferiore a zero.

Il sistema del "permesso a crediti" pone più di un interrogativo sulla questione integrazione. Un percorso di formazione gratuito e veicolato direttamente dallo sportello unico è un'idea sacrosanta e giustissima ma, dalle 5 alle 10 ore di formazione, sono probabilmente un pò pochine per "mettersi al servizio dell'integrazione". Un percorso di formazione che si rispetti, soprattutto se offerto dallo Stato, dovrebbe essere lungo, almeno, dalle 30 alle 60 ore. Viene spontanea una riflessione sulla diseguaglianza formativa che c'è tra gli stessi italiani, come potrebbe uno straniero fare meglio di un cittadino italiano? Perchè, a rileggere l'Accordo, sembra quasi sia questo quello che si chiede allo straniero e, c'è la sensazione, che sia più facile perderli i crediti che guadagnarli.

Il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni ha elogiato l'Accordo come "un vero e proprio onere sostenuto dallo Stato a favore di un vero processo di integrazione". Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha precisato che "non si tratta di uno strumento punitivo perchè accompagna lo straniero verso un processo d'integrazione a tutto tondo". L'opposizione ha fermamente contestato l'Accordo tra lo straniero e lo Stato perchè, ha detto Livia Turco, responsabile Immigrazione del Partito Democratico, "non garantisce certi tempi allo straniero e al rinnovo di permessi e corsi di lingua forniti dalla scuola pubblica".

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