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Perché Zelensky ha tolto la divisa militare per partecipare ai funerali del Papa

In occasione dei funerali di Papa Francesco, Volodymyr Zelensky si è presentato per la prima volta senza la divisa militare, rispettando il rigido protocollo vaticano. Una scelta simbolica che segna un contrasto con il precedente incontro con Donald Trump, quando il leader ucraino fu criticato per il suo abbigliamento da guerra. Ma dietro quell’uniforme, ancora oggi, si gioca una partita politica cruciale.
A cura di Francesca Moriero
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In Vaticano, il funerale di Papa Francesco si è svolto seguendo i rituali millenari della Chiesa Cattolica. Nonostante un iter reso più snello rispetto al passato, il momento ha mantenuto la sua intrinseca solennità, scandita da protocolli precisi: abiti scuri, comportamento sobrio, rispetto rigoroso per il cerimoniale. Le delegazioni internazionali, capi di Stato, monarchi, rappresentanti religiosi, hanno seguito queste regole con attenzione, consapevoli del valore simbolico e mediatico dell'evento. Tra i presenti, a sorpresa, anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il cui arrivo a Roma era stato fino all’ultimo incerto. La sua presenza è stata significativa, anche per un altro motivo: per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa, infatti, Zelensky ha abbandonato la sua iconica divisa militare, scegliendo per l'occasione un abito civile, seppure sobrio e "informale": giacca sportiva e camicia nera senza cravatta. Un gesto certo di rispetto verso il Pontefice defunto e verso il protocollo della Santa Sede, ma anche una concessione rara in questi tempi di guerra totale per l'Ucraina.

Il precedente: Trump, la Casa Bianca e l'ironia sulla divisa

Non è la prima volta che l'abbigliamento di Volodymyr Zelensky diventa tema politico. Già durante il suo incontro ufficiale alla Casa Bianca con Donald Trump, a febbraio scorso, il presidente ucraino era stato oggetto di ironia da parte del presidente degli Stati Uniti. Presentandosi con la consueta tenuta militare, Zelensky si era visto accogliere da Trump con una battuta estremamente pungente: "Si è vestito elegante!", aveva detto l'ex presidente, con tono sarcastico, sottolineando l'apparente inadeguatezza della divisa in un contesto istituzionale. Quel commento, ripreso subito dai media americani, rivelava molto più di una semplice insofferenza estetica: dietro la battuta si celava una critica, molto diffusa in certi ambienti conservatori statunitensi, secondo cui Zelensky avrebbe usato l'immagine della guerra come strumento retorico per ottenere aiuti e appoggio internazionale. Per Trump e una parte della destra americana, il presidente ucraino era, e forse è ancora, più un comunicatore abile che un leader "autentico".

La divisa come dichiarazione politica

In realtà, per Kiev e per Zelensky, la divisa non è mai stata solo un espediente scenografico. È quasi una seconda pelle, una sicuramente una dichiarazione politica netta. Vestire l'uniforme significa ricordare al mondo, ogni giorno, come lo stesso Zelensky disse, che l'Ucraina è un Paese in guerra, invaso, che i suoi cittadini combattono per la sopravvivenza nazionale e che ogni tentativo di "normalizzazione" del conflitto sarebbe una resa inaccettabile. Non si tratterebbe dunque di mancanza di rispetto per gli interlocutori internazionali, ma del tentativo di tenere alta la tensione diplomatica, per evitare che la guerra venga dimenticata o relegata nelle retrovie della politica globale. Ogni concessione, territoriale o simbolica, sarebbe infatti letta da Mosca come una vittoria.

Roma, la diplomazia e la strada della tregua

Nel clima di altissima tensione geopolitica, la scelta di Zelensky di presentarsi ai funerali papali in abito civile non sarebbe dunque solo un gesto di rispetto. Ma anche un messaggio politico. Subito dopo la cerimonia, sembra essere tornato a indossare la divisa: il segnale che l'invasione non è finita e che l'Ucraina non abbasserà la guardia. Intanto, si rincorrono le voci su possibili colloqui indiretti tra Washington, Kiev e Mosca per una tregua. A Roma, tra ambasciatori, emissari e funzionari, il lavoro diplomatico è febbrile. Trump sembra voler spingere per una "pace rapida", che preveda concessioni territoriali da parte ucraina. Zelensky, invece, dal canto suo, cerca una "pace giusta", basata sul rispetto dell'integrità territoriale e dei principi internazionali.

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