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Il caso Sgarbi

Perché Vittorio Sgarbi si è dimesso da sottosegretario alla Cultura: pubblicata la delibera dell’Antitrust

La delibera dell’Antitrust ricostruisce il caso di Vittorio Sgarbi e spiega perché l’Autorità ha ritenuto che le sue attività fossero un conflitto d’interessi con la carica di sottosegretario. Sgarbi ha annunciato ricorso nonostante le dimissioni, e ha scritto una lettera a Giorgia Meloni per chiedere che tutto il governo riceva gli stessi controlli.
A cura di Luca Pons
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Le dimissioni di Vittorio Sgarbi dal ruolo di sottosegretario sono arrivate con un annuncio a sorpresa il 2 febbraio, e da subito il critico d'arte ha fatto capire che la decisione era dovuta a una delibera dell'Antitrust: l'Autorità garante della concorrenza, infatti, aveva stabilito che Sgarbi da quando ha ricevuto l'incarico di sottosegretario ha svolto attività non compatibili con la sua carica secondo la legge sui conflitti d'interesse. L'ex sottosegretario ha detto che farà ricorso e che le sue dimissioni saranno "negoziate" con il governo, e oggi ha scritto una lettera aperta a Giorgia Meloni chiedendo che anche gli altri esponenti del governo ricevano gli stessi controlli. Intanto, però, oggi l'Autorità ha diffuso la delibera integrale: così, leggendo le quasi trenta pagine di ricostruzione, è possibile capire esattamente cosa c'è alla base della decisione di Sgarbi.

Pubblicata oggi la delibera dell'Antitrust, cosa dice il testo

Nel testo della delibera, innanzitutto, si sottolinea che non è l'intera attività di Sgarbi a essere incompatibile, come invece ha scritto il critico a Meloni. Anzi, da quando è iniziato il suo mandato l'Antitrust ha riconosciuto che ben sedici cariche detenute da Sgarbi erano compatibili con quella di sottosegretario: da quella di sindaco di Sutri (oggi di Arpino), a quella di assessore a Viterbo e prosindaco a Urbino, ma anche presidente, direttore artistico o o membro del comitato scientifico di varie fondazioni, musei e parchi.

Si ricostruisce poi l'accaduto: il 20 ottobre dello scorso anno il capo di gabinetto del ministero della Cultura ha inviato all'Antitrust un'email di denuncia di illeciti che Sgarbi avrebbe commesso, arrivata senza firma al ministero della Cultura. Il 31 ottobre, il sottosegretario ha ricevuto la richiesta di rispondere a diverse domande. Sgarbi ha depositato due memorie, una il 20 dicembre e una, "conclusiva", il 24 gennaio. Ma non sono bastate a convincere l'Autorità.

L'ente ha ricostruito che da quando ha preso l'incarico di sottosegretario a quando è iniziata la procedura istruttoria, Sgarbi ha preso parte a 121 eventi diversi (senza contare le ospitate in televisione come opinionista): una media di uno ogni tre giorni, che fosse per spettacoli teatrali, libri che aveva scritto, inaugurazioni di mostre o altro. Di questi, 24 eventi sarebbero stati retribuiti, anche se non si parla delle cifre. In alcuni casi questi sono stati gestiti da due società, Ars e Hestia. Queste sono "partecipate e gestite da persone di fiducia del prof. Vittorio Sgarbi".

Il ruolo delle società Ars e Hestia secondo l'Autorità

La prima, Ars, "funge da trait d’union tra il critico d’arte e possibili committenti", proponendo "una sorta di elenco di proposte, con relativa quantificazione dei corrispettivi, all’interno del quale l’organizzatore può scegliere la performance che preferisce (intervento, lectio magistralis, spettacolo teatrale, ecc.)", inclusi anche degli "extra, anch'essi a pagamento", come la firma di copie dei libri o le foto con il pubblico. Hestia, come dichiarato dalla società stessa, ha sede legale nella "sontuosa villa" in cui "si intrattiene, soggiorna, dorme e vive il noto critico teatrale quando si trova nella capitale", e la società si "sobbarca tutte le rilevanti spese di mantenimento dell'affermato critico d'arte". Anche Ars "risulta aver più volte fatto fronte a impegni finanziari del prof. Sgarbi, per lo più attinenti ai suoi interessi di carattere professionale e culturale".

In ogni caso, sia Ars che Hestia "risultano operare soltanto nell’interesse e comunque a supporto delle attività del prof. Sgarbi", e sono guidate da persone legate al critico "da lunghi rapporti di collaborazione e personali". Al punto che tra Sgarbi e le due società ci sarebbe una sostanziale "identificazione". Anche per questo, "anche quando il cachet sia incassato, direttamente o indirettamente, da Ars o da Hestia" in realtà "almeno in parte qualificabile come corrispettivo dell’attività svolta dal prof. Sgarbi".

A prescindere dai compensi – un conflitto di interessi può esserci anche se l'attività è gratuita – l'Antitrust ha concluso che ciò che faceva Sgarbi non era un'attività "accademica", come invece aveva sostenuto il critico: "Tale attributo può propriamente essere riferito ad attività di ricerca e insegnamento svolte in ambito universitario e non invece a conferenze, interventi, performances teatrali, quantunque definite talvolta come ‘lezioni magistrali'". E anche se lo fossero, non sarebbero "temporanee e occasionali" come richiesto dalla legge. Si tratta di attività certamente collegate alle materie su cui Sgarbi aveva delega, in quanto sottosegretario, e che occupavano parecchio tempo nella vita del critico.

Cosa ha scritto Sgarbi nella sua lettera a Giorgia Meloni

Dopo l'annuncio delle dimissioni, Vittorio Sgarbi ha scritto una lettera a Giorgia Meloni, pubblicata sul Corriere della Sera. Qui ha ringraziato la presidente del Consiglio per il comportamento "sempre rispettoso, lineare e mai cedevole verso i molti e agguerriti oppositori", ha confermato che farà ricorso contro davanti al Tar e ha lamentato: "La delibera è chiara: non posso fare la vita che ho fatto per cinquant’anni, non posso essere me stesso e essere sottosegretario". E ha contestato: "Nessun vero giurista comprende per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione dei limiti di legge".

Poi il sottosegretario ha chiesto che gli stessi controlli siano svolti anche su tutti gli altri esponenti dell'esecutivo: "se il governo, per mano di un suo ministro (ripeto: di un suo ministro), ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo (peraltro in base alla lettera anonima di un pluripregiudicato), è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri. Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso".

Cosa ha portato Sgarbi alle dimissioni da sottosegretario alla Cultura

Il caso che ha portato alle dimissioni di Sgarbi è partito lo scorso ottobre, ed è stato portato all'attenzione del pubblico da un'inchiesta del Fatto quotidiano. Il giornale aveva parlato delle attività del sottosegretario, riportando che avrebbe ricevuto 300mila euro di compensi per interventi incompatibili con la carica di governo. In quel momento, l'Antitrust aveva ricevuto le comunicazioni sui presunti illeciti commessi da Sgarbi da alcuni giorni. La settimana successiva si sarebbe ufficialmente aperta l'istruttoria.

Dopo alcuni mesi, gli esiti dell'istruttoria pubblicati oggi hanno confermato che le attività svolte da Sgarbi costituivano un conflitto d'interessi. Il critico però ha scelto di anticipare i tempi e lo scorso venerdì ha dato le dimissioni. Nelle prossime settimane la procedura diventerà ufficiale, mentre per l'esito di un eventuale ricorso al Tar bisognerà aspettare più a lungo.

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