Perché Vannacci è stato indagato per istigazione all’odio e cosa rischia adesso
Si è diffusa oggi la notizia che il generale dell'esercito Roberto Vannacci è indagato per istigazione all'odio razziale. Alla base dell'indagine ci sono le affermazioni contenute nel suo libro, "Il mondo al contrario", che la scorsa estate aveva sollevato un forte dibattito pubblico e anche politico. Oggi, Vannacci sembrerebbe essere vicino a una candidatura alle elezioni europee con la Lega di Matteo Salvini, anche se l'indagine della Procura di Roma è il secondo provvedimento giudiziario che lo vede coinvolto, dopo alcune indagini per truffa, peculato e danno erariale che sono state rese note negli scorsi giorni.
Come detto, l'oggetto delle indagini è il libro di Vannacci, e l'ipotesi di reato è quella di istigazione all'odio razziale. Nel libro del generale c'erano numerosi passaggi considerati misogini, omofobi e anche razzisti. Era diventato noto un riferimento alla pallavolista Paola Egonu, definita "italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l'italianità". Un altro passaggio, invece, raccontava l'esperienza personale del generale che, su un tram a Parigi, aveva fatto finta di scivolare per poter toccare la pelle di una persona nera, per sentire se fosse diversa dalla propria.
A dare il via all'inchiesta della Procura sono state diverse denunce provenienti da varie associazioni. Tra queste, una è un'associazione assistita dall'avvocato Massimiliano Strampelli. Tra gli stralci citati nella denuncia ci sarebbero proprio quello del periodo a Parigi, oltre alle definizioni discriminatorie nei confronti delle persone omosessuali. L'avvocato di Vannacci, Giorgio Carta, ha detto di aver appreso dell'indagine dai giornali e di non avere documenti a disposizione. Poi ha commentato: "L'unica istigazione fatta è quella alla riflessione e alla lettura e ai temi sociali e generali. Nessuna istigazione all'odio o volontà di indicare la supremazia di una razza rispetto ad altre".
In generale, il reato di istigazione all'odio razziale è punito dall'articolo 604-bis del Codice penale. Qui si legge che chi "propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico", e anche chi "istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi" commette un reato e viene punito: la sanzione prevista è una multa fino a 6mila euro, e c'è anche la possibilità di andare in carcere per un periodo fino a un anno e mezzo. Se si parlasse di istigazione a commettere violenza o atti di provocazione alla violenza (sempre per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi) scatterebbe anche la reclusione da sei mesi a quattro anni, ma non è questa l'ipotesi di reato nel caso di Vannacci.