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Guerra in Ucraina

Perché una bambina col fucile ci deve fare orrore sempre, anche quando sta dalla parte giusta

Ogni guerra è una “crociata dei bambini”, perché decisa da uomini adulti che poi mandano a combattere i più giovani. Quella in Ucraina non fa eccezione.
A cura di Saverio Tommasi
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La bimba ucraina con il fucile e il lecca-lecca
La bimba ucraina con il fucile e il lecca-lecca
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L'immagine della bambina ucraina di 9 anni con il fucile in mano, spappola il cuore. Stritola l'entusiasmo per la vita.

La percezione di qualcosa di ingiusto, immotivato, sproporzionato, è di fronte a noi da qualsiasi prospettiva si decida di guardare quell'immagine.

Non importa che il fucile fosse scarico, o che la bambina lo abbia tenuto in mano soltanto il tempo della foto, non è sufficiente sapere che è stato il padre (come ha raccontato lui stesso) ad aver creato quella foto "per denunciare la situazione".
Quell'immagine rompe l'idea di salvezza, già compromessa dall'arma, ma l'abbinamento con una bambina di 9 anni la sbriciola proprio, e non rende possibile neanche pensare di riattaccarne i pezzi insieme quando questo conflitto – chissà quando – sarà finito.

Mia figlia Caterina ha 9 anni, come quella bambina. Vorrei ora aggiungere un commento, una riga di pensiero efficace in parole, ma guardo mia figlia e taccio. Mia figlia in questo momento dorme, non sa che anche le sue coetanee sono chiamate a vivere la sofferenza della guerra, con il fucile in mano.
Mia figlia si è spaventata con le immagini del telegiornale, e io non ho voluto dirle "non è vero", perché mentire ai bambini è da stupidi. Ma la foto della sua coetanea con il fucile in mano, non gliela mostrerò.

Non è solo la foto – per ora in posa – di quella bambina. L’Ucraina sta già mandando al fronte a combattere soldati adolescenti con soli tre giorni di addestramento, come racconta anche un documentario della BBC da Kiev.
Giovanissimi che si sono offerti volontari per contrastare l'invasione russa. Alcuni, poco più grandi, si erano appena iscritti all'Università, oppure – ancora più giovani – avevano terminato la scuola dell'obbligo e cercavano un lavoro, quando è arrivata la guerra, e così si sono arruolati. Alcuni genitori hanno cercato di dissuaderli, altri hanno esultato. E' sempre così, in ogni guerra da ogni parte del mondo.

Lo scrittore americano Kurt Vonnegut definì la Seconda guerra mondiale – e tutte le guerre – "crociate dei bambini", perché decise da uomini adulti che poi mandavano al fronte a morire dei "bambini".

Dagli anni settanta sono state firmate numerose convenzioni internazionali allo scopo di limitare la partecipazione dei bambini ai conflitti. Limitare, non rendere impossibili. In guerra – purtroppo – nessuna atrocità è inattuabile.
Oggi il "Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati" stabilisce che nessun minorenne può essere impiegato direttamente nelle ostilità, e "non può essere arruolato obbligatoriamente". Obbligatoriamente no, certo. Poi dovrebbero spiegarci anche quale scelta libera può davvero esercitare un ragazzino minorenne, con bassa o bassissima scolarizzazione, durante un conflitto armato.

Oggi lo "Statuto della Corte penale internazionale" include, fra i crimini di guerra nei conflitti armati, l'arruolamento di persone minori di 15 anni o il fatto di concedere loro un ruolo attivo nelle ostilità.
Intanto le guerre le fanno, poi – se perderanno – vedremo chi sarà rimasto vivo per accusare o essere accusato. Questo è spesso il ragionamento di chi impiega "bambini soldato".
E' così anche questa volta, dove ai ragazzini ucraini hanno raccontato che se saranno in grado di fermare l'avanzata russa a Kiev, poi verrà la pace. Eppure la pace non è mai il risultato di una battaglia vinta, ancora meno in questo caso, dove la sproporzione fra le forze in campo è gigantesca.
Ma quei ragazzini – formati in tre giorni "alla strategia, alle arti marziali e alla medicina"– ci credono, e non è forse questo loro crederci, questa convinzione che emerge dalle loro parole, la prova della loro fanciullesca innocenza?
Come si può credere che sia possibile – per loro con tre giorni di addestramento – spingere Putin fuori da Kiev?
Solo un innocente può crederlo, e un innocente non dovrebbe mai andare a combattere.

Guerra è una parola inumana, perché concepita per togliere la vita e non per darla. Se poi quella parola – guerra – la obblighiamo a viaggiare accanto a una bambina di 9 anni, o a un bambino di 14, allora diventa addirittura manchevole per una spiegazione sufficiente la definizione di "inumana"; perché risulta carente, mancante. Come se "inumano" non bastasse neanche più.
Se poi pensate che il 90% delle vittime di tutte le guerre sono civili, e in particolare donne e bambini, ecco che la frase di Gino Strada acquisisce tutto il suo significato: "Se l'uomo non butterà fuori dalla Storia la guerra, sarà la guerra che butterà fuori dalla Storia l'uomo".

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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