Almeno su un punto, si dà piena continuità, nella lettera e nello spirito, tra le politiche di Donald Trump e quelle dei governi che l’hanno preceduto. Tale continuità concerne l’atteggiamento di aperta ostilità verso l’Islam, identificato senza riserve con il nemico terrorista in agguato e sempre pronto a minacciare le libertà occidentali.
L’ho detto e lo ridico: la contrapposizione tra islamici e cristiani, alla stregua di quella tra autoctoni e stranieri, è oggi una potente arma nelle mani dell’oligarchia finanziaria. La quale ha tra le sue risorse più efficaci le armi di divisione di massa a nocumento degli sconfitti della mondializzazione: i quali, anziché coalizzarsi e far salire verso l’alto la propria rabbia gravida di buone ragioni, precipitano nell’ennesima guerra tra i poveri. Senza capire – in ciò le politiche di Trump docunt – che il vero nemico si chiama oggi capitalismo globalizzato; e senza capire, di conseguenza, che il vero fondamentalismo che minaccia la nostra libertà è quello degli integralisti del libero mercato e dei mondializzatori finanziari.
Senza capire, ancora, che la questione dell’Islam identificato con il terrorismo è l’ennesimo casus belli per procederea) in vista di nuovi bombardamenti legittimati come guerre giuste (ossia per scatenare risposte terroristiche al terrorismo) e b) per restringere le libertà dei cittadini americani in nome della sicurezza (sulla scorta del “Patriot Act” del 2001).
Con buona pace di Trump e degli utili idioti che, pur facendo parte della massa subalterna, lottano contro l’Islam favorendo le logiche del capitalismo globalizzato, le religioni della trascendenza sono una risorsa preziosa di resistenza contro il monoteismo del mercato finanziario: ci ricordano che Dio e il paradiso non sono quelli del flusso finanziario e dei paradisi fiscali.
Gioverebbe poi, en passant, ricordare a tutti i fanatici dell’anti-islamismo à la Trump che un occidentale che ami le proprie radici storiche e culturali non può essere nemico dell’Islam: già solo in ragione del fatto – così spesso obliato – che se oggi possiamo ancora leggere Aristotele, il padre dell’Occidente, è proprio grazie alla civiltà islamica. Anche se, forse, a ben vedere, la lettura di Aristotele non rientra tra le priorità del signor Trump.