Cos’è questa storia della liquidazione da 100 milioni pagata a Tavares da Stellantis
Sarebbe di 100 milioni di euro il valore della liquidazione per l'ex ad di Stellantis, Carlos Tavares. Dopo la notizia ieri sera dell'addio anticipato dal gruppo, sono iniziate a circolare alcune ipotesi sulla ricca buonuscita che potrebbe finire nelle tasche del manager.
In anticipo di un anno sui tempi previsti dal contratto, la cui scadenza era fissata nel 2026, l'amministratore delegato si è dimesso dalla carica di Chief Executive Officer dall'azienda a causa di "vedute divergenti emerse nelle ultime settimane", aveva spiegato il presidente John Elkann.
Il passo indietro del Ceo, tra i più pagati al mondo nel settore automobilistico, arriva in una fase complicata per Stellantis che si trova a fronteggiarsi con un importante calo delle vendite, specialmente negli Stati Uniti, a cui si sono affiancati massicci tagli al personale in Italia e una significativa contrazione della produzione.
A questo si aggiungono i rapporti tutt'altro che distesi del manager portoghese con la politica. La sua audizione in Parlamento, in cui lo scorso ottobre Tavares si era lamentato dei costi troppo alti per mantenere la produzione in Italia, aveva infastidito il governo a tal punto da richiedere l'intervento dello stesso Elkann.
Ad alimentare i malumori ora è l'ipotesi sulla cifra da capogiri che potrebbe intascare l'ex ad, il cui stipendio si aggira attorno ai 40 milioni di euro all'anno. Dall'azienda finora non c'è stata nessuna conferma ma, secondo alcune indiscrezioni, a incidere sui 100 milioni sarebbe proprio l'uscita anticipata del manager.
Per il segretario della Cgil Maurizio Landini "proprio perché stiamo chiedendo che si facciano investimenti e si tuteli l'occupazione", la notizia dei 100 milioni, se confermata, "sarebbe davvero uno schiaffo in faccia ai lavoratori".
Da Azione, la deputata Daniela Ruffino, ha insistito sulla necessità che Elkann riferisca in Parlamento. "La vicenda Stellantis va assumendo contorni drammatici che vanno ben oltre lo stato di crisi dell'automotive. Se l'autore del fallimento, Carlos Tavares, viene premiato con una liquidazione di 100 milioni di euro, a poco vale invocare il diritto privato che regola i rapporti all'interno di un'azienda privata. La questione è di natura pubblica: lo Stato italiano non può erogare più un solo centesimo per sostenere un'azienda che dissipa così i capitali", ha commentato. "I soldi dei contribuenti italiani non possono finire in quel pozzo di San Patrizio che è diventata Stellantis. Noi in più occasioni e in più sedi istituzionali, abbiamo sottolineato a Stellantis la necessità di un piano industriale chiaro e definito e al governo di ripristinare il fondo per l'automotive: ci vogliono fatti concreti", ha aggiunto.
Intanto dal Mimit fanno sapere che il ministro delle imprese Adolfo Urso, ha avuto un colloquio telefonico con Elkann, al termine del quale è stato confermato per il 17 dicembre il tavolo sul Piano Italia, al quale parteciperà Jean Philippe Imparato, responsabile Europa del gruppo,"con il mandato di chiudere in modo positivo le interlocuzioni".
La crisi industriale in cui si trova Stellantis è "evidente", ha sottolineato anche Giuseppe Conte che oggi si è recato allo stabilimento di Pomigliano d'Arco per dare solidarietà ai dipendenti che si trovano in cassa integrazione. "Tavares quando è venuto in commissione non aveva nessun progetto, nessuna idea e per questo l'abbiamo attaccato. Io personalmente l'ho attaccato duramente perché è venuto a dirci che non aveva nessun briciolo di garanzie per il futuro occupazionale per il futuro di un piano industriale", ha spiegato.
Le voci sulla liquidazione "non ci meravigliano perché ormai era evidente che quella era la strada, la strada dei guadagni personali e non di un piano serio di responsabilità anche sociale per l'azienda che gestisci", ha aggiunto il leader del M5s.
Anche dentro il Partito democratico c'è chi spera che i 100 milioni di euro di buonuscita "siano soltanto una fake news", ha dichiarato il deputato Emiliano Fossi. "Nessun gruppo industriale serio e competitivo, dopo aver chiesto peraltro in Parlamento nuovi incentivi per l'auto, avrebbe il coraggio di dare una somma tale ad un manager che ha portato l'azienda ad un calo di vendite ed occupazione così notevole", ha commentato.