Perché si sta parlando di un aumento della tassa di successione per finanziare la manovra
Aumentare le tasse per finanziare la manovra. Il governo Meloni è molto vicino a cedere alla tentazione, visto che la legge di Bilancio dovrà essere presentata domani in Consiglio dei ministri e di soldi – in sostanza – non ce ne sono. La portata totale della manovra sarà di circa 22/23 miliardi di euro, di cui quasi 16 miliardi arriveranno a debito. Gli altri vanno ancora trovati, al netto di qualche aggiustamento già programmato dal ministero dell'Economia. E no, non basterà la spending review chiesta a gran voce da Meloni e Giorgetti ai ministri. Perciò, negli ultimi giorni, è avanzata l'idea di alzare la famosa tassa di successione per i parenti più lontani, dal terzo grado in poi.
L'indiscrezione è stata pubblicata da Repubblica e subito smentita da vari esponenti di Forza Italia. Non è un caso che il partito fondato da Silvio Berlusconi si dica contrario a un aumento dell'imposta: nel 2001 la cancellò direttamente, poi fu reintrodotta dal governo Prodi. In tutta Europa, vale la pena di ricordarlo, l'Italia è l'unico Paese che ha una tassa di successione così bassa, al limite dell'inconsistente. Negli Stati europei paragonabili – per economia e grandezza – l'imposta è dieci volte più alta e viene considerata fondamentale anche dai liberali di centrodestra. In Italia si paga tra il 4% e l'8%, mentre in Francia, ad esempio, si arriva anche al 40%.
Per Forza Italia, l'imposta di successione serve a tassare dei beni che sono già stati tassati in precedenza. Da qui la netta contrarietà. Sul tema si è espresso anche il viceministro all'Economia, Maurizio Leo, esponente di Fratelli d'Italia, che si è limitato a dire che per ora non si parla di toccare la tassa. Tutto tace nel resto del centrodestra, consapevole che per finanziare la manovra c'è bisogno di soldi e che da qualche parte andranno trovati.