Perché si sta parlando di intromissioni della Russia in campagna elettorale e cosa dicono i partiti
Scoppia il caso Russia. Dopo che l'ex presidente russo Dmitri Medvedev ha esortato via Telegram i cittadini europei a punire i loro governi al voto, sono scattate le reazioni della politica: dal Partito democratico a Carlo Calenda, passando per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sono arrivate parole di condanna. Ma non solo: c'è anche l'appello a tutte le forze politiche a prendere distanza dalle ingerenze russe. Un riferimento tutt'altro che velato alla destra sovranista, in particolare alla Lega, negli anni molto vicina alla Russia di Vladimir Putin.
"C'è un partito italiano, la Lega, che ha un accordo firmato nel 2017 con Russia Unita, il partito di Putin. Questo accordo deve essere disdettato. Se non lo fanno, è gravissimo per la sovranità del nostro Paese", ha commentato Enrico Letta. Subito la replica di Matteo Salvini: "I problemi degli italiani non sono i tweet di Letta o di un russo. Votano gli italiani, non i russi o i cinesi".
La presidente della Commissione esteri in Senato, l'esponente di Forza Italia Stefania Craxi, ha sottolineato come, sui rapporti con la Russia la Lega abbia dimostrato "ingenuità politica". E poi ha aggiunto, in un'intervista con Repubblica, "Medvedev ha lanciato accuse irricevibili. Ma ho la sensazione che sia un signore che ci stia poco con la testa, che manchi di equilibrio". Sulla stessa linea il numero due di Forza Italia, Antonio Tajani, per cui le parole di Medvedev sono sì "inopportune" e "da respingere nettamente", ma "non avranno alcun impatto sul voto degli italiani, molti dei quali non sanno nemmeno chi sia". Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera, sottolineando che le ingerenze russe siano un problema su cui mantenere alta la guardia. Ma, aggiunge, "la sinistra non può permettersi di darci lezioni o di chiederci prove di fedeltà alle alleanze tradizionali del nostro Paese".
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, da parte sua ha detto che sia necessario indagare i rapporti tra i partiti e il Cremlino. "Le destre che oggi tacciono sulle ingerenze consegnano il Paese alla Russia. È un problema di sicurezza nazionale", ha detto in un'intervista a La Stampa. E afferma di aver deciso di lasciare il Movimento Cinque Stelle dopo che l'ambasciatore russo Razov aveva "fatto un endorsement alla risoluzione di Conte sull'Ucraina, per questo siamo andati via da quel partito".