Perché sempre più persone rinunciano alle pensioni anticipate: è il piano del governo Meloni

L'Inps conferma che anche nel 2025 continua il calo delle pensioni anticipate. È la normale conseguenza delle riforme del governo Meloni, che aveva promesso (la Lega in particolare) di superare la legge Fornero e invece ha ristretto i requisiti per lasciare il lavoro in anticipo e l'ha reso meno conveniente. I numeri dell'Istituto, aggiornati ai primi tre mesi del 2025, mostrano anche un'altra tendenza: il divario tra uomini e donne si è allargato, con le pensioni delle lavoratrici che sono più basse del 32% rispetto a quelle dei lavoratori.
Quante persone hanno scelto la pensione anticipata nel 2025 finora
Per quanto riguarda gli anticipi pensionistici, il dato è che tra gennaio e marzo 2025 sono stati 54.094 le persone a lasciare il lavoro prima della soglia della vecchiaia. Nel primo trimestre dello scorso anno invece erano state poco più di 70mila.
La differenza è del 23%, anche se per il momento si parla di numeri provvisori ed è probabile che, a conti fatti, ci si avvicini più al 10% rispetto al 2024. In ogni caso un calo significativo: uno su dieci. Senza contare che il paragone viene fatto con un anno in cui il declino delle pensioni anticipate era già iniziato.
È proprio l'Inps a ricordare quali sono oggi i requisiti per andare in pensione. Si può aspettare l'assegno di vecchiaia, che scatta con 67 anni di età – una soglia che nei prossimi anni potrebbe aumentare. Oppure si può usare la pensione anticipata prevista dalla riforma Fornero, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne).
Il declino delle ‘Quote' e di Opzione donna
L'alternativa, negli scorsi anni, erano state le varie ‘Quote' lanciate da più di un governo. Quota 100, su cui la Lega aveva puntato molto. Poi diventata Quota 102 e infine Quota 103. In più c'erano misure come Opzione donna. La linea del governo Meloni, nei suoi due anni e mezzo di mandato finora, è stata di rendere queste possibilità sempre meno convenienti.
È successo con Opzione donna, a cui sono stati imposti requisiti così stringenti che l'hanno usata appena 3.600 lavoratrici in tutto il 2024. E il calo continua: meno di 600 donne hanno ottenuto l'assegno nei primi tre mesi di quest'anno, la metà rispetto allo stesso periodo del 2024.
È stato anche il percorso di Quota 103. Progressivamente, l'esecutivo ha reso i requisiti da raggiungere più complessi e l'assegno meno invitante. Oggi servono 62 anni di età e 41 di contributi, poi scatta una finestra di attesa di sette mesi per i dipendenti privati e di nove mesi per i dipendenti pubblici.
Per di più, chi usa Quota 103 riceve una pensione ricalcolata interamente con il metodo contributivo. In sostanza, un assegno più basso. Mentre, per accedere alla pensione anticipata della tanto criticata legge Fornero, basta aspettare qualche mese in più e si può avere l'assegno pieno. Per finire, quest'anno il governo ha confermato il bonus per chi decide di restare al lavoro nonostante abbia raggiunto i requisiti di Quota 103.
Aumenta la differenza tra le pensioni delle donne e quelle degli uomini
I dati Inps mostrano anche un dato negativo per le donne che vanno in pensione. Non solo i loro assegni continuano a essere, in media, ben più bassi di quelli degli uomini, ma la differenza si è allargata.
Nei primi tre mesi del 2025 l'assegno medio erogato alle donne, tenendo conto di tutti i tipi di pensione, è stato di 1.011 euro, leggermente più basso dello scorso anno. Per gli uomini è stato di 1.486 euro.
È una differenza di quasi il 32%. Nello stesso periodo del 2024, invece, il distacco era stato di circa il 29%. Un peggioramento che stupisce fino a un certo punto, considerando che la differenza negli stipendi non è scesa, anzi, e che moltissime donne sono ancora obbligate a lasciare il lavoro oppure passare al part time involontario per prendersi cura della famiglia.