Perché secondo le banche con le nuove regole del Superbonus famiglie e imprese rischiano il default
Il "nuovo" decreto Superbonus è stato approvato dalla Camera col voto di fiducia posto dal governo, ma tanti suoi aspetti non convincono banche e imprese. A lanciare l'allarme è l'associazione dei bancari italiani (Abi), che parla di un possibile default per famiglie e condomini e, a cascata, per imprese e istituti di credito. L'Associazione Esodati del Superbonus stima che questi rischi riguarderebbero 1,5 milioni di famiglie e oltre 500mila professionisti. I motivi vanno attribuiti allo stop del governo a una procedura che era molto usata da banche e istituti di credito, cioè la compensazione dei crediti di imposta con i contributi Inps e Inail. Lo stop partirà dal 1° gennaio 2025.
Secondo il presidente di Abi Antonio Patuelli, con le nuove regole le banche dovranno "assolutamente fermarsi" nel comprare i crediti del Superbonus. E se i maggiori acquirenti sono costretti a fermarsi "bisogna trovare delle forme diverse per animare il mercato, perché altrimenti imprese, condomini e famiglie si possono trovare inguaiati, in situazioni che li portano in default". Il riferimento è proprio al divieto di compensare i crediti con contributi previdenziali e assistenziali, imposto dal governo a partire dal 2025. Un divieto che varrà per banche e imprese di assicurazione e che è di fatto una stretta quasi definitiva alla cessione di credito e allo sconto in fattura, per i quali già rimanevano pochissime esenzioni. Con il voto della Camera sono stati approvati anche gli altri emendamenti del governo. Tra questi c'è il famigerato "spalma crediti" – che tanto aveva fatto discutere i ministri Tajani e Giorgetti – non più a quattro ma a dieci anni per le spese fatte dal 1° gennaio 2024 in poi. Viene poi confermato il sisma-bonus così come lo slittamento dell'entrata in vigore di "sugar tax" e "plastic tax".
Quali opzioni restano senza la compensazione dei crediti
Con lo stop del governo, dal 2025 le banche non potranno più usare i crediti Inps e Inail per pareggiare i soldi che le famiglie hanno anticipato per ristrutturare casa. Dal momento che i contributi previdenziali erano tra i mezzi più utilizzati dalle banche, è probabile che queste non accetteranno più crediti, e forse romperanno anche i contratti già in essere. Da qui il rischio per molte famiglie di perdere parte dei soldi spesi per il bonus. È per questo motivo che il presidente di Abi ha manifestato apprensione. Intervenendo al Rome Investment Forum di Febaf, Patuelli ha dichiarato: "Auspico che dopo le Europee si crei un veicolo in grado di coinvolgere risorse pubbliche e private fuori dal bilancio dello Stato, che diventi acquirente dei crediti", perché "non c'è alcun interesse che ci siano dei settori dell'economia che vadano in default".
A considerare concreto il rischio default per le famiglie non è soltanto Abi, ma diverse associazioni di categoria. Sembrerebbero non essere bastate in tal senso le continue modifiche subite dal bonus: dalla riduzione della percentuale dal 110% al 70%, passando per il progressivo restringimento della platea dei beneficiari, fino a questo stretta ulteriore alla compensazione dei crediti. L'Associazione Esodati del Superbonus considera a rischio 1,5 milioni di famiglie. Resta per loro la possibilità di portare i crediti in detrazione, ma è un'opzione per cui serve un'ampia capienza fiscale. Secondo alcuni calcoli, per una spesa di circa 120mila euro se ne potranno detrarre circa 13mila. A patto però di disporre di un Irpef di 40-50mila euro all'anno.
Intanto nella giornata di oggi sono previste le dichiarazioni di voto finale sul decreto. Dalle opposizioni non sono mancate le critiche anche sulle ultime novità. Il deputato del Pd Emiliano Fossi si è scagliato contro il taglio del 30% alle detrazioni sulle ristrutturazioni. "Un incidente sul lavoro su tre si verifica in edilizia: con queste revisioni delle aliquote le destre di fatto promuovono il lavoro nero". Luigi Marattin (Italia Viva) ha invece accusato il governo di danneggiare cittadini e imprese "per un beneficio finanziario irrisorio".