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Funerali Papa Francesco

Perché se Putin venisse ai funerali di Papa Francesco non sarebbe arrestato: governo Meloni ignora la CPI

Vladimir Putin non volerà in Italia per i funerali di Papa Francesco. Uno dei motivi per questa è il mandato di cattura per crimini di guerra che pende su di lui dal 2023. L’Italia, però, non ha mai reso esecutivo questo mandato: è fermo negli uffici del ministero della Giustizia.
A cura di Luca Pons
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I funerali di Papa Francesco, in programma sabato 26 aprile, richiameranno da tutto il mondo numerosi leader politici, cosa che richiederà un forte impegno diplomatico (basta pensare a Donald Trump e Volodymyr Zelensky, e come è andato il loro ultimo incontro). Una persona che certamente non ci sarà, e che d'altra parte avrebbe fatto montare le tensioni diplomatiche in modo forse ingestibile, è Vladimir Putin. Al suo posto verrà la ministra della Cultura Olga Ljubimova. Sul presidente russo pende un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale a marzo del 2023 per crimini di guerra. Ma la verità è che, in Italia, Putin non avrebbe problemi. Quel mandato infatti non è mai stato reso esecutivo dal ministero della Giustizia.

La questione è sia giuridica che politica. È noto che il governo Meloni non veda di buon occhio la Corte dell'Aja. L'ha criticata per il mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano Netanyahu e soprattutto l'ha attaccata nel caso Almasri. Con Vladimir Putin si pone in parte la stessa questione che era emersa con Benjamin Netanyahu, ovvero la possibilità che uno Stato decida di non arrestare una persona – nonostante il mandato di cattura internazionale – se questa è un capo di governo in carica.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il mandato di arresto spiccato nei confronti di Putin il 17 marzo 2023 è arrivato negli uffici del ministero della Giustizia e da lì non si è mai mosso. Il ministro Nordio non lo ha trasmesso alla Procura generale di Roma: il passo necessario perché da qui arrivasse alla Corte d'Appello e quindi diventasse esecutivo.

In sostanza, se oggi il presidente russo si trovasse in Italia nessuna forza di polizia avrebbe il diritto di arrestarlo. Se questo avvenisse sarebbe una sorta di ripetizione del caso Almasri: non essendosi attivato il ministero della Giustizia, nel giro di poche ore dovrebbe arrivare obbligatoriamente la scarcerazione.

Come detto, la questione è sia giuridica che politica. Il diritto internazionale, infatti, lascia uno spiraglio per quei Paesi che non vogliono arrestare i capi di governo in carica. Queste persone tecnicamente hanno immunità quasi assoluta dai processi e anche dagli arresti e le altre forme di coercizione. Ciò non toglie che un Paese come l'Italia, che aderisce allo Statuto di Roma che regola la Corte penale internazionale, ha allo stesso tempo l'obbligo di rispettare i suoi mandati di arresto. Anche perché la stessa Corte ha già sostenuto che questa immunità non debba valere per i crimini di guerra, il genocidio e i crimini contro l'umanità.

In questo caso però evidentemente ha prevalso la ragione politica. E se per il premier israeliano Netanyahu il governo ha ammesso più o meno apertamente che non verrebbe arrestato se entrasse in Italia, per Vladimir Putin la cosa è passata sotto traccia. Per di più, anche altri alti funzionari russi sono colpiti da un mandato di arresto internazionale. Per loro non c'è immunità che tenga. Eppure anche nei loro casi il governo italiano non si è mosso, lasciando inattivi i mandati di cattura.

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