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Perché Salvini è sotto attacco per il naufragio di Cutro

Il ministro dei Trasporti Salvini, sotto attacco per il naufragio di Cutro, difende la Guardia Costiera: “Solo pensare che il ministro dei Trasporti che è papà abbia non solo detto ma anche solo pensato di non intervenire è un oltraggio: chi vuole fare polemiche, far politica su questo, lasci in pace lo Stato, la Guardia costiera”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Solo pensare che il ministro dei Trasporti che è papà abbia non solo detto ma anche solo pensato di non intervenire è un oltraggio: chi vuole fare polemiche, far politica su questo, lasci in pace lo Stato, la Guardia costiera. Se uno non è avvisato non interviene, se è avvisato a cose avvenute fa il possibile. Prima della strage nessuno è stato avvisato". Si è difeso così ieri il leader della Lega, vicepremier e ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, intervenendo a una iniziativa della Fondazione Luigi Einaudi, spiegando che lui nella strage di Cutro, in cui hanno perso la vita 67 migranti, tra cui numerosi bambini, non ha alcuna responsabilità.

Salvini si riferisce agli attacchi ricevuti ieri, perché nella ricostruzione della catena dei soccorsi è emerso che la Guardia Costiera, che dipende dal suo dicastero, non è intervenuta per tempo.

Tutto ruota attorno all'intervallo di tempo che va dalle 23.03 di sabato sera, quando un velivolo Frontex segnala la presenza del barcone a 40 miglia dalla costa calabrese, fino alle 4.00 circa di domenica, cioè il momento dell'impatto del barcone contro la secca. Cosa è successo in queste sei ore? Dalla barca non è partita richiesta di aiuto, non c'è nessun Sos, e non viene attivata la procedura Sar di ricerca e salvataggio, che verrà dichiarata solo nelle prime ore di domenica.

Come ha spiegato ieri l'agenzia europea, "La barca navigava da sola e non c'erano segni di pericolo. Tuttavia, le termocamere a bordo dell'aereo Frontex hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che avrebbero potuto esserci persone sotto il ponte. Ciò ha sollevato i sospetti degli esperti di sorveglianza di Frontex", che nel frattempo ha informato le autorità.

Il ministro dell'Interno Piantedosi però si aggrappa proprio a quella comunicazione di Frontex, sottolineando che l'agenzia non aveva segnalato situazioni di ‘distress' a bordo, e anzi aveva indicato una "buona galleggiabilità dell'imbarcazione".

È la stessa posizione assunta dal portavoce della Guardia costiera, Cosimo Nicastro: "Il naufragio avvenuto in Calabria, è una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano. Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari".

Cosa è successo nella notte tra sabato e domenica

In quel momento, intorno a mezzanotte, si attivano due unità della Guardia di Finanza, in law enforcement, cioè con un'operazione di polizia e non di salvataggio. Ma a causa delle condizioni pessime del mare sono costrette a tornare indietro. Le unità della Guardia Costiera però rimangono ferme (normalmente le operazioni vengono condotte dalla Gdf finché non diventano Sar)

La Guardia Costiera ha confermato che quella notte è avvenuto uno scambio tra i colleghi della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di Finanza, che erano intervenuti. Questi ultimi informavano la Guardia Costiera che "le due unità che si trovavano in mare stavano rientrando per le condizioni meteo avverse e che non c'era una posizione nota dell'imbarcazione". 

Il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi ha detto però una cosa importante: ha spiegato che motovedette più grandi, come quelle di cui è dotata la Guardia Costiera, "avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8" (in quel momento c'era mare forza 4). Ma, ha aggiunto l'ufficiale, "le regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa" anche perché "spesso non promanano dal ministero a cui appartengo ma da quello dell'interno".

Verso le 4 il barcone si schianta contro la secca e avviene la tragedia, con decine di migranti in mare. I primi soccorsi arrivano alle 4.30, e sono due carabinieri i primi a recuperare una ventina di cadaveri e salvano due persone. Solo successivamente arrivano le altre forze dell'ordine e la Guardia costiera. Nella relazione allegata agli atti d'inchiesta la Capitaneria di porto crotonese scrive di avere ricevuto la prima segnalazione "alle 4.37". Alle "5.35 la prima pattuglia di terra Guardia costiera, giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri". Viene dichiarata l'operazione Sar, ma è troppo tardi.

L'interpellanza urgente del Pd sul naufragio

"In merito al tragico naufragio avvenuto dinanzi la spiaggia di Steccato di Cutro, come funziona normalmente la catena di comando per le diverse attività in capo sia alla Guardia Costiera che alla Guardia di Finanza? Perché le autorità italiane, successivamente alla comunicazione resa dall'agenzia Ue Frontex delle dieci di sabato 25, non hanno valutato di classificare l'operazione in atto come operazione Sar, impedendo di fatto l'intervento della Guardia Costiera in tempo utile per salvare la vita dei naufraghi? Quali responsabilità politiche e amministrative vi siano state nella gestione della catena di comando?". Sono le domande contenute nell'interpellanza urgente presentata dal Gruppo del Partito Democratico alla Camera e rivolta ai ministri dell'Interno, Matteo Piantedosi, dei Trasporti, Matteo Salvini, e dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, sottoscritta dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, dalla presidente dei deputati, Debora Serracchiani, e da tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza.

"Quesiti che necessitano risposte immediate – si legge ancora nel testo – anche alla luce delle dichiarazioni del comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, in cui si afferma che la Guardia Costiera sarebbe potuta intervenire poiché ‘in quel giorno c'era mare forza quattro, non sei o sette, e le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con forza otto'. Inoltre, per stessa ammissione del Comandante Aloi, in base alle regole di ingaggio, le operazioni condotte dalla Guardia di Finanza vengono classificate come operazioni di sicurezza, mentre qualora venissero classificate come un cd. evento Sar (Search and Rescue), ossia un'operazione di salvataggio, esse dovrebbero prevedere l'intervento della Guardia Costiera. Fatti – si legge ancora nell'interpellanza – che gettano ombre inquietanti sulla linearità della catena di comando che sarebbe stata seguita nel gestire i soccorsi tra il 25 e 26 febbraio scorso, e soprattutto sulle diverse responsabilità dei ministri coinvolti da cui dipenderebbero in ultima istanza la classificazione di un evento come ricerca e soccorso".

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