video suggerito
video suggerito
Opinioni

Perché Renzi ora può davvero stare sereno

E adesso? Cosa cambia dopo la prova di forza, stravinta, di Renzi nell’elezione del successore di Giorgio Napolitano? Poco o nulla, con la sensazione che la posizione di Renzi sia più salda che mai…
378 CONDIVISIONI
Immagine

Il patto del Nazareno è andato in frantumi. Anzi, no. La maggioranza che sostiene il Governo di Matteo Renzi sembra destinata a perdere qualche pezzo, soprattutto nell’area centrista. Forse. La minoranza del Partito Democratico ha ormai ricucito i rapporti con l’ala renziana. Non del tutto. La riforma della legge elettorale è ormai in dirittura d’arrivo. Dipende. Le riforme costituzionali sono destinate ad andare in porto in ogni caso, con o senza Berlusconi. Discutibile.

Sono queste, semplificando, le questioni sul tappeto, ora che l’operazione Mattarella è andata in porto, con la regia di Matteo Renzi e la partecipazione involontaria di Angelino Alfano e Silvio Berlusconi. Del resto, nonostante la sicurezza dei renziani e la prudenza dei centristi, era impensabile che quanto successo negli ultimi giorni non avesse conseguenze politiche. A cominciare da Forza Italia, uscita con le ossa rotta dalla vicenda e già in piena crisi: politica, organizzativa ed elettorale. L'ufficio di Presidenza, per la verità, non ha prodotto chissà quali sconvolgimenti, con Berlusconi che ha rifiutato le dimissioni dei vertici e non ha nemmeno pensato di coinvolgere Fitto (da tempo su posizioni polemiche) nella riorganizzazione della struttura del partito.

Però la resa dei conti è solo rimandata, come sanno benissimo in casa forzista: il momento chiave sarà quello del ritorno al Senato del ddl costituzionale Renzi – Boschi. Ci vorrà del tempo, non meno di quattro mesi, ma in quella sede i forzisti dovranno scegliere se prestarsi nuovamente al giochetto di Renzi o se tentare l'azzardo dello strappo, facendo mancare il loro sostegno, magari su qualche punto caratterizzante della riforma. Un rischio, in ogni caso, dal momento che il completamento del percorso di riforme costituzionali (cui è legata anche l'Italicum, che vale solo per la Camera) sarebbe un merito enorme del Governo Renzi e Fi potrebbe rimanerne definitivamente schiacciata (come del resto sta lentamente avvenendo in questi mesi); allo stesso tempo, far saltare il tavolo delle riforme potrebbe essere un boomerang, sia perché non si capirebbe un passo indietro su misure già votate per ben due volte, sia perché non è affatto detto che Renzi non trovi "altrove" il sostegno necessario a superare lo scoglio del Senato.

E allora, come si muoverà Berlusconi? La sensazione è che il Cavaliere continuerà a prendere tempo, provando prima di tutto a ricucire gli strappi all'interno del suo partito. Senza rivoluzioni e senza lasciare campo libero a Fitto, ma con cambiamenti nelle gerarchie e il rafforzamento della cabina di regia (e probabilmente con il ridimensionamento di Letta e Verdini). Il primo obiettivo di Berlusconi resta però il recupero della piena agibilità politica e, dunque, ha ancora bisogno del "birichino Matteo": se la manina reinserirà la leggina del 3% amici come prima, probabilmente.

Il Governo, del resto, è più saldo che mai. E l'affaire Mattarella è stata l'ennesima occasione per dimostrare quali siano i reali rapporti di forza all'interno dell'esecutivo e quale sia la forza contrattuale del Nuovo Centro Destra. Il terrore della crisi di Governo agita i sonni di Alfano, non quelli di Renzi, soprattutto dopo che sull'elezione dell'inquilino del Colle si è interrotto anche il "percorso di riavvicinamento" tra Area Popolare e Forza Italia. Dunque, anche in questo caso la soluzione sulla quale ragiona Alfano sembra la stessa: prendere tempo, aspettare il riflusso della marea, contare i feriti e "leccarsi le ferite". Dopo le Regionali, se ne riparlerà.

Quella del "prendere tempo" è opzione comoda anche per la sinistra del Partito Democratico, che pure ha salutato con gioia l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Il punto è che non sono affatto cambiate le carte in tavola, né sul metodo portato avanti da Renzi, né sul merito dei provvedimenti: insomma, Renzi ha unito il partito sulla scelta dell'inquilino per il Colle, ma non ha intenzione di fare concessioni a nessuno. E poi, c'è qualche altro problemino, diciamo di "rappresentanza", come nota Civati:

E mentre Boschi e altri ministri rivendicano le scelte assunte (in particolare sul 3%, confondendo frode con evasione, peraltro) e mentre il premier ribadisce che sull’Italicum non ascolterà le ragioni di nessuno e sul Jobs Act il Parlamento ormai deve stare muto, visto che i decreti sono di competenza del governo, prosegue il lavoro dei nuovi dissidenti. Che vorrebbero che Renzi rinnegasse se stesso, comprendesse di avere sbagliato tutto quanto, ritornasse sui propri passi: proprio ora che si sente invincibile

Insomma, anche in questo caso, non c'è alcun interesse ad accelerare i tempi dello scontro. Che ci sarà, c'è da giurarci. Ma c'è tempo…

378 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views