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Perché quelle di Andrea Giambruno dovremmo considerarle vere e proprie molestie sessuali sul luogo di lavoro

Più che della rottura tra Giorgia Meloni e Andrea Giambruno si dovrebbe parlare del contenuto dei fuorionda mostrati da Striscia la Notizia: un uomo in posizione di potere che perpetra delle vere e proprie molestie sessuali sul luogo di lavoro.
A cura di Jennifer Guerra
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Ora che Giorgia Meloni ha annunciato dai suoi profili social di essersi separata dal compagno Andrea Giambruno, a seguito della diffusione da parte di Striscia la notizia di alcuni fuorionda della sua trasmissione Diario del giorno, è prevedibile che l’attenzione dell’opinione pubblica si concentrerà sulla fine della relazione tra la presidente del Consiglio e il giornalista. Ma è in realtà sul contenuto di quei fuorionda che dovremmo discutere, che è ben più importante della vita privata della coppia o delle congetture sul perché si sia deciso di mandarli in onda. I due video mostrano infatti un uomo in una posizione di potere che si comporta in maniera inappropriata di fronte a un’intera redazione, che mette in imbarazzo una collega sua sottoposta – una donna – e che parla in maniera esplicita di sesso sul luogo di lavoro. Un uomo che non sa di essere ripreso e che quindi, dobbiamo presumere, si mostra nel suo atteggiamento abituale.

Giambruno si dice “terrorizzato” e si ritiene vittima di continue mistificazioni, alludendo alle polemiche passate sulle sue parole sulla violenza di genere. Ma non c’è molto da mistificare adesso: i video trasmessi da Striscia la notizia sono inequivocabili e mostrano chiaramente non solo un atteggiamento di prepotenza da parte del giornalista, ma anche delle vere e proprie molestie: Giambruno fa domande insistenti a sfondo sessuale alla collega, la invita a partecipare a incontri sessuali di gruppo e chiede se può toccarsi il pacco (anche se, a giudicare dal video precedente, non sembra aver bisogno del permesso di nessuno per farlo). Lei cerca di rimanere impassibile anche se il disagio è evidente. Se già il primo video mostrava atteggiamenti inaccettabili da parte di Giambruno, nel secondo si oltrepassa ogni giustificazione.

La direttiva 2002/73/CE del Parlamento europeo del 2002, recepita anche dall’Italia, definisce le molestie sessuali sul luogo di lavoro come una “situazione nella quale si verifica un comportamento indesiderato a connotazione sessuale, espresso in forma fisica, verbale o non verbale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, in particolare, creando un clima intimidatorio, ostile, degradante”. Non a caso, l’espressione “molestia sessuale” (sexual harassment) fu coniata nel 1974 da Lin Farley per descrivere proprio le molestie sul lavoro. Prima di allora, si parlava soltanto di stupro o violenza sessuale.

Secondo un’indagine della Commissione Pari Opportunità del FNSI, il sindacato dei giornalisti, l’85% delle giornaliste dichiara di aver subito molestie sessuali almeno una volta nel corso della vita professionale. In tre casi su quattro, le molestie sono avvenute all’interno della redazione, anche davanti ad altri colleghi. La forma di molestia più diffusa (l’80%) sono proprio le battute a sfondo sessuale, seguite da sguardi inopportuni o lascivi, domande inopportune e invadenti sulla vita privata o sull'aspetto fisico. Dalle parole si passa anche ai fatti, arrivando a ricatti sessuali (19% dei casi) e molestie fisiche (14%), come palpeggiamenti, baci e abbracci non voluti. Anche se la maggior parte delle giornaliste ne hanno parlato con colleghe e colleghi o amici, sono poche quelle che si sono rivolte alle autorità in seguito a questi episodi: meno del 10% l’hanno riferito a un superiore, solo il 3% al sindacato e il 2% ha sporto denuncia.

Come fa notare il rapporto della CPO, il fatto che la maggior parte delle molestie avvengano in redazione dimostra quanto siano normalizzate e minimizzate. Nelle redazioni non solo le donne sono una minoranza, ma raramente ricoprono posizioni di potere. Se a creare un clima in cui è normale chiedere alle colleghe se vogliono partecipare a dei threesome è il capo, è davvero molto difficile mettersi contro di lui. Anche se una denuncia a un superiore venisse accolta, se il capo viene soltanto ammonito si creano dinamiche di vendetta e isolamento, col rischio di inimicarsi anche tutti i propri colleghi. Per questo molte donne decidono di sopportare in silenzio o, al massimo, sono loro a decidere di allontanarsi dal luogo di lavoro. Ovviamente questa dinamica non si limita al solo lavoro giornalistico, ma si estende a tutte le professioni, anche se il mondo del giornalismo merita qualche riflessione in più. Diventare giornaliste e lavorare in una redazione non è facile e perdere il proprio posto potrebbe comportare una rinuncia totale alla propria carriera, visto quanto è difficile trovare lavoro nel settore: la posta in gioco è ancora più alta.

In tutto il mondo, molte redazioni hanno avuto un proprio #MeToo: Fox News, NBC, l’emittente televisiva francese TF1, diversi media indiani, non da ultimo il caso del presentatore tv Russell Brand alla BBC. In tutti questi casi, il problema delle molestie e degli abusi di potere è stato riconosciuto (anche se spesso tardivamente e in maniera riluttante), i responsabili sono stati subito allontanati e ci si è impegnati per la creazione di un clima favorevole per tutti. In Italia, dove l’85% delle giornaliste ha subìto molestie sul lavoro, ci voleva l’esclusiva di un programma satirico, e soprattutto l’ex compagno della presidente del Consiglio, perché il problema fosse sotto agli occhi di tutti. Ma proprio perché questa operazione ha scopi diversi, sebbene non siano del tutto chiari, dalla denuncia della gravità dei fatti, anche questa volta andrà a finire che i comportamenti di Giambruno verranno minimizzati se non giustificati, che l’attenzione si sposterà altrove e che ancora una volta perderemo l’occasione per avviare un dibattito serio sul posto delle donne nello spazio pubblico.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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