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Opinioni

Perché Pd-Cinque Stelle è ancora l’unica alternativa, nonostante l’Umbria

La vittoria schiacciante del centrodestra in Umbria non dimostra il fallimento dell’alleanza Pd-Cinque Stelle. Semmai, è la prova che un’ammucchiata non è un’alternativa. Che servono programmi e idee coraggiose. Che farsi dettare l’agenda da Salvini, nella paura costante di regalargli consenso, è una pessima idea. Che senza una visione del mondo non si va da nessuna parte.
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La politica non è questione di somme algebriche, né mera giustapposizione di simboli. Dovremmo saperlo, eppure ci caschiamo a ogni singola elezione. Ci siamo cascati anche in Umbria, regione che rossa non lo è più da un pezzo, dove la pazza alleanza Pd-Cinque Stelle, è stata schiantata con un sonoro 60-40, con la Lega al 37% e con Fratelli d’Italia sopra il Movimento Cinque Stelle.

Aria pura per i profeti del “te l’avevo detto”, quelli che bisognava andare a votare subito, a settembre, per prendere subito i medesimi schiaffoni alle politiche. Sonoro schiaffone, invece, per chi pensava che bastasse levare a Salvini lo scranno del Viminale per arginarne lo strapotere e per togliergli dalle mani il boccino dell’agenda politica.

Speranza vana, in partenza. A differenza dei Cinque Stelle, programmati per fare opposizione, non per governare, e del Pd, credibile solo quando governa e del tutto incapace a opporsi, la Lega sa giocare bene entrambe le fasi e ha sbagliato poco o nulla, da quando è passata ai banchi della minoranza. Ha tenuto acceso il fuoco dei suoi baluardi programmatici – l’immigrazione, le tasse, le pensioni -, e giocando con la sua forza elettorale è riuscita a dettare l’agenda all’esecutivo, pur standone fuori: Quota 100 è lì dov’è, i decreti sicurezza pure, e persino la manovra costruita con un 2,2% di deficit nobilita il 2,1% con cui Lega e Cinque Stelle sfidarono Bruxelles giusto un anno fa.

Dov’è la svolta, dov’è l’alternativa? Semplicemente, non esiste. Ed esisterà sempre meno, ogni giorno che passa, se Pd e Cinque Stelle dovessero collezionare scoppole a ogni tornata regionale, dalla Calabria all’Emilia-Romagna, sino alla Campania. Nata nella reciproca riluttanza, l’alleanza giallorossa non può sopravvivere perdente, né può sopravvivere il governo alle sue sconfitte.

Eppure, proprio queste sconfitte dovrebbero portare Pd e Cinque Stelle a stringere ulteriormente i bulloni della loro stramba alleanza, per trasformarla in una reale e radicale alternativa alla destra di Salvini e Meloni. Badate bene: alternativa radicale, lo diciamo chiaramente, vuol dire porti aperti, ius soli, patrimoniale ai super-ricchi e via Quota 100.  Ma non basta, né serve, ribaltare le politiche e le proposte programmatiche leghista, per essere alternativa. Serve anche ribaltare la cornice programmatica che le giustifica.

Lo diciamo meglio: il governo Pd-Cinque Stelle doveva essere il governo della svolta verde, il governo del rilancio della scuola, il governo del welfare per i giovani e per i ceti medio bassi. Avrebbe dovuto essere il governo degli ecologisti contro gli inquinatori, delle nuove generazioni contro i vecchi rentier, dei poveri lavoratori contro i ricchi che si fanno la flat tax. Doveva la risposta progressista al blocco sociale della nostalgia e del rancore. 

Sinora, invece, il Conte Bis è stato un esecutivo claudicante, incerto, incapace di muoversi su un sentiero coerente per paura di regalare voti al Capitano, di indispettire l’Europa, di dare fiato alla fronda interna di Matteo Renzi. Senza coraggio, senza idee, senza una visione del mondo alternativa a quella di Salvini. Che poi è tutto ciò che servirebbe anche solo per sfidarlo, per provare a batterlo. Senza, non si va da nessuna parte. Gli elettori sono scemi, forse, ma non così scemi.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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