Non è casuale che le parole del ministro Lollobrigida sul rischio di “sostituzione etnica” e quelle della presidente del consiglio Giorgia Meloni sul fatto che non abbiamo bisogno di migranti ma di “donne italiane che lavorano e fanno figli”, siano arrivate poco dopo la presentazione del Documento di Economia e Finanza presentato dallo stesso governo, in cui si afferma nero su bianco che senza un massiccio flusso migratorio verso l’Italia siamo destinati al default.
Non è casuale, e nemmeno incoerente. Al contrario, è l’altra faccia della medaglia, quella che completa il disegno ideologico della maggioranza di destra – di chi l’ha votata – sull’immigrazione e l’Italia di domani. Un disegno ideologico in cui gli stranieri sono necessari per pagare le pensioni coi loro contributi e per “fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare” (cioè quelli dove la fatica è tanta e la paga molto meno). Ma che, nel contempo, vanno tenuti fuori più possibile dal perimetro della Nazione, per salvaguardarne l’identità, le tradizioni, la purezza, l’etnia – come la chiama Lollobrigida. O, se preferite, la razza.
È un disegno che sta già prendendo forma sotto i nostri occhi. Negando la cittadinanza ai tantissimi bambini che ogni anno nascono in Italia da genitori stranieri, ad esempio, cui non concediamo questa possibilità perché non hanno il “sangue italiano”. O, se preferite, perché non sono della nostra stessa razza.
È un disegno che diventa sostanza ogni volta in cui qualcuno dice “prima gli italiani” per l’assegnazione di case, servizi come le mense scolastiche, sostegni al reddito. Contraddicendo il principio di universalità su cui si fonda il nostro welfare, che la stessa destra vorrebbe erogato discrezionalmente nel nome di quel medesimo diritto di sangue.
È un disegno che inibisce quanto più possibile la costruzione di una coscienza sociale multietnica italiana e la costruzione di una rappresentanza politica specchio di un Paese in cui quasi un abitante su dieci, ormai, è di origine straniera.
E ok, potete pensare finché volete che tutto questo sia anacronistico, che quello di Meloni, Lollobrigida & co sia un suprematismo alle vongole che sarà seppellito dalla Storia. Potete pensarlo, ma dovete essere consapevoli che questo disegno ideologico è quello che si sta affermando qui e ora, sotto i nostri occhi. Che si sta già calcificando, qui e ora, nella coscienza sociale del nostro Paese, e nelle norme che la sostanziano, l’idea che gli stranieri sono ospiti. Utili, forse necessari. Sicuramente mal sopportati, se non addirittura sgraditi. Di sicuro non italiani.
Ospiti. E quindi con una capacità di dissenso limitata, come quando si stigmatizza Paola Egonu quando“si permette” di dire che l’Italia è razzista. Con libertà di culto limitata, o comunque osteggiata, soprattutto se il culto è islamico. Con diritti limitati e possibilità d’ascesa sociale e accesso a cariche pubbliche limitate. Con rappresentatività politica limitata. Esattamente come accade in un qualunque Paese razzista che abbiamo studiato sui libri di Storia. E che non riconosciamo, quando lo incontriamo nella cronaca.