Perché Orban viene contestato per le visite a Trump, Putin e Xi Jinping e come risponde la Ue
Continuano le polemiche per le visite istituzionali all'estero del premier ungherese Viktor Orban come presidente di turno del Consiglio dell'Ue. Prima i viaggi a Mosca e Pechino, giustificati da Budapest come bilaterali che avevano il solo scopo di valutare la fattibilità e le condizioni per un cessate il fuoco in Ucraina. Ora la missione per incontrare Trump, nella residenza di Mar-a-Lago del candidato repubblicano.
Oggi infatti, secondo il New York Times e Bloomberg, il primo ministro ungherese vedrà in Florida l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo il vertice della Nato in corso Washington. Trump è sempre stato un chiaro sostenitore di Orban, e non ne fa mistero citandolo spesso durante la sua campagna elettorale. I due si erano già incontrati in Florida a marzo. Orban ha sostenuto pubblicamente la rielezione di Trump alla Casa Bianca.
Ieri la questione delle visite di Orban era finita sul tavolo del Coreper, il Comitato che riunisce i rappresentanti permanenti presso l'Unione Europea, e gli ambasciatori di quasi tutti i Paesi, esclusa solo la Slovacchia, hanno messo sul banco degli imputati il governo di Budapest. Secondo gli Stati Ue è stato violato il principio di leale collaborazione e danneggiata l'unità dell'Unione. Nessuno, tuttavia, ha sollevato la questione della fine o dell'abbreviazione della presidenza di turno, né sono state presentate o adottate misure concrete. Solo un messaggio di avvertimento dunque.
Ma l'Unione europea, tramite Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si è detta "profondamente preoccupata", esprimendo grande "disagio" per i recenti viaggi di Viktor Orban. In un'intervista alla Efe, Borrell ha condannato il "comportamento" del premier ungherese, che poco dopo aver assunto la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue il 1 luglio, ha visitato Kiev, Mosca, Pechino e Washington in quella che ha definito una "missione di pace" per la guerra in Ucraina, dichiarandosi apertamente ostile all'aiuto militare occidentale a Kiev.
Il ministro per gli Affari europei ungherese, Janos Boka, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, ha difeso la posizione di Orban: "Non esiste un protocollo concordato dagli Stati membri per il coordinamento istituzionale prima e dopo le visite. Ci sono una serie di incontri bilaterali che gli Stati membri conducono durante, prima e dopo le presidenze. Spetta allo Stato membro impegnarsi nell'informare e coordinarsi con gli altri Paesi", ha detto. "Ci sono state visite bilaterali delle quali non siamo stati informati, né prima, né dopo, e che abbiamo appreso dalla stampa. Non c'è un protocollo concordato che dobbiamo rispettare in questi casi", ha aggiunto. "Ovviamente, in caso di visite delicate" come quelle fatte del premier Viktor Orban, "il coordinamento preventivo non è sempre possibile", ha continuato Boka. Orban ha informato dopo le visite il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, "anche se non era tenuto a farlo, in uno spirito di cooperazione", ha sottolineato il ministro ungherese.
Dal canto suo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha precisato che la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue non rappresenta l'Unione europea nelle relazioni esterne. Secondo il servizio legale dell'Unione, la visita della scorsa settimana del leader ungherese a Mosca ha violato le regole comunitarie. L'incontro di oggi con Trump probabilmente non farà altro che rendere i rapporti con l'Ue ancora più tesi, visto che anche in questo caso Orban non ha informato i suoi alleati dell'imminente visita in Florida.
Tajani: "Orban da Trump? Non rappresenta l'Ue"
"Viktor Orban è il premier dell'Ungheria e fa ciò che ritiene più opportuno. Non è che decidiamo noi quello che deve fare", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un punto con la stampa italiana a margine del vertice della Nato a Washington a proposito dell'incontro tra Orban e Donald Trump in Florida.
"Certo non va in rappresentanza dell'Unione europea – ha sottolineato il titolare della Farnesina – Io continuo a dire che noi non dobbiamo interferire nella campagna elettorale americana. Le relazioni transatlantiche sono una delle stelle polari della nostra politica estera. Noi siamo amici e alleati degli Stati Uniti, indipendentemente da chi è stato, chi è e chi sarà il presidente americano".