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Perché oggi si può sciogliere Forza Nuova e perché non è stato fatto finora

Il costituzionalista Francesco Clementi spiega alla Stampa perché si può sciogliere Forza Nuova e perché può farlo il governo con un semplice decreto legge. Secondo il professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Perugia, l’assalto alla sede della Cgil rappresenta una “pubblica esaltazione di fatti o metodi propri del fascismo”, perché “c’è stato uso della violenza”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Sciogliere Forza Nuova è diventata una priorità della politica dopo l'assalto alla sede nazionale della Cgil sabato a Roma. La richiesta è stata lanciata dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, e appoggiata da gran parte della politica e della società civile. Il Pd presenterà due mozioni – una alla Camera e una al Senato – per portare all'attenzione del governo la questione. Ma è possibile, praticamente, sciogliere il partito? A rispondere alla domanda e a spiegare perché si può fare e perché proprio ora è il costituzionalista Francesco Clementi in un'intervista alla Stampa. Secondo il professore di Diritto pubblico comparato all'Università di Perugia ci sono persino due strade, entrambe percorribili, per mettere fuorilegge Forza Nuova.

Il professor Clementi spiega al quotidiano che l'applicazione della dodicesima disposizione finale della Costituzione – che vieta la riorganizzazione del partito fascista – avviene grazie alla legge Scelba del 1952, quando dei movimenti "usano o minacciano la violenza quale metodo di lotta politica, o compiono manifestazioni esteriori di carattere fascista". I fatti di questi giorni, secondo il costituzionalista, "rientrano chiaramente fra le fattispecie previste dalla legge Scelba, che vieta riunioni pubbliche di esaltazione del fascismo", perché è stato superato il limite "della libertà d'espressione". Anche se "l'articolo 49 della Costituzione impone di tutelare anche questo tipo di movimenti".

L'assalto alla sede della Cgil, però, rappresenta una "pubblica esaltazione di fatti o metodi propri del fascismo", perché "c'è stato uso della violenza". Ora le strade che si possono percorrere sono sostanzialmente due, spiega ancora Clementi, la prima "è una sentenza di un giudice penale che certifichi la ricostituzione del partito fascista". In questo caso "il ministro dell'Interno, sentito il Consiglio dei ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni". La seconda strada, invece, permette direttamente all'esecutivo di agire: "Il governo, di fronte al conclamato ed evidente manifestarsi delle ragioni indicate dalla legge Scelba – continua il costituzionalista – può adottare un decreto legge di scioglimento senza attendere un giudice". Per Clementi non ci sono dubbi: "Il governo ha tutti gli elementi per intervenire".

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