Perché non si tornerà a scuola in presenza al 100%
Tra le priorità del governo guidato da Mario Draghi c’è quella di far tornare al più presto a scuola quanti più studenti possibile. Il mondo dell’istruzione è fondamentale, secondo il neo-presidente del Consiglio, come ha confermato lui stesso durante le consultazioni. Ma al momento l’ipotesi di un ritorno in classe e alle lezioni di presenza al 100% sembra quasi irrealizzabile. A spiegare il perché è Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, intervistato durante la trasmissione Buongiorno, su Sky Tg24. “Sicuramente l’obiettivo è tornare in classe al 100% ma il problema è se sia possibile, tanto più con la variante inglese che sembra molto aggressiva dal punto di vista dei contagi”, spiega Giannelli. Che ammette: “In questo momento è molto difficile pensare al rientro al 100% ma è certamente un obiettivo di lungo termine, l’anno prossimo dovremmo avere tutta la popolazione scolastica in classe, anche per questo abbiamo chiesto una accelerazione della campagna vaccinale per la scuola”.
Più vaccini, quindi, per poter rientrare a scuola al 100% con l’inizio dell’anno scolastico: “Le varianti si stanno diffondendo nella popolazione, credo si tratti di 1 caso su 5 e quindi bisogna stare attenti, soprattutto nelle aule dove ci sono ragazzi e docenti, ci vuole una rinnovata attenzione che deve essere monitorata. È chiaro che questa rinnovata attenzione deve essere monitorata dalle autorità sanitarie e noi come sempre ne rispettiamo le decisioni”.
Altro tema posto dal presidente dell’Associazione presidi è quello riguardante la didattica a distanza e la sua efficacia: “Al momento mancano rilevazioni ufficiali sul rendimento dei ragazzi rispetto all'adozione della didattica a distanza, non a caso ho chiesto se ne possa occupare l’Invalsi, Istituto Nazionale per Valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, così da avere un monitoraggio effettivo, scientifico su basi oggettive che possa essere realizzato in tutte le classi. Pensare a una ripresa a settembre con un monitoraggio e un piano recupero che possa effettivamente colmare queste lacune mi sembra un buon orizzonte di politica scolastica”.
“La pandemia – prosegue Giannelli – ha acuito situazioni che già esistevano. La situazione è molto differenziata sia a livello geografico sia a livello di singola classe, dipende dalle singole situazioni, tanti ragazzi non sono riusciti a collegarsi in maniera efficace, a seconda della situazione della famiglia l’efficacia della dad è stata diversa. Bisogna vedere dove le competenze sono carenti, soprattutto negli istituti superiori dove quest’anno è stato più sofferto, con stop and go continui”.