La guerra in Ucraina sta producendo il più alto numero di rifugiati da un Paese, concentrati in un tempo così ristretto, nella storia mondiale.
In questo momento ci sono un milione di persone già fuori dall'Ucraina, e un altro milione è stimato fra quelli che stanno organizzando la partenza ma sono ancora dentro i confini.
Le previsioni erano di quattro milioni di persone fino a due giorni fa, oggi la Ministra Lamorgese ha riportato la stima di "7 o 8 milioni". Dipenderà dall'evolversi della guerra, però le stime sono queste e dietro quei numeri – attenzione alla banalità – ci sono persone. Dietro a parole con "milioni" ci sono volti, prevalentemente di donne e bambini, in cammino.
Ogni volta sono preoccupazioni, storie, sconvolgimenti, anche quando i bambini ridono dentro di loro c'è paura, un terrore che neanche gli adulti possono mitigare perché è lo stesso che provano loro.
Non tutti questi rifugiati torneranno a casa.
Il ricordo più straziante che ho sono le conversazioni con alcuni profughi siriani. Convinti di poter tornare a casa "non appena la guerra sarà finita". Io sapevo che loro non sarebbero più tornati, loro invece sembravano averlo scordato, o non averne affatto percezione. Non avevano più una città, lo sapevamo tutti ma loro no.
Immagino sia una difesa umana, l'idea infantile che a un certo punto tutto possa tornare come prima, del resto "se è iniziato all'improvviso, può anche finire all'improvviso, no?"
La risposta è: "No".
Se la tua casa non c'è più, o quella dei tuoi vicini è distrutta, se la città è in macerie – o anche solo una parte di essa – i processi di ricostruzione sono lunghissimi, si tratta di generazioni. E se torni non tutto sarà comunque come prima.
La guerra in Ucraina dura da nove giorni, e da questo punto di vista sono pochissimi. Sono tutti ancora in tempo per tornare nelle loro case, i profughi ucraini, ma il tempo passa velocemente.
Ricordo un'altra intervista ancora, a Srebrenica.
Intervistavo un ragazzo, scappato bambino. Aveva nascosto i giocattoli sopra l'armadio prima di uscire, tornò anni dopo e non c'era neanche l'armadio. E' la guerra, e non è mai una bellezza.
L'Europa vive una situazione fortemente ambigua con i profughi. Sull'onda dell'emotività (e per fortuna che c'è), anche molti rappresentanti istituzionali da sempre critici verso i flussi migratori, stanno dichiarano le loro disponibilità all'accoglienza. Addirittura presidenti di Regione come Attilio Fontana, provenienza Lega, sono disponibili a un'accoglienza anche superiore alla redistribuzione regionale che spetterebbe alla sua Regione: "Siamo pronti ad accogliere centomila profughi", ha dichiarato il presidente lombardo.
È lo stesso Attilio Fontana che in campagna elettorale disse: "Non possiamo accettare tutti gli immigrati che arrivano: dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate". Poi disse che si era trattato di un lapsus e di un errore comunicativo. Anche se in effetti i profughi ucraini sono bianchi, ma questo certamente è un caso.
L'atteggiamento sembra in ogni modo simile a quello della Polonia, che insieme ad altri Stati confinanti è destinata ad accogliere il maggior numero di profughi ucraini. La Polonia è stata (ed è) anche lo stesso Paese – e stesso governo – che con il filo spinato, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, anche questo inverno ha respinto immigrati bambini e donne incinta, condannandoli al ghiaccio dei boschi.
Una pratica illegale anche secondo le regole comunitarie, ma addirittura rivendicata su twitter dall'attuale Ministro della Difesa polacco Mariusz Błaszczak.
Ancora ieri la parlamentare europea della Lega Susanna Ceccardi si è detta preoccupata dall'eventualità di accogliere una donna africana che scappa dall'Ucraina.
I richiedenti asilo neri non sono uguali ai richiedenti asilo ucraini, questo per alcuni è un fatto.
Io penso invece che ogni guerra sia identica, e che le vittime dei conflitti si somiglino tutte. Dobbiamo imparare a distinguere per bisogno, non per colore o provenienza geografica, e sarebbe in fondo solo l'attualizzazione del giuramento di Ippocrate, cioè quello che rinnova ogni medico di fronte a una persona che ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei.
Nel frattempo: benvenuto popolo ucraino.