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Non è vero che la pressione fiscale aumenta perché ci sono più occupati, come dice Meloni

La presidente del Consiglio Meloni ha fatto un’affermazione sbagliata in tv. Ha detto che la pressione fiscale aumenta perché c’è più gente che lavora. Il deputato Marattin ha chiarito che in realtà l’incremento della pressione fiscale, certificata dall’Istat, in realtà è dovuto al cosiddetto Fiscal Drag.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Istat ha certificato nel 2024 un aumento della pressione fiscale, arrivando al 42,6% del Prodotto interno lordo (Pil), con un balzo di 1,2 punti rispetto all'anno prima (Nel 2023 la pressione del fisco era pari al 41,4%), che l'ha portata ai livelli più alti dell'era post Covid. Nel commentare il dato su Pil e indebitamento, diffuso dall'istituto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che questo non dimostrerebbe che il governo ha alzato le tasse, come sostengono le opposizioni. Secondo la premier l'aumento della pressione fiscale sarebbe invece da interpretare positivamente, perché è dovuto a un incremento dell'occupazione, che allarga la base imponibile.

"Mi trovo un po' in imbarazzo a dover spiegare a dei parlamentari della Repubblica una cosa del genere – ha detto intervenendo nel programma Secolo XXI su Rai1 – ma forse ci aiuta con i cittadini. Quando aumenta la pressione fiscale, non è necessariamente perché aumentano le tasse", ha detto la premier. "Quindi perché aumentano i dati sulla pressione fiscale? Perché c'è più gente che lavora, perché questo governo ha portato il record di proventi dalla lotta all’evasione. Quindi le entrate aumentano quando le tasse non aumentano".

Le cose però non stanno così e la presidente del Consiglio ha detto delle inesattezze in tv. Partiamo dicendo che la definizione di pressione fiscale è entrate/Pil, ed è per così dire un'indicatore ‘imperfetto' per capire se il governo di un Paese ha aumentato le tasse, perché rappresenta il dato aggregato. Ma è quello che abbiamo a disposizione in macroeconomia.

Meloni innanzi tutto dice una cosa vera, e cioè che la pressione fiscale è il rapporto tra l'intero ammontare delle imposte e dei contributi versati allo Stato da cittadini e imprese, e il Prodotto interno lordo. Quello che è effettivamente avvenuto nel 2024 è che si sono pagate più tasse in percentuale sul reddito prodotto.

Il deputato Luigi Marattin, professore di Economia e deputato del Gruppo Misto, ha spiegato perché il ragionamento di Meloni è completamente sbagliato, e non è vero che la pressione fiscale aumenta perché c'è più gente che lavora.

"Quando un lavoratore viene assunto, non è solo il numeratore che aumenta, cioè le entrate dello Stato, ma soprattutto il denominatore, cioè il Pil: chi viene assunto non sta immobile, lavora, produce, quindi il Pil aumenta. Anzi aumenta più il denominatore di quanto aumenti il numeratore, quindi in realtà quando aumenta l'occupazione la pressione fiscale dovrebbe diminuire. È del tutto falso quello che dice Meloni. Se fosse come dice la presidente, se domani gli occupati raddoppiassero, la pressione fiscale dovrebbe raddoppiare. In realtà la pressione fiscale è aumentata per un motivo molto semplice", ha detto Marattin in un video su X.

"Nel 2024, a causa dell'inflazione, i redditi nominalmente sono aumentati, cioè quando si sono rinnovati i contratti di lavoro, più o meno, si è tenuto conto dell'inflazione. Quindi c'è stato un aumento degli stipendi nominali, non del potere d'acquisto reale, perché l'inflazione ha colpito duro. Ma aumentando gli stipendi nominali, le persone sono finite nello scaglione Irpef successivo, e su quell'aumento di stipendio hanno pagato più tasse. Questo è un fenomeno che in economia si chiama Fiscal Drag, ed è una fregatura per i lavoratori, perché nominalmente guadagni di più, non aumenta il tuo potere d'acquisto, se ti va bene rimane uguale, però paghi più tasse perché passi nello scaglione Irpef successivo, e il nostro sistema fiscale è improntato alla progressività".

Dunque, secondo Marattin, il governo avrebbe dovuto "prendere queste maggiori entrate e restituirle ai cittadini abbassando le tasse. Ad esempio noi da un po' proponiamo di abbassare le tasse al ceto medio, perché in Italia una persona che guadagna 2500 euro al mese, che sicuramente non è un indigente, ma non è nemmeno un ricco, paga la stessa aliquota fiscale che all'estero si usa per i milionari".

È grave comunque che il governo non abbia tenuto conto di questo aumento delle entrate, che non è arrivato all'improvviso con i dati Istat: monitorando questo trend strutturale avrebbe potuto restituire qualcosa in busta paga ai cittadini. "È una responsabilità politica, il fatto di aver lasciato alzare la pressione fiscale senza utilizzare quei margini per ridurre le tasse al ceto medio", ha detto Marattin a Fanpage.it. "Ed è molto grave che una presidente del Consiglio vada in tv a dire che la pressione fiscale aumenta quando aumenta l'occupazione. Non avviene in nessun Paese democratico al mondo".

Nel 2019 tra l'altro era stata la stessa Meloni, da esponente dell'opposizione, ad attaccare il governo proprio per l'aumento della pressione fiscale, scrivendo: "La pressione fiscale nei primi 3 mesi del 2019 è del 38%, in aumento di 0,3 punti rispetto lo stesso periodo del 2018. È il dato più alto dal 2015. Basta, famiglie e imprese italiane sono allo stremo, non possiamo rinviare uno choc fiscale che ridia loro ossigeno!".

In quel caso Meloni era stata imprecisa, prendendo in considerazione il dato trimestrale, non quello annuale. Ma i dati infrannuali sono influenzati dal calendario delle scadenze fiscali, che cambiano ogni anno.

Marattin tra l'altro in un suo messaggio su X ha ricordato come la pressione fiscale, durante i governi di centrodestra, sia sempre cresciuta. "Escludendo i pochi mesi del 1994, in questi 30 anni il centrodestra (nella sua conformazione standard) è stato al governo 3 volte", ha scritto, smentendo proprio lo slogan "meno tasse per tutti" coniato da Silvio Berlusconi 30 anni fa. Il centrodestra ha governato:

  1. Dal 2001 al 2006. E la pressione fiscale è salita dello 0,1% (dal 39,8% al 39,9%)
  2. Dal 2008 al 2011. E la pressione fiscale è salita dello 0,1% (dal 41,1% al 41,2%).
  3. Dal 2022 ad oggi. E la pressione fiscale è salita – finora – dello 0,9% (dal 41.7% al 42,6%).

Cosa è il Fiscal Drag?

Come dicevamo, il fenomeno che si è verificato è quello del cosiddetto Fiscal Drag, o "drenaggio fiscale" cioè quella situazione caratterizzata da un aumento della pressione fiscale sul reddito a causa di una inflazione in forte crescita. In concreto, cosa significa? Le imposte sul reddito si pagano in proporzione allo scaglione di appartenenza. Più alto è lo scaglione maggiore sarà la percentuale del prelievo fiscale. Nel caso di una forte inflazione, come quella che abbiamo registrato ultimamente, anche i redditi tendono a salire per adeguarsi alla perdita di valore della moneta. Succede dunque che i redditi sconfinino nello scaglione di imposta superiore, con la conseguenza di un aumento delle tasse, nonostante il potere di acquisto dello stesso resti immutato o addirittura scenda.

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