Perché nel Pd c’è chi critica Elly Schlein per la firma al referendum della Cgil sul Jobs Act
Dopo Giuseppe Conte, anche Elly Schlein ha annunciato che firmerà i referendum promossi dalla Cgil, tra cui quello per abolire il Jobs Act, la riforma del lavoro promossa da Matteo Renzi quando era presidente del Consiglio nonché segretario del Partito democratico. Una scelta, quella della attuale leader dem, che però è stata criticata da diversi membri del partito, esponenti della corrente riformista. Schlein è consapevole che non tutti nel Pd la pensino allo stesso modo e ha spiegato che non tutti nel Pd seguiranno il suo esempio e firmeranno: "Alcuni legittimamente non lo faranno, ma io mi metto tra quelli che firmeranno: non potrei fare diversamente visto che era un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l'anno scorso ed ero in piazza con la Cgil nel 2015 ed è il secondo referendum che firmo per l'articolo 18", ha spiegato.
Già prima dell'annuncio, l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva messo in chiaro che se fosse stato al posto di Schlein non avrebbe firmato: "Se al posto di Schlein firmerei i referendum sul Jobs Act e sulla precarietà della Cgil? No, non li firmerei ma non mi permetto di dire quello che dovrebbe fare la nostra segretaria", aveva detto. Sulla stessa linea anche Marianna Madia, che ha detto: "Se proprio voleva fare questa forzatura poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me".
Non sono molto diverse le parole di Simona Malpezzi: "Rimango della mia idea: un errore firmare e farlo soprattutto ora. Mi piacerebbe anche capire cosa significa oggi abrogare il jobs act visto che alcune cose sono già state modificate e altre rimangono importanti come Naspi e politiche attive del lavoro. Forse prima sarebbe stato meglio discutere su cosa serve oggi al mondo del lavoro".
Ad alimentar le polemiche ci ha pensato anche Renzi in persona. Che sui social ha scritto: "Elly Schlein firma i referendum contro il JobsAct. La segretaria del PD firma per abolire una legge voluta e votata dal PD. Finalmente si fa chiarezza. Loro stanno dalla parte dei sussidi, noi dalla parte del lavoro. Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nel Pd?".
Per tirare le somme, coloro che non firmeranno i referendum tra le fila del Pd contestano alla segretaria sia una decisione di merito – in quanto si schiera apertamente contro una riforma voluta proprio da un governo dem all'epoca – e anche di metodo – perché ha annunciato le sue intenzioni a ruota dopo il leader del Movimento Cinque Stelle.