video suggerito
video suggerito
Pensioni

Perché molti hanno rinunciato alle pensioni anticipate dopo le riforme del governo Meloni

L’Inps lo conferma: lo scorso anno il numero di lavoratori e lavoratrici che hanno scelto la pensione anticipata è decisamente sceso. Il motivo più plausibile è che il governo Meloni ha inasprito i requisiti per lasciare il lavoro prima dei 67 anni.
A cura di Luca Pons
760 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Nel 2024, circa 215mila persone hanno scelto di lasciare il lavoro prendendo la pensione anticipata. Decisamente meno dei 255mila che lo avevano fatto nel 2023. Invece le pensioni di vecchiaia sono rimaste sostanzialmente sullo stesso livello: circa 255mila. Sono lontani i tempi in cui, sulla spinta di Quota 100 lanciata nel 2019, a scegliere la pensione anticipata era quasi il doppio di chi aspettava la vecchiaia. Oggi il sorpasso è chiaro, e lo hanno certificato gli ultimi dati Inps sui flussi di pensionamento.

I motivi di questo declino essere molti, ma è probabile che abbia a che fare anche con le riforme restrittive varate dal governo Meloni. Anche se Fratelli d'Italia è arrivato alle elezioni del 2022 promettendo di aumentare la flessibilità delle pensioni, e la Lega si è impegnata più volte a superare la legge Fornero, di fatto l'esecutivo finora ha reso più difficile accedere alle pensioni anticipate, mentre non ha messo in discussione la norma varata dal governo Monti.

La legge Fornero prevede due modi per lasciare il lavoro. La pensione di vecchiaia si raggiunge con 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. Quella di anzianità (o ‘anticipata') arriva con 42 anni e 10 mesi di contributi – un anno in meno per le donne. Nel tempo, diversi governi hanno lanciato delle possibilità alternative per permettere di lasciare il lavoro in anticipo anche a chi non raggiungeva questi requisiti.

Le modalità principali a disposizione oggi sono Quota 103 (per andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi), Opzione donna e Ape sociale. Il governo Meloni con la legge di bilancio varata a fine 2023 ha reso gli ultimi due metodi molto difficili da raggiungere, di fatto riservandoli a una nicchia di persone. Questo è vero soprattutto per l'anticipo pensionistico riservato alle donne, che è stato quasi cancellato: nel 2024 solamente 3.489 lavoratrici hanno utilizzato Opzione donna, mentre erano state quasi 12mila l'anno prima e 20mila nel 2021 e 2022.

Per quanto riguarda Quota 103, i requisiti sono rimasti gli stessi ma altri cambiamenti hanno scoraggiato i lavoratori. Ad esempio, l'importo dell'assegno. Dall'anno scorso, chi sceglie questa strada riceve una pensione ricalcolata interamente con il metodo contributivo, anche se ha versato dei contributi prima del 1996 e quindi avrebbe diritto a un metodo misto (in parte contributivo e in parte retributivo). In sostanza, questo quasi sempre significa che per andare in pensione prima bisogna accettare un assegno più basso, in alcuni casi di molto.

E non solo. Nel 2024 si è allungata anche l'attesa per ricevere la pensione con Quota 103. La finestra infatti è stata di 7 mesi per i lavoratori privati e di 9 mesi per i dipendenti pubblici, mentre l'anno prima era di 3 e 6 mesi rispettivamente. Perciò bisogna raggiungere i 41 anni di contributi richiesti, e poi aspettare fino a nove mesi di tempo. Non è strano che ci sia chi ha preferito la pensione anticipata della legge Fornero, che con 42 anni e 10 mesi (o anche solo 41 anni e 10 mesi, per le donne) permette di tenersi l'assegno pieno.

Insomma, i mezzi per andare in pensione in anticipo sono diventati più restrittivi e, per chi può accedervi, meno convenienti. Con la legge di bilancio per quest'anno, poi, il governo Meloni non ha cambiato le cose. Ci si può aspettare quindi che anche nel 2025 continuerà la rinuncia alla pensione anticipata. Proprio mentre, nelle ultime settimane, si è iniziato a parlare di un possibile aumento dei requisiti della legge Fornero a partire dal 2027.

760 CONDIVISIONI
280 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views